VICEVERSA
Eleonora Marangoni, studiosa di Proust ed eccellente narratrice (col suo Lux, fra le altre cose, ha vinto il Premio Neri Pozza 2018), coltiva da tempo l’interesse per un tema figurativo coinvolgente e per niente inconsueto, nella storia dell’arte: eppure - e merita non pochi elogi anche per questo - è la prima a parlarne con tanta acutezza. Nel suo libro, illustrato da centoventi esempi, i più diversi fra loro, affronta immagini di persone viste di spalle, presenti in dipinti di tutti i tempi e in opere fotografiche dal XIX secolo a oggi. Le figure sono a volte facilmente riconoscibili, nonostante ci volgano la schiena: è il caso di “sagome” inconfondibili come quelle di Hitchcock, di Lagerfeld col suo codino di capelli bianchi, della Maddalena penitente, anzi, disperata in una delle più sconvolgenti Crocifissioni di tutti i tempi, quella di Masaccio (Napoli, Museo nazionale di Capodimonte), dal polittico pisano del Carmine smembrato. L’autrice descrive, scruta e indaga, facendo riferimento anche alla letteratura e al cinema. Impossibile sintetizzare, perché argomenti trasversali come questo sfuggono, per loro stessa natura, a una qualsiasi forma di conclusione. Ma a voler cercare un inizio, come scrive nel capitolo Hapax, si può partire dall’incantevole figura di Flora da Stabia (Napoli, Museo archeologico nazionale), per proseguire con le plastiche, solide figure di monaci seduti di Giotto e poi, via via, con i nudi di Degas, di Gauguin e, ancor prima, con Gli uomini a cavallo nei quali era specializzato Ter Borch, al sublime Viandante sul mare di nebbia di Friedrich, fino alla Riproduzione vietata di Magritte e a Interno newyorchese di Edward Hopper. A essere pignoli, non tutti sono esattamente di schiena. Anzi, alcuni mostrano il volto. Ma di profilo, ed è quello che Théophile Gautier chiama nel 1865 «profil perdu», già presente nella Flora da Stabia (ne parlammo a proposito del Trittico di San Giovenale di Masaccio, “Art e Dossier”, n. 353). Ma che si tratti di nuca, di schiena o di quello che noi interpretiamo come profilo perduto, senza lineamenti, questo libro di massimo interesse, oltreché piacevolissimo, propone infinite riflessioni.