Blow up 


BIENNALE
DONNA

di Giovanna Ferri

Nata nel 1984 da un’idea dell’Udi (Unione Donne in Italia), la XVIII edizione della Biennale Donna (Attraversare l’immagine. Donne e fotografia tra gli anni ’50 e gli anni ’80, Ferrara, palazzina Marfisa d’Este, fino al 22 novembre, www.biennaledonna.it) si configura come una narrazione a più voci. Protagoniste tredici fotografe italiane e internazionali che nel secolo scorso hanno posato il loro sguardo su temi sociali, politici, economici e culturali in un periodo scandito da rilevanti cambiamenti rispetto ai quali le donne hanno avuto un ruolo fondamentale. Periodo di lotte per l’emancipazione e la conquista di diritti civili iniziate negli anni Sessanta e proseguite nel decennio successivo - Statuto dei lavoratori (1970), riforma del diritto di famiglia (1975), riforma penitenziaria (1975), legge Basaglia (1978) per la chiusura dei manicomi, oltre naturalmente alle leggi sul divorzio (1970) e sull’aborto (1978) - in un clima, com’è noto, di terrore e tensione (i Settanta sono i cosiddetti “anni di piombo”). Per arrivare poi agli anni Ottanta, quando le grandi battaglie dei decenni precedenti, animate da una forte spinta collettiva, lasciano il posto ad approcci caratterizzati da una dimensione più individuale. Momenti diversi dei quali tanto l’arte quanto la fotografia hanno offerto le loro interpretazioni.

Abbiamo approfondito l’argomento con Angela Madesani (storica dell’arte e curatrice indipendente, autrice di numerosi saggi e monografie di ambito artistico e fotografico, docente all’Istituto europeo del design di Milano), che ha ricevuto l’incarico di curare l’evento ferrarese da Maria Luisa Pacelli, direttrice di Palazzo dei diamanti.


Com’è stata questa prima esperienza della Biennale Donna e qual è stato il suo intento curatoriale?

Come studiosa, è stata una interessantissima opportunità di scoperta e di formazione. Ho lavorato circa un anno e mezzo a stretto contatto con Pacelli. Per questa occasione, ho deciso di concentrare l’attenzione soprattutto sulla fotografia di reportage coinvolgendo alcune donne che provengono perlopiù dal mondo della fotografia pura.


Carla Cerati, Morire di classe (1968).


Quali sono le protagoniste dell’evento?

Le fotografe da me invitate sono tutt’altro che prevedibili: personaggi come Mari Mahr (Santiago del Cile 1941), Françoise Demulder (Parigi 1947-2008), prima donna a vincere il World Press Photo nel 1977, e Leena Saraste (Helsinki 1942) sono poco conosciute nel nostro paese. Ho fatto delle ricerche per capire quali potevano essere delle personalità singolari non solo come professioniste ma anche come donne. Tra queste ci sono pure nomi di spicco, in particolare per noi italiani, quali Letizia Battaglia (1935) e Lisetta Carmi (1924). Di Carmi è esposto un lavoro sul porto di Genova, sulle fabbriche, una realtà molto lontana da quella delle sue origini ebraico-borghesi di matrice intellettuale.

Suonava il pianoforte ma, quando le viene detto che per continuare la sua carriera come concertista avrebbe dovuto rinunciare ad andare alle manifestazioni operaie, per non rischiare di essere colpita alle mani, smette di fare la pianista. C’è poi Petra Wunderlich (Gelsenkirchen 1954), allieva della scuola di Bernd e Hilla Becher di Düsseldorf, che da noi è scarsamente nota nonostante sia stata parecchie volte nel nostro paese per fotografare le cave di Carrara (Massa-Carrara). Ho visto alcune sue fotografie nella collezione della Deutsche Bank a Milano. E ancora Chiara Samugheo (1935), compagna di Pasquale Prunas e famosa soprattutto per aver scattato dal 1955 foto alle dive del nostro cinema e ai più importanti registi del tempo (Rossellini, Fellini, Chaplin per citarne alcuni). È presente qui con le serie di stampo neorealista dedicate alle donne del Sud: Scene di vita meridionale e Le invasate, con le immagini scattate a Galatina, in Puglia (sua terra natia), per immortalare le tarantate. Una testimonianza antropologica molto vicina al lavoro portato avanti nella stessa regione da Ernesto de Martino. Continuando nella mia ricerca mi sono poi imbattuta in Lori Sammartino (Roma 1924-1971). Digitando il suo nome su quel “mostro infernale” che è internet la principale informazione è: «Prima moglie di Maurizio Costanzo».


Mari Mahr, Lili Brik (1982).

Ma quel matrimonio è durato poco e lei è stata di certo un’acuta fotografa che ha registrato con meticolosa puntualità un’Italia alle porte del boom economico. Non solo. Si è occupata anche delle realtà manicomiali come Carla Cerati (1926-2016): emblematico il volume Morire di classe pubblicato da Einaudi nel 1969 con gli scatti della fotografa lombarda e di Gianni Berengo Gardin (1930). Uno spaccato duro sulla condizione di ingiustizia e sopraffazione subita dai ricoverati negli ospedali psichiatrici nato dalla mente della Cerati, anche scrittrice, che aveva tra l’altro rapporti personali con il mondo della casa editrice torinese. Troviamo poi Giovanna Borgese (1939) - con le immagini sulle aziende di Milano, Torino, sugli scioperi, sulle contestazioni - e Paola Agosti (1947) con un bel reportage sul Sud Africa in piena apartheid. Aprono e chiudono la mostra due statunitensi, entrambe suicide: Diane Arbus (1923-1971), una delle più interessanti personalità fotografiche della seconda metà del Novecento che ha mutato con i suoi scatti la visione della “middle class” americana, e Francesca Woodman (1958-1981), le cui sperimentazioni sono circoscritte, per quanto ne sappiamo, all’interno del genere dell’autoritratto (qui alle pp. 14-15).


Una biennale che ripercorrendo circa trent’anni di storia politica e sociale, senza la pretesa di essere esaustiva, mira a tracciare anche un profilo umano oltreché professionale delle artiste. È così?

Esattamente. Tutte, seguendo la lezione di grandi maestre come Julia Margaret Cameron, Margaret Bourke- White e Dorothea Lange, portano avanti con determinazione e coraggio i loro progetti consapevoli delle sfide e delle difficoltà che in quanto donne in quegli anni dovevano affrontare.

ART E DOSSIER N. 380
ART E DOSSIER N. 380
OTTOBRE 2020
In questo numero: L'ORO di Fabrizio Plessi in esclusiva per la copertina di 'Art e Dossier'. SE I PITTORI GUARDANO IL CIELO: Le stelle di Van Gogh. Quando l'arte parla del clima. IN MOSTRA: Plessi a Venezia; Barbieri ad Astino; Christo a Parigi; Magnani a Mamiano di Traversetolo. Direttore: Philippe Daverio