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il leonardesco
più quotato

di Daniele Liberanome

chi fu il miglior allievo di Leonardo a Milano? A metà Ottocento, l’indecisa Accademia di Brera ne scelse ben quattro - Marco d’Oggiono, Andrea Salaino, Cesare da Sesto e Giovan Antonio Boltraffio - e li immortalò accanto al grande maestro nel monumento di piazza della Scala. Il mercato dell’ultimo ventennio non è del tutto d’accordo con la scelta degli accademici e non colloca quei quattro ai vertici delle quotazioni dei leonardeschi lombardi. Anzi, per alcuni di loro, i collezionisti dimostrano scarso interesse perfino quando giunge in asta un dipinto autentico, fatto rarissimo perché la maggior parte delle loro opere è andata perduta oppure si trova in qualche museo. Cesare da Sesto (1477-1523) è fra i meno apprezzati, anche se percorse in lungo e in largo l’Italia dipingendo in spazi pubblici a Roma, Napoli e in Sicilia e perfino se qualche sua opera ha varcato la Manica e qualcun’altra l’oceano. L’8 dicembre 2007, Hampel di Monaco offrì una Sacra Famiglia di sua mano e tipicamente leonardesca, specie nella figura e nei colori del piccolo Gesù. Per mancanza di parametri di riferimento e fors’anche per scarsa conoscenza del periodo e dell’autore, la casa d’asta non pubblicò alcuna stima, ma il gioco dei rialzi si fermò appena a quota 65mila euro. Da notare che questo rimane il miglior risultato in asta per Cesare. Basse sono anche le recenti quotazioni di Giovan Antonio Boltraffio (1467-1516), molto amato dagli accademici, tanto che continua a occupare pagine nei libri divulgativi di storia dell’arte. Nel 1992, il 10 luglio, un suo olio su tavola, Madonna col Bambino, comparve nella prestigiosa sala londinese di Christie’s. Anche stavolta la casa d’asta, pur essendo la più grande al mondo, non volle sbilanciarsi e non fornì alcuna stima, ma c’è da dubitare che rimase soddisfatta dell’equivalente di 95.500 euro alla fine fatturati. Ha forse sorriso di più per un carboncino e pastello dal titolo San Giovanni evangelista a mezzo busto, nonostante lo avesse considerato “attribuito” a Boltraffio, cioè non fosse certa che a disegnarlo fosse stato proprio l’artista. Decise di stimarlo ben 45-60mila euro, ossia con valori non molto lontani dal top lot. Ebbene, quel 25 gennaio 2005 a New York, finì per venderlo a 73mila euro, complice la piacevolezza del disegno e l’averlo inserito in una sessione d’asta di richiamo. Il risultato dihi mostra, peraltro, che i collezionisti si fidano degli esperti di pittura leonardesca lombarda, per cui anche un’opera da loro “attribuita” è considerata degna di attenzione. Gli altri discepoli di Leonardo che tanto piacevano all’Accademia di Brera, si vendono meglio. Gian Giacomo Caprotti (1480-1525) detto Salaì (“diavolo”) per il suo pessimo carattere, è oggi famoso per le tesi più o meno fantasiose che circondano la vita e l’opera di Leonardo. Si dice che proprio il Salaì, e non Lisa Gherardini, abbia posato come modello della Gioconda come aveva fatto per il San Giovanni evangelista dell’Ultima cena; si dice pure che, nella bottega, svolgesse i compiti di amante più che di pittore. Scandalo nello scandalo, lui stesso dipinse una Gioconda nuda androgina. Personaggio controverso, insomma, come piace a tanti collezionisti. Ecco allora che Sotheby’s di New York, quando presentò il 25 gennaio 2007 una Testa di Cristo - certamente del Salaì perché addirittura, quasi incredibilmente, firmata - raccolse più di 500mila euro, quasi il doppio della stima minima. Marco d’Oggiono (1475-1530) fu più prolifico in vita ed è quindi meno raro sul mercato. Il suo top lot è una Madonna col Bambino e il piccolo san Giovanni Battista che Sotheby’s di New York scambiò il 28 gennaio 2000 per 370mila euro, raddoppiando la stima. Ma più recentemente (il 7 luglio 2005) la stessa Sotheby’s di New York ha offerto una Sacra Famiglia ricavandone 110mila euro, valore comunque di tutto rispetto. Nello scegliere i discepoli da immortalare vicino a Leonardo, l’Accademia di Brera scartò Giovanni Pietro Rizzoli, o Ricci o Rizzi, detto Giampietrino (1495-1540 circa). Fece male, molto male, secondo collezionisti importanti come Robert Edsel. Questo noto scrittore americano, fra l’altro autore del romanzo Monuments Men di cui è recentemente uscito un film, aveva comprato a Milano una Madonna col Bambino alla finestra detta Madonna delle ciliegie del Giampietrino. Ci sono validi motivi per ritenerla autentica, anche perché se ne conoscono i numerosi passaggi di mano fin dal 1800; Edsel, poi, è stato tanto scaltro da inserirla in una mostra di richiamo, From the Private Collections of Texas: European Art, Ancient to Modern, organizzata dal Kimbell Art Museum a Fort Worth nel Texas (22 novembre 2009 - 21 marzo 2010), vicino a casa sua. Così, quando si trattò di rivendere il quadro, Sotheby’s fu in grado di sottolineare - a differenza dell’Accademia di Brera a metà Ottocento - che Giampetrino era un leonardesco particolarmente capace e fedele, e che quel dipinto era un suo capolavoro. Lo stimò 450- 670mila euro. Ma il 27 gennaio 2011 la competizione in sala fu tale, che il prezzo di aggiudicazione venne fissato addirittura a 2 milioni di euro. Certo, si tratta di un dipinto di qualità eccelsa, ma anche Maria Maddalena offerta da Christie’s il 21 gennaio 2010 ha fatto un’ottima figura, finendo per essere pagata quasi 200mila euro, il doppio della stima. L’Accademia di Brera dovrebbe pensare di aggiungere una quinta scultura al monumento di piazza della Scala



Giovanni Pietro Rizzoli detto Giampietrino (1495-1540 circa), Maria Maddalena.

Giovanni Pietro Rizzoli detto Giampietrino (1495-1540 circa), Madonna col Bambino alla finestra detta Madonna delle ciliegie.

ART E DOSSIER N. 309
ART E DOSSIER N. 309
APRILE 2014
In questo numero: CARICATURE E BIZZARRIE Da Leonardo a ''Frigidaire'' da Daumier a Jossot e a Jacovitti. IN MOSTRA: Cinquecento inquieto, La città, Rosso, Brancusi, Ray.Direttore: Philippe Daverio