Studi e riscoperte. 3
Una nuova possibile attribuzione a Michelangelo

IL VOLTO
MISTERIOSO

Alcune riflessioni su un disegno di Michelangelo conservato al Louvre consente di proporre come di mano dell’artista anche un singolare profilo inciso nella pietra di Palazzo vecchio, a Firenze, finora attribuito all’artista solo da leggende popolari e ignorato dalla critica. E forse anche di ipotizzarne il soggetto.

Adriano Marinazzo

«Chi dire mai chella f[osse] di mia mano», Michelangelo scrisse questi versi su un foglio oggi conservato al Louvre(1). Forse questa frase ironica si riferisce al disegno raffigurante la Madonna col Bambino e sant’Anna che l’artista realizzò nella parte superiore del foglio a echeggiare lo stile elegante e rarefatto tipico di Leonardo. Oltre a questo gruppo Michelangelo, nella parte inferiore del foglio, disegnò un nudo e un profilo maschile.

Poco si sa di questi tre disegni. Non sappiamo se fossero destinati a progetti scultorei o pittorici. La tecnica grafica, in particolare quella del drappeggio di sant’Anna, fa pensare a un disegno giovanile di Michelangelo. Gli studiosi concordano nel datare i disegni agli inizi del XVI secolo. A quel tempo l’artista era appena tornato a Firenze da Roma. Dopo il suo arrivo ricevette tre importanti commissioni: la realizzazione delle dodici statue di apostoli per la cattedrale di Firenze (1503), il completamento della scultura del David (1501-1504) e l’affresco della Battaglia di Cascina (1504-1505, poi non realizzata, come gli apostoli). Gli ultimi due progetti erano destinati al luogo dove si riunivano le istituzioni del governo fiorentino, noto come Palazzo vecchio. Il David sarebbe stato posto accanto all’ingresso, mentre la Battaglia di Cascina doveva essere dipinta all’interno su una parete della sala principale (ora Salone dei cinquecento).

Ritornando al foglio del Louvre, possiamo ipotizzare che lo schizzo del nudo maschile fu probabilmente realizzato per un progetto scultoreo, questa figura richiama l’anatomia muscolare del David, specialmente nella parte addominale e anche per la posa contrapposta del busto e delle gambe come pure l’atteggiamento psicologico visibile nel volto leggermente abbozzato, che ha uno sguardo orgoglioso e penetrante.

Il terzo schizzo presente nel foglio, raffigurante un profilo maschile, è forse ancora più misterioso dei primi due, ed è quasi ignorato dagli studiosi. Per quale motivo Michelangelo disegnò questo profilo? Non sembra essere uno studio né un ritratto satirico e non credo sia stato concepito da Michelangelo per un progetto artistico. 

Più che altro questo profilo sembra essere un ritratto realistico realizzato dal vivo. Michelangelo con la penna a inchiostro (usata anche per gli altri due disegni) tracciò linee decise per definire le caratteristiche della persona ritratta, che presenta la gola col pomo d’Adamo fortemente pronunciato, il mento rotondo e sporgente, le labbra carnose, il naso prominente e irregolare, l’occhio grande e profondamente infossato, la fronte alta coronata da copiosi capelli ricci.

In questo articolo si vuole per la prima volta portare l’attenzione su una intrigante somiglianza: il nostro schizzo sembra essere la versione grafica del profilo di testa maschile scolpito ad altezza d’uomo tra la porta d’entrata e l’angolo destro della facciata di Palazzo vecchio. La ragione di questo rilievo è oscura. Un’antica leggenda popolare lo attribuisce a Michelangelo, l’artista l’avrebbe inciso per ridicolizzare una persona a lui non gradita.


Questo profilo sembra essere un ritratto realistico realizzato dal vivo

Sembra ovvio che chiunque abbia scolpito questo ritratto lo abbia fatto con il permesso delle autorità cittadine, infatti la facciata di Palazzo vecchio era costantemente presidiata. Quindi possiamo presumere che il suo autore abbia goduto di una certa considerazione e libertà d’azione.


