Grandi restauri
La basilica di Collemaggio all'Aquila

UN RESTAURO
DA PREMIO

Dopo il devastante sisma del 2009, molti sono stati gli interventi di conservazione e recupero del patrimonio artistico e culturale diffuso sul territorio dell’Aquila. Tra questi spicca come esempio di “best practice” il restauro della basilica di Collemaggio, vincitore dello European Heritage Award 2020. Ce ne parla qui la Soprintendente.

Alessandra Vittorini

Un «paradigma di buona pratica da seguire nella conservazione di siti gravemente danneggiati in tutto il mondo». È con questa importante affermazione che si conclude la motivazione dello European Heritage Award 2020, assegnato al restauro della basilica di Santa Maria di Collemaggio all’Aquila. Un premio che riconosce non solo un buon restauro e un processo virtuoso di realizzazione, ma anche il contemporaneo e intenso lavoro di ricostruzione e recupero dell’immenso patrimonio culturale devastato dal sisma del 2009, che ha visto convivere l’impegno sui monumenti principali e sui luoghi simbolo con la costante e attenta cura dei tanti monumenti e luoghi d’arte diffusi, del ricco sistema territoriale, della preziosa e nobile città d’arte atterrata dal sisma e dei tanti pregiati centri storici circostanti gravemente feriti. Un premio a un risultato che ne contiene - e ne rappresenta - tanti altri, nei quali la Soprintendenza dispiega ininterrottamente il suo impegno dal 2009.

A poche ore dalla scossa sismica, la basilica si presenta devastata, completamente scoperchiata

Il 7 maggio 2020 - in piena emergenza Covid-19 e in un’Europa blindata e sospesa - la Commissione europea ed Europa Nostra hanno annunciato i vincitori dell’edizione 2020 degli European Heritage Awards - Europa Nostra Awards, i prestigiosi riconoscimenti promossi nell’ambito del programma Europa creativa che premiano progetti, iniziative e interventi sul patrimonio culturale. Quest’anno i premi sono stati assegnati a ventuno proposte provenienti da quindici differenti Paesi europei, nelle categorie “Conservazione”, “Ricerca”, “Impegno esemplare” e “Educazione, formazione e sensibilizzazione”. Tra gli otto premi assegnati nella categoria “Conservazione” è presente il restauro della basilica di Santa Maria di Collemaggio all’Aquila, unico esempio italiano.
Interamente curato dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per L’Aquila e cratere, sia per la progettazione che per la direzione dei lavori, il restauro della Basilica si è misurato con una delle più gravi devastazioni del sisma, affrontando la difficile sfida della ricostruzione del monumento simbolo della città, della storia dell’arte e della fede, sede da sette secoli della celebrazione annuale della Perdonanza celestiniana. Un’esperienza che ha rappresentato - per la cooperazione istituzionale, per le qualificate collaborazioni tecnico-scientifiche, per il processo attuativo, per la sinergia pubblico-privato, per i tempi record della realizzazione dei lavori e per la qualità complessiva dell’intervento - un modello di gestione unico e un risultato straordinario(1).


Il transetto e l’abside della basilica di Collemaggio dopo il sisma del 6 aprile 2009.

La mattina del 6 aprile 2009, a poche ore dalla drammatica scossa sismica, la basilica si presenta devastata, completamente scoperchiata sul transetto a causa del crollo rovinoso dei pilastri polilobati che lo sostenevano. Un gravissimo quadro di dissesti e lesioni profonde caratterizza la navata e i suoi pilastri ottagonali oltre alle pareti esterne, mentre il corpo absidale è completamente distaccato dal resto della chiesa e pericolosamente inclinato verso il pendio retrostante. Danni ingenti colpiscono anche gli apparati decorativi: gli affreschi, le numerose tele che arricchivano le pareti di navate e cappelle, gli stucchi, i marmi e il prezioso organo barocco, completamente sepolto dalle macerie. In tanta distruzione restano miracolosamente indenni sia la preziosa statua della Madonna col bambino attribuita a Saturnino Gatti sia la teca con le spoglie di san Pietro Celestino, entrambi estratti dalle macerie dalle squadre dei vigili del fuoco intervenute immediatamente dopo i crolli.

La chiesa viene subito interessata da un importante intervento di messa in sicurezza, con la rimozione delle parti in cemento armato in precario equilibrio sulla sommità delle murature, o sospese a mezz’aria, e le prime operazioni di recupero in sicurezza delle opere d’arte e di raccolta e accantonamento dei materiali di crollo.


Lo smontaggio dei pilastri della navata lesionati dal sisma.

Pochi mesi dopo la grande aula ferita, fasciata dalle cinghie gialle di contenimento delle murature e dei pilastri, protetta da una enorme copertura provvisoria sull’area di crollo, torna ad accogliere i fedeli per le celebrazioni del Natale 2009.

