Letture iconologiche
Diavoli e pipistrelli

PRESENZEDEMONIACHE

Per molti secoli la pittura occidentale ha associato il pipistrello alle forze del male, ai demoni che vivono nell’oscurità e abitano le paure umane, figure infernali che si manifestano nel mondo con la morte, la distruzione e la pestilenza.

Mauro Zanchi

Un oscuro filo lega il destino di molte persone ai pipistrelli, dai quali ha avuto origine il virus SARS-CoV-2, causa della pandemia Covid-19 che sta mietendo numerose vittime in tutto il mondo. Attraverso un percorso più o meno tortuoso, anni fa sono approdati alla nostra specie anche l’ebola, la Sars, il virus Nipah e molti altri, inoculati nell’essere umano proprio dal mammifero che vola nell’oscurità notturna(1). Nella cultura occidentale, da secoli la figura del pipistrello è stata associata alle forze del male, ai demoni che vivono nell’oscurità, nei meandri più reconditi delle paure umane. La sua abitudine a dormire a testa in giù, in modo contrario agli altri animali, la sua attività notturna, la sua pelle viscida, le ali membranacee, gli artigli e la dentatura con canini appuntiti hanno sicuramente motivato una visione ostile nei suoi confronti: la serie di elementi negativi ha portato a considerarlo un rappresentante delle forze del male, che si oppone alla luce divina. In considerazione di quello che sta succedendo ora, colpisce, per la forza icastica, la figura della Morte immaginata da Buffalmacco nell’affresco del Camposanto monumentale di Pisa. È descritta nelle sembianze di donna anziana che vola con ali di pipistrello, tenendo in mano una falce messoria, poco sopra corpi di defunti, dalle cui bocche escono animule (raffigurate come bimbi nudi), che vengono afferrate da un angelo e da un diavolo, anch’egli con ali di pipistrello. In alto, intanto, nel cielo è in corso una lotta serrata tra angeli e demoni in volo, dove le due fazioni si contendono le anime, per poi trasportare i reprobi all’inferno e gli eletti in paradiso. Le membrane che caratterizzano le ali dei diavoli producono complessi e invisibili vortici d’aria che garantiscono la propulsione.
Nel campo dell’arte chi per primo ha collegato gli elementi negativi del pipistrello alle figure demoniache?
Un accenno è visibile nell’affresco realizzato nel XIII secolo da un religioso danese nella chiesa di Tuse, dove compaiono diavoli che volano con ali da pipistrello attorno alla bocca dell’Inferno.


Giotto, La cacciata dei diavoli da Arezzo (1290-1292), particolare, Assisi, Basilica superiore.

(1) Si suppone che il contagio si sia verificato inizialmente nei “mercati umidi” cinesi, dove gli animali vengono venduti vivi e macellati in condizioni igieniche non adeguate. SARS-CoV-2 non è l’unico coronavirus che viene dal pipistrello. Ovviamente il problema è anche e soprattutto il comportamento di certi individui, che hanno venduto i pipistrelli, e la commercializzazione dell’“esotico”, che ha favorito e accelerato la trasmissione di malattie dagli animali selvatici alle persone.

Molti diavolacci dalle ali a membrana
compaiono nelle scene infernali
del Giudizio universale


E qualche figura demoniaca con ali di pipistrello è presente anche in codici miniati medievali e tra i “gargoyles” scolpiti sulle cattedrali gotiche francesi. In Italia forse è Giotto (o Pietro Cavallini o un altro maestro) a inaugurare questa iconografia nella Cacciata dei diavoli da Arezzo (1290-1292), nella basilica superiore di Assisi: san Francesco e il suo confratello liberano la città toscana dalla presenza dei demoni, raffigurati in stormo e tutti con ali di pipistrello. Nel Trecento molti diavolacci dalle ali a membrana compaiono nelle scene infernali del Giudizio universale(2). Alcuni esempi sono presenti nel Giudizio universale (1303-1305) della cappella degli Scrovegni e nella Discesa al Limbo (1315 circa) di Giotto, nella Discesa di Gesù agli Inferi (1365-1368) dipinta da Andrea di Bonaiuto nel Cappellone degli spagnoli, in Santa Maria Novella a Firenze, nell’Inferno affrescato da Taddeo di Bartolo nel 1393 nella collegiata di San Gimignano, a poca distanza da Siena. In alcuni dipinti, minuscoli pipistrelli escono dalla bocca dei moribondi che hanno commesso peccati, o diavoletti con ali membranacee afferrano un piatto della bilancia, mentre san Michele pesa l’anima del defunto, come per esempio nella versione di Guariento di Arpo, del 1350, ora conservata a Padova, nei Musei civici agli Eremitani. Nei periodi di peste i fedeli pregavano e chiedevano l’aiuto della Madonna della Misericordia, considerata colei che protegge il popolo, con il suo mantello, dai dardi pestilenziali che cadono dal cielo.


Buonamico Buffalmacco, Trionfo della morte (1336-1341), particolare, Pisa, Camposanto monumentale.

(2) Cfr. Dante Alighieri, Divina Commedia (composta tra il 1304/07 e il 1321), Inferno, XXXIV, vv. 22-54: «Sotto ciascuna uscivan due grand’ali, / quanto si convenia a tanto uccello: / vele di mar non vid’io mai cotali. / Non avean penne, ma di vispistrello / era lor modo; e quelle svolazzava, / sì che tre venti si movean da ello: / quindi Cocito tutto s’aggelava. / Con sei occhi piangea, e per tre menti / gocciava ‘l pianto e sanguinosa bava».