Michelangelo, Testa maschile vista di profilo, Londra, British Museum, Inv. n. 1895.0915.495.


Michelangelo, particolare di testa maschile vista di profilo in un foglio da Oxford, Ashmolean Museum, Inv. Parker II (1956), n. 291 v.



Michelangelo, Madonna col Bambino e sant’Anna, Parigi, Musée du Louvre, Département des Arts Graphiques, Inv. 685 r.

Lo stile fortemente caratterizzato del profilo scolpito sembra vicino a quello dei profili di teste maschili disegnati da Michelangelo nei primi anni del XVI secolo. Quindi anche il ritratto di Palazzo vecchio potrebbe essere datato all’inizio del Cinquecento.

Sembra invece improbabile che sia stato realizzato da un artista anonimo in un periodo successivo con l’intento d’ingannare gli ingenui appassionati d’arte che visitavano Firenze durante il Grand Tour tra il XVII e XVIII secolo. Va ricordato che Palazzo vecchio era l’edificio civico più importante di Firenze, il simbolo e l’orgoglio della città, a nessuno (tranne che a uno scultore riverito e rispettato) sarebbe stato permesso d’incidere un profilo sulla facciata. Non esiste nessun altro ritratto scultoreo simile a quello qui analizzato realizzato sulla facciata di un edificio storico fiorentino.

La discussione su questa attribuzione si sposta dal mito della leggenda popolare a un’area più consona di studi specialistici

Va anche ricordato che nel XIX secolo furono fatti diversi restauri a Palazzo vecchio, tra i quali i più importanti furono la rimozione dell’Arengario all’inizio del secolo e il restauro della torre pochi decenni dopo(2). Nonostante questi interventi, il nostro profilo è sopravvissuto poiché evidentemente ritenuto di una certa importanza.

Inoltre, se qualcuno avesse voluto creare un’opera falsa da attribuire a Michelangelo, sicuramente non avrebbe optato per un soggetto come quello che stiamo analizzando, ma avrebbe scelto un tema d’ispirazione classica più facile da proporre come un lavoro originale del grande artista.

Bisogna anche notare che questo profilo è stato scolpito su una bozza di pietraforte, quindi (a causa delle caratteristiche del materiale) non facile da modellare(3), poco adatto per la scultura, di conseguenza l’esecuzione dell’opera richiese una mano esperta e capace(4).

Per i motivi descritti sopra è possibile ipotizzare un coinvolgimento di Michelangelo nella realizzazione del rilievo di Palazzo vecchio. Resta da capire il motivo e chi è la persona ritratta.

Se datiamo l’opera all’inizio del XVI secolo, la sua esecuzione coincide con la collocazione nel 1504 della monumentale statua del David a sinistra dell’ingresso del palazzo. La collocazione del cosiddetto Gigante o Colosso era stata decisa da un nutrito comitato che aveva coinvolto gli artisti più prestigiosi di quel tempo, tra cui Leonardo da Vinci, Sandro Botticelli, Filippino Lippi, Pietro Perugino, Lorenzo di Credi, Antonio e Giuliano da Sangallo, Andrea della Robbia, Cosimo Rosselli, Davide Ghirlandaio, Piero di Cosimo, Andrea Sansovino e il caro amico di Michelangelo Francesco Granacci.

Quest’ultimo probabilmente faceva le veci dell’artista poiché Michelangelo non poteva fare parte del comitato. I membri della commissione proposero essenzialmente due opzioni per la collocazione del David: una prevedeva il suo posizionamento sotto la Loggia dei lanzi mentre l’altra collocava la statua vicino alla porta d’ingresso di Palazzo vecchio.

È curioso notare come il nostro profilo sia rivolto verso il David (quella che vediamo oggi in loco è una replica, come è noto: l’originale si trova alla Galleria dell’Accademia), forse rappresenta uno dei membri del suddetto comitato. Potrebbe essere un tributo di Michelangelo all’amico Granacci, figura fondamentale nelle fasi formative del grande artista; Giorgio Vasari scrive che Michelangelo era molto legato a Francesco tanto da «amarlo sopra tutti gl’altri amici»(5). Vasari nelle Vite pubblica un ritratto raffigurante Granacci che, pur essendo di tre quarti e non di profilo, presenta alcune somiglianze con il rilievo di Palazzo vecchio, si pensi ai capelli voluminosi e ricci, alla fronte alta, al naso pronunciato, alle labbra carnose e agli occhi grandi e infossati.

