La pagina nera


LA CASERMA
ORMAI SVUOTATA
E` UNA FALLA
SMISURATA

Bari: un ex edificio militare dell’aeronautica, in stile squisitamente razionalista, dedicato al politico Sidney Sonnino, è diventato un rudere dall’aspetto spettrale.
Inutilizzato da metà anni Novanta del secolo scorso, riceve “attenzione” solo nel 2015 quando passa allo Stato. Poi interviene il Comune nel 2019 ma nulla è cambiato.
Per fortuna, però, accanto a casi come questo, nella stessa città abbiamo anche qualche segnale di ripresa.

di Fabio Isman

Un gigante di vetro e di cemento è abbandonato a Bari, lungo la ferrovia, quasi alla stazione Marconi: tra il quartiere Madonnella e via Oberdan. L’edificio, del 1935, è ridotto a uno spettro. Sta cadendo a pezzi; però conserva il fascino delle sue linee e della forma, che ricorda una fortezza. In uno stile prettamente razionalista, dietro le vetrate ormai frantumate si vedono scale a spirale, con il corrimano; il color crema del suo cemento armato e le finestre rosse rappresentano un’ulteriore singolarità. L’edificio è stato una caserma intitolata a Sidney Sonnino, due volte presidente del Consiglio, morto nel 1922, e si trova sull’omonimo corso; l’ingresso è monumentale, con quattro elementi lisci che richiamano le lesene, da cielo a terra, per tutti i quattro piani. Nella parte retrostante, sulla ferrovia, la costruzione squadrata è mitigata ai lati da due elementi circolari, che rammentano i torrioni militari.
L’ex caserma è protetta da un muro. Le facciate sono scrostate; mancano ampi tratti di intonaco. Un fantasma d’età fascista, creato, in collaborazione con Saverio Dioguardi, dall’architetto Aldo Forcignanò, grande costruttore locale nel Ventennio. Insieme, lo stesso anno, edificano anche il Palazzo dell’aeronautica, sul lungomare Nazario Sauro; e tra l’altro, Forcignanò anche il faro di Minervino Murge, per il quale Mussolini in persona gli offrì diecimila lire: prima pietra nel 1923, e la conclusione nel 1935. A Bari, il noto architetto è stato pure il primo presidente del Circolo della vela: insomma, un cittadino eminente.


L’ex caserma Sonnino, a Bari, abbandonata sui binari della ferrovia, tra il quartiere Madonnella e via Oberdan.

Nel medesimo 1923, aveva già edificato il palazzo dei Magazzini Mincuzzi, nel quartiere Murat: uno tra i capolavori cittadini (e non soltanto) dello stile liberty.

Nel 1935 nascono invece la IV Zat, Zona aerea territoriale, la cui competenza spaziava dalle Marche alla Calabria e a parte della Campania, con il comando a Bari, e la caserma Sonnino: per ospitare la Compagnia presidiaria, composta da quanti non potevano essere impiegati in guerra, ma soltanto con funzioni di supporto logistico. Lì abitavano, e lavoravano, trecentocinquanta persone: esistevano le camerate, le mense, i circoli ricreativi, chi si occupava delle vettovaglie, e chi dell’infermeria, chi dell’armeria; una piccola cittadella, in cui si svolgevano anche abbondanti attività sociali e per il tempo libero (esisteva perfino una sala da biliardo), durata fino a metà degli anni Novanta dello scorso secolo, quando l’alto comando aeronautico muta città e priva così di qualsiasi significato il reparto di supporto. L’edificio, dodicimila metri quadrati da allora inutilizzati, viene ceduto al demanio nel 2015. Nelle attuali, penosissime condizioni: un sopralluogo scriveva di controsoffitti asportati, bottiglie rimaste sul bancone del bar, scartoffie ammonticchiate negli uffici e un manichino chissà perché appeso.
Hanno documentato l’abbandono un’inchiesta di “Barinedita” (www.barinedita.it) e splendide immagini di Antonio Caradonna.
Ma questo non è l’unico caso di struttura “con le stellette” dismessa, e quindi dimenticata: in un rapporto di non molti anni fa c’erano anche l’ex ospedale militare Bonomo, oltre cinque ettari tra parco e palazzine destinati a uffici pubblici; l’ex Circolo ufficiali, abbandonato da anni; la caserma Betti, sottoutilizzata; e in crisi, perché numerose sue funzioni sono state trasferite altrove, la caserma Picca nata nel 1880; già chiusa dal 1991 e dismessa nel 1998 la Rossani, ottantamila metri quadrati in buona parte vandalizzati e occupati abusivamente; il suo spazio centrale veniva chiamato «la piazza dei cento cannoni», perché ospitava i mezzi pesanti.
Dopo dieci anni di completo dimenticatoio, la struttura passa al Comune grazie a una permuta con lo Stato, in cambio della proprietà del Palazzo della prefettura e della Chiesa russa. Ora, su progetto dell’“ archistar” Massimiliano Fuksas, sta diventando una biblioteca e uno “skatepark”: piantati centonovantadue alberi, sparsi su trentamila metri quadrati, che erano stati anche un campo di calcio regolamentare e con tanto di tribuna. E le ex palazzine militari (il comando in stile liberty, su due piani; ma anche il cinema e la Sala celtica, dove l’antica civiltà c’entra assai poco; lavatoi, cucine con gli alti camini, poligono di tiro, le officine), debitamente convertite, ospiteranno, è stato detto, «la più grande biblioteca pubblica del Mezzogiorno»; si era già tentato di metterci, invece, l’Istituto d’arte, del quale tra poco parleremo.


