Grandi mostre. 4 
Leonardo, Metsys e le teste grottesche

rinascenza
anti graziosa

Accanto all’esaltazione della bellezza e dell’armonia delle forme, Firenze vede nel Quattrocento l’affermarsi di un registro caricaturale che trova in Leonardo una fortunata espressione e notorietà. Tanto da varcare i confini italiani e da ispirare pittori come Metsys.

Sara Taglialagamba

e

ntro la cultura figurativa del Quattrocento, che a Firenze consacra e diffonde l’idea della bellezza, della rappresentazione armonica ed equilibrata delle forme e dei sentimenti, servendosi del canone classico recuperato in forma idealizzante e selettiva, si dipana anche un filone sotterraneo e alternativo, non apollineo, ma dionisiaco, eccessivo, inaspettato, umorale. In parallelo al tentativo da parte di Leonardo di rappresentare la bellezza assoluta e la perfezione armonica, la cui codificazione ideale potrebbe essere vista proprio nell’Homo ad circulum, gli studi fisionomici e i disegni di teste caricaturali irrompono come una novità assoluta e straordinaria. Le fisionomie grottesche e i temi comico-umoristico-burleschi erano già diffusi nell’ambiente fiorentino, come dimostra un gruppo di disegni attribuito a Verrocchio( 1). Ne seguiva una predilezione per il gusto nordico, la cui presenza era assicurata sia da opere d’arte - come i dipinti e i “panni fiandreschi” - importate dai banchieri fiorentini che esercitavano la propria attività a Nord delle Alpi, sia dall’ampia circolazione di stampe e incisioni fiamminghe. Anche le immagini di Leonardo conobbero una straordinaria fortuna, tanto da essere già note all’inizio del Cinquecento nei Paesi Bassi come testimoniano le traduzioni in pittura di Quentin Metsys, capostipite della scuola di Anversa. Oltre alla Vergine col Bambino in un paesaggio (Poznan´ , Muzeum Narodowe), in cui Metsys riprende la Sant’Anna di Leonardo, si assiste a una comunanza fra i due nell’ambito del grottesco.
Uno dei temi privilegiati è quello dell’adescamento, sviluppato da Mestys in due versioni: la Coppia mal assortita di Washington e il Matrimonio grottesco del museo di San Paolo del Brasile. Quest’ultimo doveva basarsi su un perduto disegno di Leonardo reso poi noto dalle copie di Georg Hoefnagel (1602) e di Wenceslaus Hollar (1646), anche se Metsys doveva aver ben presente sia la composizione passata in area veneta con Andrea Zuan attorno al 1505, sia i disegni RL 12495 e 12449(2). È nelle teste grottesche che le “deformis formositas ac formosa deformitas” prendono il sopravvento.


Quentin Metsys, La duchessa brutta (1513 circa), Londra, National Gallery of Art.

Francesco Melzi (?), Testa grottesca di vecchia (1510-1520 circa), Windsor, Royal Library, RL 12492.


Leonardo da Vinci, Testa grottesca di donna (1495 circa), Washington, National Gallery;


Disegno grottesco di sposa scortata da un paraninfo (1495 circa), Windsor, Royal Library, RL 12449. 

Ridicolizzazione della vanità, tentativo di satira contro le donne non più giovani