Nel 2013, con il protocollo “Ripartire da Collemaggio” - che formalizza il finanziamento concesso da ENI S.p.A. al Comune dell’Aquila per la ricostruzione della basilica e la riqualificazione dell’adiacente Parco del sole - si avvia un importante percorso condiviso tra tutte le istituzioni interessate (Mibact, Comune, Arcidiocesi dell’Aquila e prestigiose università italiane). Alla Soprintendenza aquilana vengono affidati il progetto di restauro e consolidamento e la direzione dei lavori, mentre la fase di studio, analisi e progetto si avvale del prezioso e fondamentale apporto di un gruppo di lavoro composto da autorevoli esperti di tre atenei italiani: Politecnico di Milano, “Sapienza” Università di Roma, e Università dell’Aquila, coordinati rispettivamente da Stefano Della Torre, da Giovanni Carbonara e da Dante Galeota. L’attenta gestione dei tempi e delle fasi di cantiere si deve anche all’efficiente coordinamento di Eniservizi e alle competenze operative dell’impresa ARCAS di Torino. Il progetto e la direzione dei lavori vengono affidati dalla Soprintendenza a propri funzionari interni che già negli anni precedenti avevano seguito importanti interventi sulla basilica: l’architetto Antonello Garofalo e la storica dell’arte Biancamaria Colasacco(2).

(1) Un riepilogo completo ed articolato del processo di gestione, progettazione ed esecuzione del restauro, con i riferimenti a tutti i suoi protagonisti, alle istituzioni e agli operatori è disponibile on line sulla pagina web istituzionale della Soprintendenza per L’Aquila e cratere (www.su-aq.beniculturali.it, sezione “Progetto Collemaggio”).

(2) Meritano una doverosa citazione anche gli altri funzionari tecnici della Soprintendenza che hanno partecipato alle diverse fasi dell’intervento: Raffaele Chelli, Fernando Di Rocco e Claudio Tatoli, collaboratori per la contabilità e gli aspetti tecnici; Corrado Marsili, architetto, subentrato a Antonello Garofalo nella direzione lavori, in particolare nella fase finale di realizzazione del Parco del Sole; il responsabile per la sicurezza in fase di progettazione Maurizio Floris; gli architetti Franco De Vitis e Anna Natalucci, componenti della Commissione di collaudo; e infine il gruppo di staff della Soprintendenza composto da Bruno De Amicis, Annarita Gianfrancesco, Claudio Mastracci, Argante Merli, Daniela Rocchio, Livio Salvatore, Gianfranco Tollis.

Dopo soli due anni di lavori, la basilica viene riaperta nel dicembre 2017

L’intervento - che si presenta immediatamente nella sua articolata complessità progettuale e attuativa - viene fondato sui rigorosi principi del restauro scientifico e sulla necessità di assicurare la massima sicurezza possibile nel rispetto del monumento e della sua storia, integrando l’attenta ricomposizione delle parti danneggiate con innovative sperimentazioni tecniche e tecnologiche, come le operazioni di smontaggio e rimontaggio dei pilastri lesionati della navata, la ricostruzione delle volte del transetto e dei grandi pilastri polilobati crollati, nonché le accurate lavorazioni su apparati decorativi, stucchi, marmi e pavimenti. Gli attenti restauri sulle pareti decorate della parte terminale - abside, coro e cappelle - permettono anche il recupero delle decorazioni bianco-rosate e delle sfavillanti dorature riemerse sotto gli strati di tinta delle due cappelle poste a lato del coro, dedicate a Jean Bassand e a Celestino V, restituendo una sfolgorante e vivida presenza al barocco negato e mortificato dai restauri del Novecento.


L’interno della basilica di Collemaggio dopo il restauro.

Dopo soli due anni di lavori, la basilica viene riaperta nel dicembre 2017, alla presenza del ministro Dario Franceschini. Pochi giorni dopo, la celebrazione della solenne veglia della vigilia di Natale la vede risplendere nella sua maestosità ritrovata, ), che verrà completata l’anno successivo con il ricollocamento della pregevole cassa lignea dorata scolpita dell’organo barocco attentamente ricomposta e restaurata dopo la devastante distruzione seguita ai crolli(3).

Da quel momento riprende immediatamente il suo posto nella città e nel cuore dei cittadini, luogo di stupore e di emozioni, di fede e di ammirazione, attrattore per visitatori e turisti, sede di cerimonie, eventi pubblici e concerti. Ma anche di visite guidate e visite didattiche specialistiche per scuole, università, delegazioni di studiosi e centri di alta formazione.

Diventa catalizzatore culturale, luogo di condivisione, ma anche fonte di ispirazione creativa. È dalla basilica, infatti, che prende spunto l’artista statunitense Beverly Pepper per il progetto di Amphisculpture, grande opera di land art collocata nel vicino Parco del sole, donata alla città nel 2011. È un’interpretazione in chiave moderna degli antichi teatri greci, che sfrutta il naturale declivio del luogo e dialoga con il panorama, integrando l’arte nel paesaggio per offrirla alla comunità: richiama materiali, colori e geometrie dei preziosi pavimenti della basilica, in uno stretto legame con la memoria e alla storia del luogo, con una sensibilità che trova pieno riconoscimento nella menzione speciale del Premio nazionale del paesaggio Mibact assegnata all’opera nel 2019.

