primo pittore di camera

Nel 1799, grazie all’amico Melchor de Jovellanos, Goya viene nominato primo pittore di camera.

Esegue una serie di ritratti dei monarchi, tra cui La famiglia di Carlo IV (Madrid, Prado). Per la grande tela, dipinta tra l’estate del 1800 e quella del 1801, studia a fondo la fisionomia di ogni personaggio, emulando il capolavoro di Velázquez con Las Meninas e ritraendosi sullo sfondo. Lavora ad Aranjuez, dove si trovavano i reali, facendo studi dei diversi volti. Tredici (più il pittore) sono i personaggi rappresentati, ripresi contro il muro di una sala su cui sono appesi quadri di grandi dimensioni.

L’impostazione appare diversa da quella scelta dal predecessore, ma rimane l’idea dello specchio, posto probabilmente di fronte al gruppo di famiglia, nel quale guarda anche il pittore. Al centro spicca la regina Maria Luisa di Borbone, arcigna e altezzosa, tra i due figli minori Isabella e Francesco. Vicino a lei, il re con la divisa di velluto bruno pieno di lustrini e medaglie. A sinistra, in primo piano, il giovane principe ereditario Ferdinando e la futura sposa, dietro il fratello minore Carlo e l’anziana zia Josefa. Nel gruppo di destra, la figlia del re Maria Luisa, duchessa di Parma con in braccio il figlioletto Carlo Ludovico, il marito Luigi, in secondo piano il fratello del re Pasquale e una figura femminile.

Si diceva che i figli minori della regina fossero figli del primo ministro Manuel Godoy (1767-1851), amante trentatreenne della regina che nel 1800 aveva quarantanove anni. Goya dipinge con realismo la famiglia dei sovrani, ben lontano dall’idea di metterla in ridicolo, come si è ipotizzato. Ma riesce a svelare, al di sotto dell’apparenza, la presunzione e forse anche la noia di quel “gruppo di famiglia in un interno”.

Continua a far ritratti, sempre più belli, di amici, familiari, uomini politici e militari. Del fratello Camillo de Goya y Lucientes, più giovane di sei anni, sacerdote, ritratto con l’abito talare, del Marchese de Caballero, ministro conservatore di Carlo III, del Generale Palafox, con cui visita campi di battaglia, dell’incantevole Contessa di Chinchón. Quest’ultima, minuta e delicata, ricorda nell’atteggiamento dimesso la Maddalena di Caravaggio della Galleria Doria Pamphilj di Roma.

La contessa era donna Maria Teresa di Borbone e Vallabriga, figlia di don Luis, fratello di Carlo III, già ritratta bambina da Goya in La famiglia dell’infante don Luis e più volte nel corso della sua giovane vita. Nata nel 1780, nel 1800 ha vent’anni ed è moglie del ministro Godoy. Goya la ritrae incinta della figlia Carlotta, nata nel settembre del 1800 e protetta dalla regina sua madrina. Vestita di un abito di mussola bianca stile impero, grandi riccioli ramati e cuffietta alla moda spagnola con spighe di grano, simbolo di fertilità, è colta nella sua difficile situazione di donna che sta per avere un figlio da un marito che la tradisce non solo con la regina, ma con la nuova amante Josefa Tudó di Malaga. Una situazione psicologica ben descritta nei suoi diari da Jovellanos, ospite a cena di Godoy. Il dipinto, con la sua luce, le tonalità avorio, «i sapienti e delicati tocchi di pennello», come diceva lo stesso Goya, rappresenta l’apice di una serie di ritratti femminili.


Manuel Godoy (1801); Madrid, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando.

Nel 1801 Goya ritrae Manuel Godoy, nel quadro oggi all’Accademia di San Fernando di Madrid, per celebrare il titolo di generalissimo ottenuto dal ministro con la vittoria sul Portogallo. Prestante, potente e libertino, Godoy teneva nel suo gabinetto riservato una collezione eccezionale di dipinti, tra cui le due Maja vestida e Maja desnuda del Museo del Prado. Dipinte da Goya tra il 1800 e il 1803 e citate nell’inventario del 1803 dei beni del ministro, formavano un dittico “erotico” con la donna vestita che copriva la nuda, il primo esempio del genere nell’arte al di fuori della mitologia.

La Maja desnuda era già dipinta nel novembre del 1800, quando la vede nel palazzo di Godoy Pedro González de Sepúlveda, incisore e accademico. Gli storici hanno discusso a lungo sull’identità della modella. Nel passato si tendeva a credere che si trattasse della duchessa d’Alba, la cui collezione d’arte nel 1802 era passata al ministro. Recentemente si pensa invece che si tratti di due donne diverse, la Maja desnuda il ritratto di Pepita Tudó, amante del ministro, e la Maja vestida una figura convenzionale, che doveva coprire la vera la cui visione era riservata a pochi intimi.

Nella collezione di pitture di nudi femminili di Godoy, allora proibiti dalla Chiesa, c’erano anche la Venere allo specchio di Velázquez, una copia della Venere di Tiziano e una Venere italiana del Cinquecento.

Nel 1807, caduto in disgrazia Godoy, la sua collezione passava al nuovo re Ferdinando VII. Non poche le grane per Goya per questi due capolavori “scandalosi”. Il 16 marzo 1815 la Camera segreta dell’Inquisizione ordinava: «Che si chiami a comparire davanti a questo tribunale il detto Goya perché le riconosca e dica se sono opera sua, con che motivo le fece, per incarico di chi e che fine si proponesse». Non sappiamo quali furono le risposte del pittore che si salvò grazie all’intercessione del cardinale Luigi Maria di Borbone-Spagna. La Desnuda fu sequestrata perché ritenuta “oscena” e nascosta fino all’inizio del XX secolo. Era l’oscurantismo contro cui si batteva il pittore.


Maja vestida (1800-1803 circa); Madrid, Prado. Questo dipinto era destinato a coprire la Maja desnuda. Non sappiamo se a posare sia stata la stessa donna, come pare probabile, e neppure se si tratti davvero di Pepita Tudó. Molte ipotesi sono state fatte, senza alcuna certezza. In ogni caso il fascino dei due dipinti è innegabile. In questo, in particolare, la donna, che provoca con gli occhi lo spettatore, è sdraiata sulla stessa alcova della Maja desnuda, ma vestita con un abito leggero che le segna il contorno del pube e delle gambe, una fascia alta alla vita e un grazioso corpetto lavorato. Ma è “pronta a spogliarsi” per il piacere del misterioso osservatore, certamente il ministro Godoy, compiaciuto e fiero nel mostrarla senza veli agli amici.

GOYA
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Maurizia Tazartes
Un dossier dedicato a Francisco Goya. In sommario: Da Saragozza a Madrid attraverso l'Italia; Nobiltà "fin-de-siècle"; "Pintor del rey"; Stregonerie e capricci; Primo pittore di camera; Disastri, follie e Pitture nere. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione ricca di riproduzioni a colori, completa di un quadro cronologico e di una bibliografia.