Alla base del dipinto con la Duchessa brutta(3) di Londra troviamo il disegno Testa grottesca di donna(4) nel quale Leonardo rappresenta il decadimento fisico femminile con un marcato intento di satira pungente, che, senza scadere mai nel parodico, vuole colpire le donne che non si arrendono ad accettare il passare del tempo. Pur mantenendo una certa aderenza al reale, i tratti fisionomici sono esasperati in maniera iperbolica: il naso diventa corto a dismisura, le orecchie accartocciate su se stesse, la fronte bombata in maniera innaturale. L’artificiosa acconciatura a cono, ingentilita dalle trasparenze del velo e valorizzata dal grande diadema posto sulla sommità della testa, contrasta fortemente con il volto segnato dall’evidente decadimento senile, con la postura ricurva e con i tratti adunchi e prominenti. L’allacciatura del corsetto, caratterizzato dalla profonda scollatura che lascia scoperte le spalle, ha l’effetto di comprimere la pelle avvizzita dei seni tra cui è posto un fiore, inutile vezzo per valorizzare il décolleté. Ridicolizzazione della vanità, tentativo di satira contro le donne non più giovani, esempio dell’osceno repulsivo per il contrasto stridente tra i ricercati ornamenti femminili e la realtà impietosa dell’età, tale disegno si pone all’apice delle più satiriche e feroci rappresentazioni caricaturali di Leonardo.
Più di questa piccola testa grottesca, a ispirare il pittore di Anversa fu il foglio RL 12492 di Windsor, modellato su un disegno autografo di Leonardo poi perduto, forse da attribuire all’allievo Francesco Melzi. Entrambi - il dipinto e il disegno - condividono l’impostazione frontale a mezzo busto, simile a un ritratto - per questo è stato proposto di identificare l’effigiata da Metsys con Margarete Maultasch (1318-1369), duchessa di Carinzia e contessa del Tirolo - che sembra liberarsi dal tentativo leonardesco di studio anatomico-scientifico del decadimento, preoccupandosi più dell’eccezionale resa dei particolari. L’impietosa realtà senile, evidenziata dal vezzoso atteggiarsi, è descritta nel dipinto grazie a una magistrale orchestrazione di chiaroscuri che danno risalto all’atonicità della pelle, alle rughe profonde, all’atipica struttura cranica, al naso piccolo, alla bocca introflessa, alla fronte larga e agli occhi incavati. Tratti che, a causa dell’evidente deformazione fisiognomica, avevano fatto pensare che l’effigiata fosse affetta da un’osteite deformante, nota come morbo di Paget. L’immagine colpisce anche per la straordinaria consistenza materica della cuffia borgognona ricamata, per il candore della stoffa del velo orlato e per la raffinatezza del gioiello in oro decorato da pietre preziose e perle. Il dipinto di Metsys colpisce per la spettacolarità dell’immagine, da collegarsi alla sua vocazione di farsi portatrice di un messaggio, in questo caso specifico partecipe della temperie culturale caratterizzata dalla progressiva attenzione agli aspetti trascendenti e irrazionali grazie al successo di opere come Das Narrenschiff di Sebastian Brandt (Basilea 1494) e dell’Elogio alla follia di Erasmo da Rotterdam, scritto nel 1509 ma pubblicato nel 1511. Così come Albrecth Dürer, e Hans Holbein il Giovane, Quinten Massys era molto legato a Erasmo(5). Per lui, il pittore realizzò un doppio ritratto, pensato come dono da inviare a Tommaso Moro, autore dell’Utopia nel 1516, che raffigurava Erasmo e il cancelliere Pierre Gillis in occasione della venuta del pensatore a Anversa nel 1517. L’opera è una testimonianza dei legami personali e culturali che legavano tra loro il pittore e tre grandi protagonisti come Gillis, il Moro e Erasmo, e, allo stesso tempo, è indice della doppia influenza che veniva a esercitarsi tra l’arte e il pensiero filosofico-politico nei paesi nordici.

Gruppo di cinque personaggi grotteschi (1495 circa), Windsor, Royal Library, RL 12495.


Jacob Hoefnagel, da Leonardo, Coppia mal assortita (1602), Vienna, Albertina.


Wenceslao Hollar, Coppia mal assortita (1646).

Nel disegno di Leonardo, invece, prevale l’interesse di fermare in un’umanità caricaturale un’indagine scientifica al pari degli studi anatomici eseguiti a Milano e delle diagnosi patologiche di cui è informato grazie all’amico Antonio Benivieni, autore nel 1507 del De abditis nonnullis ac mirandis morborum et sanatorium causis. Diverse le tecniche seguite, ma cambia soprattutto il modo di restituire l’immagine: da un lato la mimesi fiamminga del particolare, dall’altro l’incessante ricerca del “divenire”, che indaga la corruzione del corpo senza mezzi termini, dove il monito morale diventa soltanto un pretesto. La stessa ricerca incessante che avrebbe portato Leonardo a invecchiare impietosamente i tratti eterei e senza tempo della Leda, a dimostrazione che «Cosa bella mortal passa e non dura» (Codice Foster III, fol. 72r)(6).

da Leonardo, Caricatura (Leda invecchiata) (XVII secolo), Parigi, Musée du Louvre.


