Finestre sull'Arte      


parchi toscani di
arte contemporanea

di Federico D. Giannini

Èun fatto che le origini dell’arte ambientale italiane vadano rintracciate nel quadro di alcune significative esperienze che ebbero luogo in Toscana all’inizio degli anni Settanta: sorsero qui i primi esperimenti d’interventi artistici in contesti urbani o naturali, a cominciare dal parco di Pinocchio a Collodi (Pistoia) e dalla seminale vicenda di Volterra ’73, il progetto che, su iniziativa di Mino Trafeli, su impulso di Enrico Crispolti, e grazie all’azione di diversi artisti, promosse la realizzazione di numerosi interventi inseriti nel contesto dell’antica città, in aperto dialogo con i suoi edifici e col paesaggio circostante. Una prova fondamentale anche perché tracciò una strada, lanciando l’idea di un’arte elaborata nell’ambito di una compiuta democrazia sociale, risultato di un impegno comune in grado di coinvolgere cittadini, studenti, amministratori, personalità dell’arte e della cultura. Crispolti avrebbe intitolato Ambiente come sociale il suo padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 1976: per lo studioso, «l’arte ambientale si inserisce in un contesto urbano, la piazza, dove c’è la gente, dove hai un contesto architettonico che vuoi confrontare. C’è un’idea attiva». E la componente sociale è il vincolo che lega l’arte a quel contesto.


Marco Zanuso e Augusto (Bobo) Piccoli, Il grande pescecane, particolare, Collodi (Pistoia), parco di Pinocchio.

La Toscana è sempre stata terra particolarmente recettiva nei confronti di queste forme d’arte: probabilmente perché qui, da secoli, l’uomo vive in una strettissima simbiosi col paesaggio. Una simbiosi connaturata ai toscani, quasi viscerale, che ha consentito a questa regione di conoscere un progresso capace di far coesistere le necessità dell’essere umano con quelle della natura, e che tutt’oggi guida le modalità con le quali i toscani si pongono nei riguardi dell’ambiente: se tutti abbiamo in mente quegli splendidi, agognati scorci e quelle armoniose vedute urbane che popolano l’immaginario collettivo quando si pensa alla Toscana, lo dobbiamo a questo modo d’intendere lo scambio col paesaggio.


Sono rintracciabili in Toscana le radici dell’arte ambientale italiana. A cominciare da alcune significative esperienze realizzate agli inizi degli anni Settanta


L’arte è il tramite che lo sottolinea e che ce lo ricorda. Diversi parchi d’arte contemporanea sorti in Toscana sono nati col chiaro intento di render manifeste queste connessioni: lo aveva fatto ben comprendere il grande scultore Quinto Martini quando fu aperto a Seano, nel 1988, il suo parco-museo, che doveva rispondere a tre precisi criteri (uno «spazio circostanziato» per le opere, una collocazione «connaturata al luogo», e una presenza «a beneficio di tutti»). 


Oggi, i tanti parchi in regione esplorano tutte le possibilità dell’arte ambientale. C’è Villa La Magia (Quarrata, Pistoia), dimora medicea dove le opere sono inserite nel contesto di un cammino sensoriale mirato a suscitare esperienze sinestetiche. C’è il Giardino di Daniel Spoerri (Seggiano, Grosseto), un parco composto da decine di opere ma che al contempo può esser inteso come un’unica, grande opera corale. C’è il parco della Fattoria di Celle a Santomato (Pistoia), frutto di un attento collezionismo che immagina lo spazio non in maniera passiva, ma come parte integrante delle opere. Parchi ormai storici come il Giardino dei tarocchi di Niki de Saint Phalle (Garavicchio, nei pressi di Pescia Fiorentina, frazione di Capalbio, Grosseto), aperto sul finire degli anni Settanta, e altri inaugurati di recente, parchi d’artista e collezioni all’aperto, parchi d’installazioni sonore come il Giardino dei suoni di Paul Fuchs (sulle colline di Boccheggiano, Grosseto) e interventi che rimodellano spazi storici, come le sculture di Jean-Michel Folon nel Giardino delle rose di Firenze. Una presenza diffusa che costituisce, per la Toscana, un patrimonio unico e di straordinario valore, e una delle emergenze contemporanee più evidenti della secolare tradizione artistica della regione.

