Per quanto rappresenti un chiaro segno d’assoluta genialità, il celebre saggio di Erwin Panofsky dedicato a I precedenti ideologici della calandra Rolls-Royce rischia, però, d’essere deludente in quanto non svolge pienamente l’argomento annunciato nel titolo, sviluppato solo nelle premesse e poi per nulla applicato - per verificarne la giustezza dell’assunto - all’oggetto che dovrebbe costituire il tema conclusivo del saggio(1). Per la verità, ciò che interessava il fondatore dell’iconologia riguardava il tentativo d’individuare quelle linee-guida della creatività britannica che rivelavano una capacità d’evocare la componente irrazionale dell’arte anglosassone grazie allo studio della decorazione medievale, attraverso esempi quali il Salterio di Rutland, l’Evangeliario di Lindisfarne, oppure il Libro di Kells, passando per le volte “floreali” della cattedrale gotica di Gloucester. Al contrario, lo spirito razionale si esplicitava nell’adozione del palladianesimo come stile di derivazione classica, dalla Chiswick alla Hopetoun House (entrambe settecentesche). Il punto nevralgico della questione, però, secondo Panofsky, risiedeva nel fatto che un architetto quale Robert Adam, accanto a opere come la ricordata Hopetoun House, «progettava anche ponti “gotici”, torri, “follie” e chiese» il che veniva accostato a quell’atteggiamento culturale, in senso ampio, per cui «in Inghilterra, la vita sociale e istituzionale risulta più strettamente controllata dalla tradizione e dalla convenzione e tuttavia, l’eccentricità individuale trova più spazio che altrove»(2). Emblema della “psicologia” britannica, perciò, sarebbe la calandra (radiatore) della Rolls- Royce il cui aspetto blasonato deriva dalla consonanza formale con modelli come il fronte dei templi classici(3). Ora, tutti gli esegeti di Panofsky si sono preoccupati di minimizzare l’atteggiamento del grande studioso, considerando l’accostamento della calandra della Rolls-Royce con il fronte dei templi classici poco più di una boutade. Nella recensione al testo scritta da Ernst Gombrich nel 1996, infatti, il collega e amico del ricercatore tedesco concludeva con il timore che gli studenti potessero prendere troppo sul serio questo «capriccio di Panofsky»(4). Sulla stessa linea Irving Lavin - autore della postfazione alla più recente traduzione italiana del testo - che considera l’esempio della calandra «un epilogo “divertente” per usare un termine che Panofsky ama applicare a ciò che è ironico ma profondo»(5). Nessuno, però, ha approfondito il tema andando a indagare le componenti culturali che concorsero (e concorrono, ma qui il tema finirebbe per configurarsi in un libro) alla concezione stilistica dell’automobile, le cui radici affondano nella storia dell’arte e nella storia della tecnica. Solo Gombrich accenna a precedenti più specifici per la Silver Lady (nota anche come Spirit of Speed o Spirit of Ecstasy), la statuetta che sovrasta il radiatore della Rolls-Royce, riferendola alla celebre Nike di Paionios, alla quale, volendo, si può aggiungere anche quella di Samotracia.