Studi e riscoperte. 2
Charles Rennie Mackintosh acquerellista

non solo
per diletto

Conosciuto soprattutto come architetto, Mackintosh ha lasciato un importante contributo anche come designer, decoratore e pittore, dimostrando quanto la curiosità di sperimentare diverse arti, senza pregiudizi o gerarchie, possa offrire risultati interessanti. Emblematici i suoi acquerelli, carichi di atmosfere sospese, indefinite e altamente simboliche.

Monica Bracardi

Il contributo di Charles Rennie Mackintosh alla storia dell’architettura, in termini soprattutto di innovazione, è tale da aver oscurato un aspetto della sua personalità artistica assai interessante: l’attività di acquerellista e pittore. Ogni architetto è in primis buon disegnatore (almeno prima dell’avvento di Autocad) e Mackintosh non fa certo eccezione. 

Inoltre, il suo contributo alle arti visive si inscrive in una scuola di pensiero che, dall’Ottocento in poi, tenta di riunificare le cosiddette arti applicate (design, decorazione) con la pittura e l’architettura, considerate arbitrariamente arti più nobili. 

Nel solco di William Morris, l’opera di Mackintosh contribuisce al rinnovamento del concetto stesso di arte, modernizzandolo e ampliandolo. Successivamente, gli oggetti si emanciperanno ulteriormente: sia grazie alla loro bellezza legata alla funzione (Bauhaus), sia grazie alla loro democratica irruzione sulla scena dell’arte (avanguardie storiche e Pop Art). 

Nato a Glasgow nel 1868, a ventitré anni Mackintosh comincia a usare l’acquerello come strumento per raccogliere dettagli architettonici del suo Grand Tour in Italia. Ma già l’anno successivo sperimenta l’uso di questa tecnica in termini non meramente descrittivi. Il risultato è un repertorio di chiara matrice simbolista: figure languide e sognanti, donne alate evanescenti e piante dall’aspetto minaccioso. Di questo periodo restano solo le immagini pubblicate da “The Magazine” e l’unico disegno sopravvissuto è Luna piena (1892).


Tulipani bianchi (1918-1920 circa).

La rue du Soleil, Port Vendres (1926), Glasgow University.


Ginestra di Walberswick (1915).


Borragine di Walberswick (1914).

Fiori domestici in eleganti vasi si alternano a infiorescenze da botanico appassionato


Con Frances e Margaret MacDonald (la seconda diventerà sua moglie) e Herbert MacNair crea il gruppo Four producendo oggetti di interior design e di arredamento e sperimentando il disegno di tessuti, metalli e altri materiali. Per esempio, gli arazzi di Margaret McDonald del 1903. 

La sua attività professionale e l’impresa con i suoi soci non gli faranno mai dimenticare l’interesse per le arti figurative. Nel 1914, per esempio, durante un soggiorno a Suffolk, passerà dall’acquerello alla pittura a olio. 

La sua ricerca di pittore non è meno innovativa di quella d’architetto, anche se decisamente meno nota. Infatti, opere come L’ombra (1895-1896), o The tree of Personal Effort (1895) sono qualcosa di più del divertimento di un dilettante e, pur continuando a rimanere nel “mood” floreale, anticipano la stagione dell’astrattismo. 

Questo ci porta a riflettere sulla tradizione dell’acquerello che, in più di un’occasione, ha segnato un tentativo di liberarsi dalla figuratività, anche in epoche in cui l’idea stessa era inaccettabile. Ci vengono in mente i modernissimi acquerelli di Joseph Mallord William Turner, la cui straordinaria novità non fu compresa. 

Dopo un difficile periodo di incomprensioni e delusioni, la carriera d’architetto di Mackintosh decolla. 

Dal 1896 al 1917 progetta le celebri Willow Tearooms, a Glasgow, le cui colonne sono decorate con magnifici fregi floreali. Committente di questi luoghi di piacevolezza in cui sorseggiare una tazza di tè, al riparo dalle tentazioni alcoliche, è Catherine Cranston, rigida e intraprendente donna d’affari della città scozzese naturalmente figlia di un commerciante di tè.


Begonie (1916).

Nella rappresentazione del paesaggio la sua intima natura di architetto è scarsamente interessata alla figura


La pittura di Mackintosh può apparire semplicemente floreale ma steli eleganti, corolle e petali fantastici finiscono per comporre opere dall’atmosfera sognante, come per esempio Hazel tree, lambs tails (1915) - le caratteristiche infiorescenze del nocciolo a forma, appunto, di “coda di agnello” - dipinte a Walberswick. Sono fiori da Campi Elisi, fiori rari, aquilegie, centauree, fiori mai visti, forse oggi estinti, fiori alla Des Esseintes, il raffinato esteta protagonista di À rebours. Sopra una traccia a matita Mackintosh stendeva il colore con un’attenzione e una dovizia di sapore orientale. Questi acquerelli hanno dimensioni modeste tra i venti e i venticinque centimetri, non certo paragonabili alle misure delle celebri sedie dagli schienali alti come grattacieli. 