Pochi mesi dopo si conclude anche il lungo e complesso percorso per l’iscrizione della Perdonanza celestiniana nella Lista rappresentativa del patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco. Un riconoscimento a un rituale derivante da un fatto storico senza precedenti - l’istituzione del primo Giubileo della storia - che si ripete ininterrottamente da oltre settecento anni, nel quale è difficile, se non impossibile, scindere il valore immateriale della cerimonia e della fede dal valore materiale, storico e artistico della sua “casa” secolare: la basilica di Santa Maria di Collemaggio, fondata proprio dal monaco Pietro Angelerio, che lì volle farsi incoronare papa Celestino V, poi proclamato santo.

Il dossier(4) presentato dalla Soprintendenza per la candidatura del restauro della basilica agli European Heritage Awards - Europa Nostra Awards 2020 ha puntato non solo sul valore storico e simbolico del monumento e sul rigoroso approccio tecnico-scientifico del suo recupero, ma anche sullo scenario complessivo in cui quel restauro è stato condotto, nell’intenso processo di ricostruzione che sta investendo la città e il territorio circostante, in quello che ormai da anni viene definito “il più grande cantiere d’Europa”. La candidatura ha potuto contare sul sostegno di testimonial autorevoli, che hanno sottolineato i molteplici aspetti che caratterizzando il ruolo e l’importanza della basilica e del suo recupero. Tra questi, l’artista Beverly Pepper, Carla Di Francesco (Commissario straordinario della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, che al restauro della basilica ha voluto dedicare uno specifico spazio in un convegno tenutosi a Ferrara nel settembre 2019)(5), Silvia Mantini (docente di Storia moderna presso l’Università dell’Aquila) e Nicola Piovani, che proprio a Collemaggio il 7 aprile 2019 ha diretto la prima esecuzione della sua Sinfonia delle stagioni, ispirata e dedicata alla rinascita della città.
La giuria del premio ha ben recepito tutti i significati profondi di quel restauro, evidenziando che esso «rappresenta pienamente la rinascita della città; il senso profondo di spiritualità e la partecipazione della comunità al progetto devono essere considerati come parte integrante dell’impresa.

L’intero progetto prende le mosse da un accordo pubblico-privato, e ha visto il coinvolgimento di tre università. È stato fondato su un esemplare studio scientifico della vulnerabilità sismica dell’edificio. L’approccio multidisciplinare utilizzato nella considerazione delle conseguenze del disastro naturale sull’edificio sul suo contesto è un vero e proprio modello. È inoltre da rimarcare la previsione di un programma di manutenzione e monitoraggio costante. Il progetto si impone come paradigma di buona pratica da seguire nella conservazione di siti gravemente danneggiati in tutto il mondo».

Grande soddisfazione per il riconoscimento è stata espressa anche dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, sottolineando che «il premio europeo conferma ancora una volta le grandissime competenze del nostro paese in materia di tutela. Un motivo di orgoglio e un importante riconoscimento per tutti coloro che hanno lavorato duramente e silenziosamente in questi anni per restituire all’intera comunità un importante simbolo identitario. A loro va il mio personale ringraziamento».


Il percorso difficile e complesso, lungo oltre dieci anni, della ricostruzione post sisma 2009 del patrimonio culturale all’Aquila e nel territorio circostante non sarebbe stato possibile senza il prezioso lavoro di tutto il personale del ministero che ha operato nei diversi settori e, in particolare, il personale della Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio per l’Abruzzo, poi Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per L’Aquila e cratere che ho avuto l’onore di dirigere dal 2012. Persone preparate, competenti e appassionate che non hanno fatto mai mancare il loro apporto di esperienza tecnica e di capacità personale, alimentati da una profonda passione, ingredienti fondamentali dei risultati conseguiti fino a oggi. Un contributo prezioso per il quale siamo tutti debitori di gratitudine e ringraziamenti, cui voglio aggiungere il mio personale riconoscimento per una esperienza lavorativa e professionale di rara intensità.

(3) Il complesso restauro dell’organo barocco è stato condotto dal Segretariato regionale MIBACT Abruzzo con direzione dei lavori di Biancamaria Colasacco.

(4) Il dossier è stato predisposto da un gruppo di lavoro interno, coordinato da chi scrive, comprendente gli architetti Giovanna Ceniccola, Antonio Mellano e Carla Pancaldi e gli storici dell’arte Tancredi Farina, Antonio David Fiore e Letizia Tasso.

(5) La complessità degli interventi di restauro in situazioni di crisi, Giornata di studi, XXVI Salone internazionale del restauro, dei musei e delle imprese culturali, Ferrara 19 settembre 2019.

ART E DOSSIER N. 380
ART E DOSSIER N. 380
OTTOBRE 2020
In questo numero: L'ORO di Fabrizio Plessi in esclusiva per la copertina di 'Art e Dossier'. SE I PITTORI GUARDANO IL CIELO: Le stelle di Van Gogh. Quando l'arte parla del clima. IN MOSTRA: Plessi a Venezia; Barbieri ad Astino; Christo a Parigi; Magnani a Mamiano di Traversetolo. Direttore: Philippe Daverio