PARATISSIMA

TORINO

Dal 23 ottobre all’8 dicembre Torino apre le porte a Paratissima Art Station, nata nel 2005 come evento autogestito e cresciuta come Art Fair indipendente. Oggi si proclama come nuovo modello di fiera d’arte per artisti indipendenti: più sostenibile, più flessibile, più lunga. L’invito sarà di salire a bordo dei “treni” di volta in volta proposti per compiere un viaggio di scoperta sempre diverso, oltrepassando idealmente i limiti imposti dalla linea gialla (Cross the Yellow Line), ma rispettando le precauzioni di distanziamento. Al piano terra dell’ex Accademia Artiglieria di Torino (in foto, Antonio Riello, Honest John, installazione della scorsa edizione) tre sezioni (“Arti visive”, “Gallerie”, “Fotografia”). Diversi gli apputamenti in programma. Info: paratissima.it

BIENNALE LIGHT ART

MANTOVA

Dal 26 settembre al 31 dicembre la Biennale Light Art di Mantova, a cura di Vittorio Erlindo, propone il tema Elogio della luce tra destrutturazione e ricostruzione degli spazi. Una sfida non semplice, visto che la Light Art italiana e internazionale dovrà confrontarsi con due edifici storici prestigiosi del Rinascimento: la Casa di Andrea Mantegna e il tempio di San Sebastiano di Leon Battista Alberti. Trentaquattro protagonisti per due sezioni: “Light Art” e “Black Light” con opere che s’illuminano grazie alla luce di Wood (dal nome dello scienziato Robert Williams Wood), usata da Lucio Fontana nel 1949. Tra gli altri, nella prima sezione troviamo lavori di Federica Marangoni, Paolo Scirpa, Carlo Bernardini e Peter Assmann (in foto, Social Distant Resist, 2020); nella seconda lavori di Mario Agrifoglio, Leonilde Carabba e Giulio De Mitri. Info: https://biennalelightart.it.

ARTECINEMA

NAPOLI

Dal 15 al 18 ottobre si svolge al Teatro San Carlo e al Teatro augusteo la XXV edizione di Artecinema, festival internazionale di film e documentari sull’arte contemporanea. Le proiezioni, in lingua originale con sottotitoli, permettono d’indagare il mondo poetico di artisti, fotografi, architetti di fama mondiale, viventi e non. Fra questi Elliot Erwitt, Dora Maar (in foto, Marie-Ève de Grave, Dora Maar, entre ombre et lumière, 2019), Pippa Bacca, Francesco Vezzoli, Marina Abramovi´c, Shirin Neshat, Anish Kapoor e molti altri. Per la sezione “Architettura” spicca il documentario Renzo Piano. Il potere dell’archivio di Francesca Molteni, girato nello studio di Genova del grande architetto. Per “Arte e dintorni” un film della serie statunitense Art 21 e, in anteprima italiana, Body of Truth di Evelyn Schels. L’edizione è in formula ibrida: ingresso contingentato e, in contemporanea, fruizione su una piattaforma digitale per raggiungere un pubblico ancora più vasto. Info: www.artecinema.com

ART E DOSSIER N. 380
ART E DOSSIER N. 380
OTTOBRE 2020
In questo numero: L'ORO di Fabrizio Plessi in esclusiva per la copertina di 'Art e Dossier'. SE I PITTORI GUARDANO IL CIELO: Le stelle di Van Gogh. Quando l'arte parla del clima. IN MOSTRA: Plessi a Venezia; Barbieri ad Astino; Christo a Parigi; Magnani a Mamiano di Traversetolo. Direttore: Philippe Daverio