MORRIS E LE ARTI DECORATIVE

«Tu puoi decorare i tuoi muri con tappezzeria, con carta, o semplicemente imbiancarli, o coprirli di mosaico o farli affrescare da un grande pittore. Tutto questo non è lusso, se è fatto per la bellezza in sé, e non per mostra.

Non infrange la nostra regola d’oro: “non abbiate nulla nelle vostre case che non sappiate essere utile o non crediate che sia bello”». In questa lunga citazione c’è tutto il senso dell’attività artistica e commerciale di Morris, in cui ottimismo e utopia erano al servizio di una crociata contro la terribile banalità, grossolanità, conformismo dell’estetica vittoriana imperante. Cui si opponevano oggetti come la semplice sedia con seduta in paglia, originaria di un villaggio del Sussex, che Morris seppe trasformare in un esemplare di mobilio di un’essenzialità e modernità universali. 

Non a caso Morris cita i muri, perché è dai muri che bisogna partire nel considerare la decorazione di una casa: «perché sono i muri che fanno la tua casa, e se non fai qualche sacrificio in loro favore, troverai che le tue stanze hanno sempre qualcosa di improvvisato». Come “chief designer” e responsabile di tutta la produzione della ditta, Morris con la sua nevrotica energia copriva un meraviglioso raggio di attività spaziando nei più diversi settori: il ricamo, il mobilio, la carta da parati e la decorazione murale, i tessuti stampati e filati, e verso la fine della sua vita volle misurarsi con un’ultima sfida: la stampa e la confezione del libro nella sua Kelmscott Press. Il lavoro lo compensava dell’infelicità del suo matrimonio e del senso di colpa per aver trasmesso alla figlia più giovane l’epilessia in maniera devastante. In tutte le sfere della sua attività Morris derivò l’ispirazione dalla natura e dal passato, ma soprattutto dalla natura. Come disegnatore di temi naturalistici e floreali, il suo lavoro è descrittivo ed evocativo insieme del mondo naturale come il meglio dei suoi scritti: entrambi sorgono da un’intensa empatia con la natura e da ore di dettagliata osservazione di tutto quello in cui essa si esprime.


Carta da parati, serie Iris (1885).

Laboratorio di stampa del tessuto a Merton Abbey (Londra).


Donne che tessono tappeti al telaio, Merton Abbey (Londra).


Telaio in miniatura per tappeti appartenuto a William Morris (seconda metà del XIX secolo); Londra, Victoria and Albert Museum.

Carta da parati, serie Vite (1873 circa); Londra, Victoria and Albert Museum.


Carta da parati, serie Acanto (1874); Londra, Victoria and Albert Museum.


Girasole (1876 circa), copriletto tessuto da Catherine Holiday su disegno di William Morris; Londra, Victoria and Albert Museum. Catherine Holiday era la tessitrice prediletta da Morris. Nelle numerose lettere con le quali le commissionava lavori, Morris non perdeva occasione di affermare la sua stima per lei, riconoscendone le grandi capacità tecniche e la sua unicità nel realizzare un lavoro nuovo bello quanto uno antico.

In Morris, nel suo rapporto con la natura, è estremamente vivida una straordinaria recettività al potere della natura stessa e all’abilità di questa di destare i sensi. Ma ciò che è più sorprendente è che lo stile delle sue opere decorative e così pure la fluente costruzione del suo scrivere rispecchiano esattamente la struttura e il contenuto dei modelli offerti dalla natura. Morris ha rivoluzionato il corso del design occidentale. A metà del XIX secolo i modelli decorativi, le tipologie disponibili al consumatore vittoriano su carta o tessuto tendevano a essere “naturalistici”, che sfortunatamente non è come dire che erano ispirati dalla natura. Lo sforzo verso il realismo, con elaborate ombreggiature e una ricchezza opprimente di dettagli, tendeva a produrre sgraziati effetti tridimensionali. Oggi, a oltre un secolo di distanza, il potere e la bellezza delle tipologie di Morris rimangono di una brillante limpidezza e freschezza. Morris, diversamente dai designer suoi contemporanei, aveva sempre mantenuto una consapevolezza della “superficie”.


Carta da parati, serie Gelsomino (1872).

Carta da parati, serie Rami di salice (1887).


Interno arredato con carta da parati e tessuto della serie Rami di salice.


Carta da parati, serie Alga (1901).

La sua grande forza come designer stava nella sua abilità di arricchire una superficie, di darle profondità, vitalità, e un senso di movimento, senza soccombere a quel falso realismo che detestava. I suoi modelli non erano concepiti in astratto, ma nascevano da una preziosa, personale conoscenza delle qualità di ogni materiale impiegato - carta, tessuto, vetro - e delle attività artigianali - stampa, tessitura, tinteggiatura - cui doveva essere sottoposto. Morris era naturalmente dotato di un “buon occhio”. Estremamente ritentivo, dal punto di vista della memoria visuale, secondo Burne-Jones «non aveva mai avuto bisogno di libri o di altro soccorso ». Ma come disegnatore conosceva i suoi limiti. Sempre scontento dei suoi tentativi di disegnare la figura, lasciava questa competenza a Burne-Jones. Al disegno degli animali, che vivono in alcuni dei più deliziosi modelli di Morris (per esempio la serie Ladro di fragole), contribuiva Webb, il cui talento nasceva da un’istintiva simpatia per gli animali. Morris era particolarmente attento al colore e l’equilibrio fra colore e composizione dei suoi modelli è insieme raffinato e stimolante. Usava il colore in un modo che era insieme immaginativo e altamente controllato. Da ultimo c’è qualcosa a parte che rende le tipologie di Morris memorabili, che potrebbe essere descritto come la sua abilità di comunicare la sua particolare visione del mondo naturale. «Ogni decorazione è futile se non ti ricorda qualcosa oltre se stessa, se non evoca qualità interiori come immaginazione, profondità, ordine», osservava Morris.


Carta da parati, serie Crisantemo (1876).

Carta da parati, serie Ladri di fragole (1883).


Carta da parati, serie Lodden (1884).

Ma è agli inizi degli anni Settanta che Morris mette a punto magistralmente i suoi design per la carta da parati offrendo una vasta gamma di tipologie (alla fine della decade la ditta poteva presentarne trentadue), tale da attrarre una varietà di clienti e assicurare prosperità all’azienda. Per dare più affascinante complessità al design, Morris adotta una struttura - per una decina d’anni e poi ripresa in diversi tempi - che consisteva nel costruire il design su due strati, per cui lo sfondo e la superficie sono sufficientemente intrecciati da creare un disegno complesso egualmente distribuito. Come nel caso di Gelsomino, una tipologia di grande successo, in cui lo sfondo è ricoperto da foglie, fiori e rami di biancospino. Un fluente motivo traforato di gelsomino, delicatamente ma chiaramente evidenziato, costituisce la superficie. Non mancano temi floreali dai ricchi effetti, come Acanto, Crisantemo, Rosa, vigorosi intrecci di fogliame e fiori, di un’esuberante bellezza, tale da creare l’effetto di un’immersione nella natura. E l’esito dei suoi famosi coordinati - un tutto continuo dalla carta da parati ai chintz, dai tendaggi alle imbottiture del mobilio, alle cortine del letto, fornito dalla Morris & Co. - doveva essere quello di fare di un ambiente un angolo di natura, un bosco, un roseto, un pianto di salici. Gli arredamenti firmati dalla Morris & Co. diventano uno stile, sinonimo di correttezza del gusto fra gli artisti, gli intellettuali, gli esteti di un ceto medio-alto. 

Tenace e costante sperimentatore, Morris era stato da sempre un ammiratore del tappeto persiano e verso la fine degli anni Settanta iniziò a sperimentarne l’esecuzione secondo suoi propri soggetti. A questo proposito esiste una deliziosa caricatura di Burne-Jones che mostra di schiena un arruffato e corpulento Morris chino su di un telaio che si cimenta con la tradizione orientale del tappeto a nodi. Londra era all’epoca un centro di ricca importazione di tappeti persiani ma era intenzione di Morris rendere l’Inghilterra indipendente dal mercato orientale con una sua propria produzione nei suoi colori favoriti (blu indaco, rosso robbia) e con forme organiche, come la decorazione floreale e il tema dei due pavoni asimmetrici nel superbo esemplare del 1885 Pavone e uccello, di una vibrante bellezza. Si ignora chi possa aver ordinato una così lussureggiante e ampia composizione ma il motivo del pavone suggerisce un raffinato esteta. Nonostante i suoi principi socialisti e la sua natura idealistica, Morris era un astuto uomo d’affari. Mentre i suoi piccoli tappeti potevano essere acquistati direttamente dal negozio londinese della ditta, oggetti di più ampie dimensioni come quello sopracitato erano generalmente fatti su ordinazione ed erano spesso indicati secondo il nome delle grandi case cui erano destinati, a beneficio naturalmente della stessa azienda. Negli anni Ottanta Morris fu in grado di realizzare il suo sogno di tessere arazzi a mano così ambiziosi come quelli superbamente prodotti nel Medioevo. Come per altre produzioni artigianali, innanzitutto Morris s’impossessò della tecnica per tessere un arazzo, annotando l’esorbitante numero di ore che gli era costata la tessitura. Le sete e le lane usate negli arazzi erano tinte naturalmente con radici e sostanze organiche, invece che chimicamente, all’anilina, per rendere i colori caldi della natura, nel laboratorio di Merton Abbey - ultima e definitiva sede della ditta -, presso il quale scorreva un fiume nelle cui acque fresche e cristalline venivano risciacquati i tessuti filati e tinti. Burne-Jones fornì i disegni della composizione figurativa della serie del Santo Graal che veniva poi fotografata e ingrandita a piena dimensione. Morris aggiunse i dettagli del fondo erboso e fiorito del primo piano. La serie, costituita di sei pannelli narrativi, fu commissionata per la sala da pranzo della casa di un facoltoso finanziere e per ricchezza dei dettagli, splendore e varietà dei colori, può considerarsi la più creativa e audace fra le serie firmate dalla ditta e il culmine del romantico revival delle arti e mestieri medievali operato da Morris.


Tappeto con pavoni e uccelli (1885-1890); Londra, William Morris Gallery.


La foresta (1887), particolare; Londra, Victoria and Albert Museum.


La foresta (1887), intero; Londra, Victoria and Albert Museum. In questo arazzo, frutto della collaborazione di Morris con Philipp Webb, sono presenti numerosi animali – disegnati dallo stesso Webb, che eccelleva su Morris nella rappresentazione delle figure – disposti su un fondo con foglie di acanto che riprendono il motivo dell’omonima carta da parati.

WILLIAM MORRIS
WILLIAM MORRIS
Alberta Grugnoli
Un dossier dedicato a William Morris. In sommario: L'uomo; La Red House e la nascita dell'impresa collettiva; Morris attivista politico; Morris e le arti decorative; L'artista come imprenditore; L'eredità di Morris. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.