Il dialogo fra le quattro arti praticate dal Buonarroti è il filo rosso che accompagna in mostra attraverso le nove sezioni. Percorrendo le tappe fondamentali della biografia del Buonarroti, tali sezioni focalizzano alcuni temi cruciali della sua poetica, ricorrenti nell’opera dell’artista con accenti diversi e alterne rielaborazioni: il confronto con l’antico e il moderno; la vita e la morte; la battaglia, la prigionia e la vittoria, temi che in termini espressivi si traducono nella lotta della forma per liberarsi della materia; l’alternanza di luce e tenebre, metafora del tempo ciclico ma anche della dialettica fra bene e male; l’amore come desiderio di bellezza in una tensione fisica, morale e spirituale dai lacci dei desideri terreni verso le aspirazioni alla virtù; e ancora tradizione e licenza, regola e libertà, estremi entro cui si dipana in particolare il percorso di Michelangelo architetto dagli anni fiorentini, segnati dai progetti per la fabbrica laurenziana, alle straordinarie invenzioni romane. Lungo tale cammino tormentato e difficile, fortemente interiorizzato, l’uomo Michelangelo si è mosso in una profonda solitudine sia pure nell’affollata schiera di personaggi incontrati e conosciuti, detestati o amati, fra Firenze e Roma: artisti, letterati, filosofi, religiosi, artisti, committenti autorevoli (fra cui ben cinque pontefici), i cui ritratti introducono al cuore della mostra. Ecco che vivida ed efficace appare l’immagine di Michelangelo nei panni di un solitario Ercole pellegrino «dispregiante le lusinghe della voluttà», tratteggiata dalle parole di Benedetto Varchi e dall’effigie sul verso della medaglia dedicata all’artista da Leone Leoni.
Nell’esposizione ai Musei capitolini, numerosi disegni di Michelangelo, concessi da prestigiose istituzioni internazionali, quali Casa Buonarroti e il Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi di Firenze, il British Museum di Londra, l’Albertina di Vienna, si accostano a rime, lettere, appunti autografi dell’artista. Gli scritti documentano un duplice registro interiore del Buonarroti: quello di elevata concettosità proprio dei componimenti poetici, in cui anche la grafia diventa architettura della parola, e l’altro più spontaneo che nell’epistola registra le emozioni legate al quotidiano, gli affetti, le debolezze, le violente accensioni.
L’eccezionalità dell’evento ha permesso la presenza di capolavori eccelsi quali la Madonna della scala e il modello ligneo della facciata di San Lorenzo a Firenze prestati da Casa Buonarroti, il grandioso cartone con la Leda e il cigno della Royal Academy di Londra, la “testa ideale” della cosiddetta Zenobia nel celebre foglio degli Uffizi, lo studio per la testa della Sibilla cumana della Biblioteca reale di Torino, fulcri visivi emozionali e concettuali di ogni sezione. Tali presenze straordinarie offrono anche la possibilità di porre l’attenzione su questioni problematiche, come il Cristo redentore di Bassano Romano proposto come la versione abbandonata del Cristo della chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma, e di mettere a confronto diretto opere finora assai discusse quali i Crocifissi del museo del Bargello e del Louvre di Parigi accostati a quello della basilica di Santo Spirito di Firenze: una opportunità preziosa per la comunità scientifica, ma certo anche un’occasione avvincente per i “non addetti ai lavori”. Agli autografi michelangioleschi si accostano opere indirette, quali repliche, calchi in gesso di collezioni storiche, foto d’autore e apparati, che hanno il compito di evocare opere inamovibili del grande artista, ma che non possono certo essere sottaciute in un percorso che propone molteplici registri di lettura e intende evidenziare l’intramontabile modernità di Michelangelo Buonarroti.