La pittura di Mackintosh può apparire semplicemente floreale ma steli eleganti, corolle e petali fantastici finiscono per comporre opere dall’atmosfera sognante, come per esempio Hazel tree, lambs tails (1915) - le caratteristiche infiorescenze del nocciolo a forma, appunto, di “coda di agnello” - dipinte a Walberswick. Sono fiori da Campi Elisi, fiori rari, aquilegie, centauree, fiori mai visti, forse oggi estinti, fiori alla Des Esseintes, il raffinato esteta protagonista di À rebours. Sopra una traccia a matita Mackintosh stendeva il colore con un’attenzione e una dovizia di sapore orientale. Questi acquerelli hanno dimensioni modeste tra i venti e i venticinque centimetri, non certo paragonabili alle misure delle celebri sedie dagli schienali alti come grattacieli.
Alla dovizia si affianca una perizia metodologica tipicamente architettonica: intorno a un asse centrale, perno della stabilità della composizione, si snodano gli altri elementi andando a comporre l’equilibrio del tutto. Per questo motivo l’opera pittorica di Mackintosh, se pur poco nota, è importante: per la disinvoltura che mostra nel coniugare il vincolo strutturale e la libertà creativa.
In Fritillaria del 1915, dove un fiore appare spiritosamente rappresentato come avesse un abito a scacchi, Mackintosh usa lo stesso elemento decorativo dei suoi interni, in Petunia del 1914 assistiamo a un’autentica esplosione di colore con acidi scontri di verde viola e giallo. Il disegno però è sempre vigile pur contenendo un colore intenso.
Anche nella rappresentazione del paesaggio la sua intima natura di architetto è scarsamente interessata alla figura, che non compare mai e ciò ci ricorda una certa tradizione pittorica tipicamente romantica. Le architetture, invece, sono protagoniste, come è evidente nella produzione grafica realizzata tra la contea del Dorset e le coste meridionali della Francia negli anni Venti. In Il forte, eseguito tra il 1924 e il 1926, la veduta prospettica è ampia, ma non trascura i particolari che vengono descritti con precisione conferendo a quest’opera un aspetto astratto e silenzioso, lucido e brillante, quasi mistico. Nel 1923, forse a causa della delusione per il rifiuto di un suo progetto, Mackintosh abbandona le atmosfere grigie e nebbiose di Londra e Glasgow e si trasferisce nella solare Francia del Sud, ricca di colori vivaci e paesaggi ridenti.
L’attività pittorica di Mackintosh, come abbiamo già accennato, non è mai stata considerata con la dovuta importanza. Solamente nel 1968, in occasione del centenario della nascita, Andrew McLaren Young cura, a Glasgow, una mostra dedicata a Mackintosh acquerellista, riconoscendo la complementarietà delle due identità dell’artista.
A quasi centocinquant’anni dalla nascita di Mackintosh non siamo così certi che la separazione fra arti applicate e quella che Andy Warhol chiamava «arte - arte» sia del tutto superata. Ancora oggi, più che le motivazioni teoriche sono le separazioni del mercato che determinano una classifica della creatività decisamente anacronistica. Anche per questo, ripensare oggi a quanto Mackintosh ha saputo coniugare le sue identità di architetto designer, decoratore, pittore e acquerellista, è uno spunto assai utile.