Secondo Ascanio Condivi - amico e biografo contemporaneo del Buonarroti -, Francesco Granacci aiutò il giovane Michelangelo a esercitarsi nell’arte della grafica «accomodandolo di disegni»(6). Il foglio su cui Michelangelo schizzò il piccolo profilo si trovava nella casa dell’artista sin dalla sua infanzia, infatti apparteneva al bisnonno Buonarroto di Simone Buonarroti(7).

È affascinante ipotizzare che Michelangelo durante i primissimi anni di formazione abbia ritratto su questo antico foglio il profilo dell’amico Francesco. In tal caso, lo schizzo sarebbe antecedente alla versione del ritratto scultoreo di Palazzo vecchio. Tuttavia, l’identificazione (e quindi il motivo) della persona ritratta nel rilievo rimane (così come per lo schizzo del Louvre) una domanda aperta, mentre l’attribuzione del ritratto scultoreo alla mano di Michelangelo è più plausibile.

È vero che nel periodo del Grand Tour, come anche nel XIX secolo, sono stati prodotti molti falsi rinascimentali, ma quelli erano oggetti che potevano essere venduti, come mobili, disegni, dipinti, sculture. Sembra quasi impossibile che la dignità del monumento che rappresenta le virtù civiche di Firenze potesse essere intaccata creando un’opera falsa di Michelangelo che non poteva generare alcun profitto in quanto invendibile e tanto meno essere esportata. La convinzione secondo cui il rilievo scultoreo sarebbe un falso ha portato gli studiosi a non analizzare quest’opera che di conseguenza è rimasta completamente ignorata dalla critica.

Attraverso questo articolo (il primo sull’argomento) la discussione su questa attribuzione si sposta dal mito della leggenda popolare a un’area più consona di studi specialistici. Questo non dovrebbe sorprendere, dopo tutto anche Michelangelo affermava: «Chi dire mai chella f[osse] di mia mano?».



David (replica) fotografato dalla posizione in cui si trova il profilo inciso sulla parete di Palazzo vecchio, Firenze, piazza della Signoria.

(1) Per la bibliografia inerente questo foglio si veda C. Bambach, Michelangelo. Divine Draftsman & Designer, New York 2017, pp. 291-292.

(2) Sul tema si veda C. Francini, Palazzo Vecchio. Officina di opere e di ingegni, Milano 2007, pp. 263-269.

(3) Michelangelo era abituato a incidere il suo simbolo sui blocchi di marmo che poi avrebbe utilizzato per progetti scultorei e architettonici, una pratica imparata dagli scalpellini del passato, come è evidente dai simboli incisi sulle bozze di pietraforte ancora visibili sulle facciate di palazzo Medici Riccardi e palazzo Pitti.

(4) Michelangelo utilizzò la pietraforte per la realizzazione delle cosiddette finestre “inginocchiate” di palazzo Medici Riccardi (1517).

(5) G. Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori nelle redazioni del 1550 e 1568, a cura di R. Bettarini e P. Barocchi, Firenze 1966-1969, vol. 4, p. 602.

(6) A. Condivi, Vita di Michelangelo Buonarroti scritta da Ascanio Condivi suo discepolo, Pisa (presso Niccolò Capurro) 1553 (ed.1823), p. 4.

(7) C. Bambach, op. cit., pp. 50-52.

ART E DOSSIER N. 379
ART E DOSSIER N. 379
SETTEMBRE 2020
In questo numero: RICORDO DI VITTORIO GREGOTTI. La forma e il contesto. IL MISTERO OLTRE L'IMMAGINE. Key Sage la surrealista. L'artista veggente cieco. Un'ipotesi per Michelangelo. IN MOSTRA: Fornasetti a Parma. Caravaggeschi a Roma.Direttore: Philippe Daverio