Alla dovizia si affianca una perizia metodologica tipicamente architettonica: intorno a un asse centrale, perno della stabilità della composizione, si snodano gli altri elementi andando a comporre l’equilibrio del tutto. Per questo motivo l’opera pittorica di Mackintosh, se pur poco nota, è importante: per la disinvoltura che mostra nel coniugare il vincolo strutturale e la libertà creativa. 

In Fritillaria del 1915, dove un fiore appare spiritosamente rappresentato come avesse un abito a scacchi, Mackintosh usa lo stesso elemento decorativo dei suoi interni, in Petunia del 1914 assistiamo a un’autentica esplosione di colore con acidi scontri di verde viola e giallo. Il disegno però è sempre vigile pur contenendo un colore intenso. 

Anche nella rappresentazione del paesaggio la sua intima natura di architetto è scarsamente interessata alla figura, che non compare mai e ciò ci ricorda una certa tradizione pittorica tipicamente romantica. Le architetture, invece, sono protagoniste, come è evidente nella produzione grafica realizzata tra la contea del Dorset e le coste meridionali della Francia negli anni Venti. In Il forte, eseguito tra il 1924 e il 1926, la veduta prospettica è ampia, ma non trascura i particolari che vengono descritti con precisione conferendo a quest’opera un aspetto astratto e silenzioso, lucido e brillante, quasi mistico. Nel 1923, forse a causa della delusione per il rifiuto di un suo progetto, Mackintosh abbandona le atmosfere grigie e nebbiose di Londra e Glasgow e si trasferisce nella solare Francia del Sud, ricca di colori vivaci e paesaggi ridenti. 

L’attività pittorica di Mackintosh, come abbiamo già accennato, non è mai stata considerata con la dovuta importanza. Solamente nel 1968, in occasione del centenario della nascita, Andrew McLaren Young cura, a Glasgow, una mostra dedicata a Mackintosh acquerellista, riconoscendo la complementarietà delle due identità dell’artista. 

A quasi centocinquant’anni dalla nascita di Mackintosh non siamo così certi che la separazione fra arti applicate e quella che Andy Warhol chiamava «arte - arte» sia del tutto superata. Ancora oggi, più che le motivazioni teoriche sono le separazioni del mercato che determinano una classifica della creatività decisamente anacronistica. Anche per questo, ripensare oggi a quanto Mackintosh ha saputo coniugare le sue identità di architetto designer, decoratore, pittore e acquerellista, è uno spunto assai utile.


Mont Alba (1924-1927 circa).


Collioure, Pirenei orientali, residenza estiva dei sovrani di Aragona (1924-1926 circa).

Tetti di ardesia (1924-1927 circa), Glasgow School of Art.


Port Vendres (1924-1926 circa).

ART E DOSSIER N. 312
ART E DOSSIER N. 312
LUGLIO-AGOSTO 2014
In questo numero: AI WEIWEI Più forte del silenzio; IL TRIONFO DELLA DECORAZIONE Il medioevo in automobile; Propaganda e scatole di fiammiferi; Crane, l'illustratore; Victoria and Albert Museum. IN MOSTRA: Michelangelo/Pollock, Veronese. Direttore: Philippe Daverio I profeti del campanile di Martino MascherpaEstate al muba di Ilaria Ferrarisstorie a strisce - A Linus tutti debbono qualcosa di Sergio Rossitriennale di yokohama di Cristina Baldacciblow up - Capellini, Capitale umano, Xerra di Alberta Gnugnoliarte in confitto - Petrolio e potere di Federica ChezziXXI secolo - Ai Weiwei - Canterei con la gola arrochita di Elena AgudioGrandi mostre. 1 Pollock e Michelangelo a Firenze - La pittura e il furore di Sergio RisalitiXX secolo - Grafica pop comunista nell’Est Europa - Dio si nasconde nel dettaglio di Duccio DogheriaStudi e riscoperte. 1 Araldica e Medioevo nelle automobili - Nobili antenati di Marco BussagliStudi e riscoperte. 2 Charles Rennie Mackintosh acquerellista - Non solo per diletto di Monica BracardiStudi e riscoperte. 3 Walter Crane - L’artista operaio di Beatrice FerrarioMusei da conoscere - Il Victoria and Albert Museum a Londra - La grotta di Alì Babà di Massimo NegriStudi e riscoperte. 4 Il concetto di “decorazione totale” - Magnifica follia, illimitata fantasia di Mauro ZanchiGrandi mostre. 2 Paolo Veronese a Verona - Gioia, bellezza, riso e non solo di Gloria Fossila pagina nera - In caserma è prigioniero un tesoro tutto intero di Fabio IsmanAste e mercato a cura di Daniele Liberanomein tendenza -Geneticamente rivoluzionario di Daniele Liberanomeil gusto dell’arte - Birra mon amour di Ludovica SebregondiLibri a cura di Gloria Fossi100 mostre a cura di Chiara Senesi In allegato il dossier ''William Morris'' di Alberta Gnugnoli: una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia