A voler un po’ esagerare, la complessa concatenazione di archi, scale, passaggi e porte suscita ora la strana impressione di trovarsi all’interno di un’opera di Escher.
Gli anni cruciali per il castello furono però quelli tra il 1528 e il 1536, che trascorsero sotto la guida di Bernardo Cles, consigliere degli imperatori Massimiliano I e Carlo V e al contempo vicino al papa, nonché abile diplomatico e colto signore rinascimentale. Con evidente intento autocelebrativo fece edificare un Magno palazzo in grado di competere in simmetria e bellezza con le dimore dei più potenti sovrani italiani. Il cantiere si aprì il 25 febbraio 1528 e nel 1531, in tempi da record, la nuova residenza fu pronta per accogliere affreschi e sculture, come per esempio le terrecotte di Zaccaria Zacchi per il soffitto della cappella e per la cosiddetta Stua (Stufa) delle figure. Cles si mise “a caccia” di valenti artisti aggiornati sulle novità rinascimentali guardando alle corti più alla moda e trasformando Trento in un vivace crocevia (ai protagonisti, Romanino, i fratelli Dossi e Fogolino, sono state recentemente dedicate esposizioni monografiche).
Il principe vescovo convinse Alfonso d’Este a concedergli “in prestito” da Ferrara i fratelli Battista e Dosso Dossi: i due pittori lavorarono al Magno palazzo per circa un anno, affrescando diciannove ambienti e aprendo la strada a un colto programma iconografico e a uno stile moderno che comprendeva la ripresa dell’antico, la pittura di paesaggio e di genere. La Stua della famea, sala da pranzo della “famiglia”, è tra i lavori più significativi dei Dossi: al centro della volta campeggia l’impresa di Bernardo Cles, mentre nei pennacchi sono dipinte antiche sculture mutile e nelle lunette le favole di Fedro ed Esopo ambientate in dolci paesaggi.
Meritano attenzione anche il fregio della Sala grande, con putti che giocano con gli emblemi del vescovo e con degli stemmi imperiali, e poi i poeti, filosofi, sapienti che emergono dai cassettoni del soffitto della biblioteca, a confermare le aspirazioni umanistiche del committente.