Rivera subirà il fascino della giovane Frida, provocante con le sue sopracciglia ad ala di corvo
Il rapporto di amore e stima reciproca nella coppia subisce una frattura quando Frida viene a sapere nel 1934 che il marito la tradisce con la sorella Cristina: è una ferita mortale, quale appare nel dipinto intitolato Qualche piccola punzecchiatura, che rappresenta una donna pugnalata a morte da un uomo; il particolare della giarrettiera (“liga” in spagnolo) slacciata, indica la rottura del legame. Da allora Frida non si riterrà più impegnata alla fedeltà, considerata da Rivera una “cosa da piccoli borghesi”, e si vendicherà seducendo Lev Trockij - rifugiatosi in Messico e ospite della coppia -, al quale dedicherà un autoritratto nel 1937. A quello stesso anno risale il dipinto intitolato Il ricordo nel quale Frida si ritrae piangente, sospesa tra il passato, simboleggiato dal vestito da collegiale a sinistra, e il presente rappresentato dal costume tehuano che sembra tenderle un braccio per sostenerla. La bilancia, ovvero il palo che la trafigge come il corrimano dell’incidente, è sorretta da due amorini - ovvero le sue due anime, di fanciulla e di donna - e pende dal lato dell’abito tehuano a significare che sulla sofferenza prevale il rifugio nella terra natia: il cuore è tuttavia trafitto e gocciola sangue, e lei rimane impotente senza le braccia.
Il surrealismo è particolarmente evidente in Cosa ho visto nell’acqua, in cui Frida si immagina in una vasca da bagno, intenta a guardarsi i piedi con le unghie laccate, e il piede destinato ad andare in cancrena e a farle amputare la gamba. Al centro si riconosce Frida nuda strangolata da una corda tenuta da un uomo mascherato, sulla destra, mentre a sinistra è dipinta una conchiglia rotta, allusiva al passato abuso. Sulla destra si distinguono due fanciulle nude sdraiate e abbracciate pudicamente che alludono al femminile protettivo; nel fondo un teschio e un uccello morto alludono alla punizione dell’uomo che ha violato l’innocenza.
In Le due Frida, dipinto nel 1939 dopo il divorzio da Rivera, la donna a destra (vestita con i colori verde e azzurro allusivi per Frida alla distanza e alla tristezza) raffigura la Frida amata da Rivera, e a simboleggiare l’amarezza per la fine del rapporto è il cuore, diviso a metà ma collegato con quello dell’altra Frida. Questa è la vera Frida, abbigliata all’antica, che mostra una ferita aperta a forma di vagina e un fiocco al posto del clitoride, il cuore tagliato, la gonna cosparsa da fiorellini che cercano di coprire le macchie di sangue, mentre due grosse chiazze rosse sembrano spillare ancora, solo fermate da una pinza con la quale la Frida “occultata” vuole frenare il ricordo dell’abuso subito.
La pittura di Frida è costellata da rimandi alla magia nera: lo conferma l’Autoritratto con collana di spine e colibrì, dove spicca al collo di Frida un uccellino crocefisso, come avvertimento contro gli assalti d’amore, contro possibili rivali in grado di colpire. Il dipinto è anteriore al secondo matrimonio con Rivera, visto con favore nell’agosto del 1940 dal dottor Eloesser per il grave stato di depressione di Frida dopo il divorzio. Successivamente, sarà la relazione con il fotografo Nicolas Muray a essere salutare per Frida e le detterà nel 1941 l’Autoritratto con pappagalli, che la presenta finalmente libera dalla scimmia (ovvero dall’amore ossessivo per Rivera), sicura di sé, accompagnata dai pappagalli, che non si guardano tra loro al pari dei due coniugi, decisi ormai a separare le rispettive vite sessuali. Frida appare fiera come un’amazzone, e la sua sicurezza è simboleggiata dalla sigaretta in mano e dall’anello con il simbolo del “lingam” entro lo “yoni”, ovvero la forza maschile nel cerchio femminile, secondo i dettami della mitologia indiana.
Sembra che Frida nell’ultimo decennio della sua vita (morirà suicida nel 1954) si sia interessata molto alle religioni orientali cercando di sublimare nella spiritualità la sua passione per Diego, e l’Autoritratto come Tehuana (o Diego nei miei pensieri), eseguito nel 1943, la rappresenta in adorazione religiosa nei suoi riguardi. Per lui nutrirà un amore quasi materno: scriverà nel Diario intimo: «La forma di Diego è quella di un mostro seducente che la Grande Occultatrice, la Madre di tutti gli dei, la Donna e tra tutte Me, vorrebbe tenere per sempre tra le braccia come un bambino appena nato»; e Diego risponderà: «Frida è l’unico esempio nella storia dell’arte di un’artista che si è strappata il seno e il cuore per dire la verità biologica di quel che sente […] la pittrice più pittore e la miglior prova della rinascita artistica del Messico».