Qui sotto, da Leonardo, Leda e il cigno (1515-1520 circa), Roma, Galleria Borghese.

(1) Il gruppo, costituito da otto disegni raffiguranti personaggi grotteschi impegnati in danze moresche e scene comico-burlesche (Firenze, GDSU, inv. 2321 F-2328 F), fu attribuito a un’orbita nordica, poi pollaiolesca e infine verrocchiesca grazie a Ragghianti. Cfr C. L. Ragghianti, G. Dalli Regoli, Firenze 1470-1480, disegni dal modello: Pollaiolo, Leonardo, Botticelli, Filippino, Pisa 1975, pp. 24-25; G. Dillon, Una serie di figure grottesche, in Florentine drawing at the time of Lorenzo the Magnificent, a cura di E. Cropper, Bologna 1994, pp. 217-230.
(2) Clark e Pedretti sottolineano le analogie tra i disegni di Leonardo e le opere fiamminghe di Metsys, in particolare, i fogli RL 12447 e 12449 di Windsor; cfr. The drawings of Leonardo da Vinci in the Collection of Her Majesty the Queen at Winstor Castle, a cura di K. Clark, revisione C. Pedretti, Londra-New York 1968, vol. I, pp. 84-85; P. Trutty-Coohill in The drawings of Leonardo da Vinci and his circle in America, a cura di C. Pedretti, Firenze 1993, p. 196 e supra, pp. 18-19; S. Taglialagamba in I cento disegni più belli dalle raccolte di tutto il mondo di Leonardo da Vinci, scelti e presentati da C. Pedretti, catalogo a cura di S. Taglialagamba, Firenze 2013, scheda 28, pp. 86-87.
(3) Non è certo, ma avrebbe potuto far parte di un dittico come proverebbe una incisione di Hollar che raffigura una coppia di amanti nella quale la “duchessa brutta”. Si veda L. Silver, The paintings of Quinten Massys with catalogue raisonné, Oxford 1984.
(4) La piccola immagine faceva un tempo parte della raccolta di Chatsworth. Si veda C. C. Bambach in Leonardo da Vinci Master Draftsman, catalogo della mostra (New York 2003) a cura di C. C. Bambach, New York 2003, scheda 39, pp. 90-93 e bibliografia relativa.
(5) La “duchessa brutta” sembra riflettere alcune teorie esposte da Erasmo nell’Elogio della Follia. Nel capitolo 31 si legge: «Ma nulla c’è di più spassoso di certe vecchie praticamente già morte tanto sono decrepite, a tal punto cadaveriche da sembrare reduci dagl’inferi, ma che hanno sempre sulle labbra il ritornello: “La vita è bella”; fanno ancora le vezzose; mandano sentore di capra - come dicono i Greci; conquistano a caro prezzo un qualche Faone, s’imbellettano di continuo». Segue una descrizione non troppo lontana dalle fattezze della Duchessa brutta di Metsys, che ne sembra quasi un alter ego grafico. Per il rapporto tra Erasmo e le arti cfr E. Panofsky, Erasmus and the Visual Arts, in “Journal of the Warburg and Courtauld Institutes”, XXXII (1969), pp. 200-227.
(6) A ben vedere l’immagine della Leda invecchiata fu la base per le incisioni di Hoefnagel e Hollar, oltre che per i dipinti di Metsys. Cfr S. Fabrizio-Costa,“Elena quando si specchiava…”, in “Achademia Leonardi Vinci”, X (1997), pp. 89-100.

ART E DOSSIER N. 309
ART E DOSSIER N. 309
APRILE 2014
In questo numero: CARICATURE E BIZZARRIE Da Leonardo a ''Frigidaire'' da Daumier a Jossot e a Jacovitti. IN MOSTRA: Cinquecento inquieto, La città, Rosso, Brancusi, Ray.Direttore: Philippe Daverio