Camera con vista 


ANNE VERRÀ

di Luca Antoccia

Per una volta la camera con vista, che questa rubrica evoca, è dedicata a quella reale e speciale da cui Anne Marie Frank guarda il mondo, da cui scruta nuvole e porzioni di cielo azzurro con la stessa attenzione con cui studia i movimenti dei passanti per la strada, alla ricerca di indizi sulla fine della guerra. È un’immagine presa dal ricchissimo e bellissimo documentario #Anne Frank. Vite parallele. Guardare è amare, amare la vita e gli altri. Questo vale per Anne, per le registe (Sabina Fedeli e Anna Migotto) e per gli attori. La camera da cui si affaccia Anne, in uno straordinario spezzone cinematografico di repertorio, è uno dei cuori segreti del film. Per un attimo sorride, poi viene evidentemente chiamata e si volta verso l’interno, per poi tornare a guardare davanti a sé la strada, i canali, le persone. Questa è la magia di questa ragazzina e insieme del cinema che, diversamente da una foto, sottrae al tempo e alla morte non solo un attimo ma anche un’intera, preziosissima, sequenza di movimenti, preziosi proprio perché quotidiani. In essi l’atto di guardare sembra esserne, come una splendida metafora, premessa e suggello. Le due registe sono andate a scovare lo sguardo vigile e vivo di altre Anne, oggi novantenni, sue coetanee ma sopravvissute ai campi di sterminio. Con la scommessa, forse, che dai loro occhi, dalle loro vite e ferite, torti e riparazioni, possa arrivarci un po’ della esperienza vissuta da Anne Marie Frank, e allo stesso tempo quella parallela vita che non c’è stata ed è solo cinematografica. Scommessa vinta, come quando, in un delicato passaggio, siamo alle prese con tre generazioni che hanno sofferto la tragedia della Shoah sulla propria carne e psiche anche se in modo diverso: Adriana, la nonna sopravvissuta, la figlia, il giovanissimo nipote che, al posto dei tanti possibili disegni, si fa tatuare sul braccio il numero della nonna, una volta entrato finalmente in contatto con lei, con il suo passato, con il proprio futuro nel campo di concentramento.
È un film che apre al domani e si rivolge a ogni adulto capace di trasmettere valori, a educatori e insegnanti come a studenti, specialmente della scuola superiore.
La quindicenne che fa da “fil rouge” al film sulle tracce della protagonista, andando da Auschwitz ad Amsterdam, passando per Parigi e Praga, inviando brevi post su Instagram, è il simbolo di tutte le Anne che, speriamo libere, verranno.


Alcune scene di #Anne Frank. Vite parallele (2019), di Sabina Fedeli e Anna Migotto.


Alcune scene di #Anne Frank. Vite parallele (2019), di Sabina Fedeli e Anna Migotto.


Alcune scene di #Anne Frank. Vite parallele (2019), di Sabina Fedeli e Anna Migotto.

ART E DOSSIER N. 377
ART E DOSSIER N. 377
GIUGNO 2020