Anonimo artista danese, Diavoli all’inferno (XIII secolo), Tuse (Danimarca), chiesa.


Particolare della Discesa di Gesù agli inferi (1365-1368), di Andrea di Bonaiuto, Firenze, Santa Maria Novella, Cappellone degli spagnoli.


Particolare della Discesa di Gesù agli inferi (1365-1368), di Andrea di Bonaiuto, Firenze, Santa Maria Novella, Cappellone degli spagnoli.

Pare che si sia insediato
qualcosa di temibile, forse
sottilmente infernale


L’insolita Madonna del Carmelo, dipinta da Moretto attorno al 1522, è raffigurata con un ampio mantello dai colori plumbei. L’esasperata estensione orizzontale della stoffa, larga come un esteso volo in sospensione nell’aria, fa sembrare il mantello - attributo della misericordia - come una presenza sinistra con ali oscure. Pare che si sia insediato qualcosa di temibile, forse sottilmente infernale. I putti reggono le estremità del manto, che evoca ali di pipistrello. Al cospetto della Vergine sono presenti il beato carmelitano Angelo di Gerusalemme, con un giglio bianco fra le mani - il quale ebbe la conferma della regola da Onorio III nel 1226 - e il santo Simone Stock, che ebbe la visione dello scapolare del Carmelo; nella parte inferiore dell’opera sono raffigurati personaggi oranti, probabilmente componenti della famiglia che ha commissionato il quadro, alla quale appartenevano anche un religioso e una suora (qui velata). Il dipinto, forse anche a causa della sua iconografia ambigua ed enigmatica(3), aveva sedotto Antonio Canova, che lo acquistò a Roma presso la famiglia Ottoboni(4). È curioso come lo scultore fosse attratto da un’opera diametralmente opposta al suo modo di concepire le figure e le atmosfere. Forse è stato colpito da come Moretto(5) ha disposto le figure nello spazio: i santi, i religiosi e i devoti sono collocati come a formare idealmente una struttura ad andamento triangolare rovesciato, una forma cava scalare, che può essere percorsa con la mente, nel viaggio immaginario entro la struttura di una dimensione al contempo carnale e sacra. Perché il pittore bresciano ha dipinto il mantello in quella maniera? Come mai tutti gli astanti sono disposti in una atmosfera cupa, dove il cielo è tagliato orizzontalmente da nuvole oscure? Come mai ha suggerito la presenza dell’insidioso mammifero volante, solitamente associato ai demoni e a Satana? Moretto carica la sua opera come se fosse attraversata da un incantesimo nero, da una minaccia incombente, forse l’inarrestabile azione dell’epidemia che continuava a mietere vittime, nonostante le preghiere dei fedeli.
Una simile atmosfera avvolge ancora il mondo attuale, dove i credenti continuano a pregare, chiedendo che la pandemia venga debellata, mentre demoni-pipistrello volano nei reparti di terapia intensiva e cercano altre vittime nelle città deserte, dove il silenzio è rotto solo dalle sirene e dai drammi consumati negli interni delle case.


Taddeo di Bartolo, Inferno (1393), particolare con La punizione dell’accidia, San Gimignano (Siena), collegiata.


Guariento di Arpo, L’arcangelo Michele pesa le anime e combatte con un diavolo (1350), Padova, Musei civici agli Eremitani.

(3) Quando Canova morì, il suo fratellastro Giovanni Battista Sartori, che all’epoca era vescovo di Mindo, ereditò i beni dello scultore neoclassico. Il religioso non amava l’atmosfera ambigua dello stendardo, che riteneva lontana da una concezione solare della religione, e perciò nel 1827 si accordò con l’Accademia di Venezia, barattando l’opera con due dipinti di Palma il Giovane: Cristo nell’Orto degli ulivi e la Madonna in gloria con i santi.
(4) Secondo Begni Redona, il dipinto di Moretto fu acquistato dallo scultore Antonio Canova assieme a un gonfalone dalla famiglia Ottoboni: «Provengono forse da Pissincana, presso Pordenone, e questo fatto fece scrivere al Nicodemi che ve li portarono da Brescia gli eredi del vescovo Ottoboni e al Fiocco che la famiglia Ottoboni era originaria di Brescia e che a Pissincana possedeva dei terreni. La famiglia Ottoboni era in realtà di origine veneziana, e il rapporto con Brescia è legato unicamente al vescovo Pietro Ottoboni, eletto poi papa con il nome di Alessandro VIII, il quale tenne la sede episcopale dal 1654 al 1664 e quindi né lui né la sua famiglia ebbero rapporti col Moretto: se questi dipinti provengono da Brescia è solo perché l’Ottoboni ne venne in possesso attraverso eventi a noi sconosciuti» (P. V. Begni Redona, Alessandro Bonvicino - Il Moretto da Brescia, Brescia 1988, p. 122).
(5) Canova pensava però che la Madonna del Carmelo fosse un’opera di Pordenone.

Loyset Liédet, Pipistrello, in Jean Mansel, Histoires romaines (1454-1460), Parigi, Bibliothèque nationale de France, Arsenal ms. 5087, particolare del foglio 96v.


Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, Madonna del Carmelo (1522 circa), Venezia, Gallerie dell’Accademia.

ART E DOSSIER N. 377
ART E DOSSIER N. 377
GIUGNO 2020