Dall’ingresso si passa a un’anticamera dove la pittura trionfa: ritratti, paesaggi, Prampolini, Scipione, Boccioni, Soldati, Marussig, Severini. Le tele invadono anche il bagno: dentro la vasca, un’enorme tela astratta di Ralph Rumney. I coniugi, mi confida la guida, di bagno ne utilizzavano un altro.La camera degli ospiti accoglie in parti uguali figure umane e paesaggi e una Madonna di terracotta di Marini, che con una mano regge il bimbo e con l’altra la poppa. Di fronte, bagnanti, nudi, pescatori e donnacce - che parola orribile.
È un bel quadro di Casorati invece la Donnaccia, in compagnia di Funi, e ancora di Marussig e Carrà, autori anche dei paesaggi e delle nature morte che decorano questa stanza e guardano un lungo tavolo di radica e il volto pacifico di un Buddha del IV secolo.
Subito dopo entriamo nella sala di Sironi, con quadri di tutti i gusti e tutte le dimensioni. Un grande Figliol prodigo, diversi ritratti femminili, un eremo attorniato dalle sue classiche periferie urbane, fino a due piccolissime tele di gusto dechirichiano sopra a una credenza in noce intarsiata di pergamena che Sironi ha disegnato, insieme al tavolo e alle sedie. Sironi, qui, ancora tanto amato.
La sala centrale è uno scoppio di luce rifratta, qui si ballava e si ascoltava la musica; troneggia una splendida radio con giradischi del 1930 in radica. Di fronte, una vetrina protegge ceramiche sacre di Fontana accanto al “GIUBO” dorato in scala, il “giunto Boschi” brevettato dall’ingegnere, un giunto di trasmissione ancora oggi prodotto e venduto in tutto il mondo.
Non c’è motore che non l’abbia in dotazione. Una piccola opera d’arte insomma, adagiata tra un Achrome di Manzoni e un Concetto spaziale di Fontana. Le ceramiche antiche vengono soprattutto dal Sud America, tonde, allegre, colorate, rosse e nere. Colorate come i quadri sulla parete sinistra, un’esplosione di colore, dove prevale Birolli, tra Guttuso e Sassu, poi i grigi di Morandi. Sul tavolino di radica di Portaluppi, una testa di bambino di Manzù. Il lampadario è di Venini, per non rinunciare proprio a nulla.
Next door, “the grand piano”, de Chirico e il bovindo. Gli occhi non sanno dove fermarsi, come saziarsi, in questa grande stanza d’angolo, una sala estremamente accogliente. Su questi grandi divani, ricoperti da un tessuto di Mendini, vorrei accoccolarmi e leggere e mordicchiare qualche cioccolatino buonissimo, accarezzata dallo sguardo di tutti i ritratti di Campigli appesi al muro.