L’ingresso monumentale dell’ex caserma Sonnino con la facciata in cemento armato completamente rovinata.


Le facciate sono scrostate; mancano ampi tratti di intonaco. Un fantasma d’età fascista

Nel 2017, si calcolava tuttavia che al Comune costasse un milione e mezzo di euro all’anno affittare gli spazi per gli uffici. Frattanto, qualcosa è stato fatto; ma tanti edifici restano in (paziente) attesa di una destinazione.
È invece ancora in uso il Palazzo dell’aeronautica, del 1932, coetaneo dell’ex Provveditorato alle opere pubbliche, pressoché attiguo, che ospita la Giunta regionale: murature spesse mezzo metro, saloni tutti ispirati al volo, quadri futuristi, porte a forma di ala, domina il colore blu, nessun angolo libero, pareti piene di antiche mappe geografiche, telescopi, modellini di aerei e stemmi. Durante l’ultima guerra vi si erano insediati gli americani che, si racconta, chiamarono Marlene Dietrich per uno spettacolo al teatro Petruzzelli; prima di andare in scena, una fotografia ricordo con gli “alti gradi” sul balcone del comando, dalla vista assolutamente splendida; c’era un gran vento e, per farla breve, l’attrice si prese una bronchite, così lo spettacolo sfumò. A ricordare l’episodio rimane un’immagine.
Ma torniamo alla caserma Sonnino, ormai rifugio, come dice qualcuno, di topi e gatti; e c’è chi ricorda che l’allarme abbia anche suonato invano per una settimana intera, non troppo tempo fa. Dopo che per il riutilizzo si erano avanzate varie ipotesi, ad aprile 2019 il Comune ha annunciato un progetto: una permuta con il demanio, a titolo gratuito.
Nell’ex caserma, si sarebbe trasferito l’Istituto d’arte De Nittis-Pascali, nato dalla fusione di un liceo artistico e di uno coreutico, intitolato a due insigni artisti pugliesi morti in età relativamente giovane: Giuseppe De Nittis (1846-1884), pittore di Barletta che fa fortuna in Francia e termina la vita vicino a Parigi, e Pino Pascali (1935-1968), barese, tra i maggiori esponenti dell’Arte povera, perito giovane in un incidente di moto. Da allora, però, non sembra che sia accaduto assolutamente nulla.
Per ottenere l’ex caserma il Comune avrebbe rinunciato alla proprietà della Cittadella della cultura, che dal 2006 contiene l’Archivio di Stato (il quale presiede pure alle sezioni di Trani e di Barletta) e la Biblioteca nazionale, undicimilacinquecento metri quadrati, in quella che, dal 1930, era la “città annonaria”, con il frigorifero e il macello comunali, e i mercati ittico, ortofrutticolo e dei fiori, il tutto recuperato da un restauro dei Beni culturali. Ma adesso, stiamo a vedere. E speriamo bene: la caserma in disuso intanto aspetta.


La caserma Rossani, dismessa dal 1998, con opere di Street Art;


Il progetto di Massimilliano Fuksas per convertire l’ex struttura militare in biblioteca e “skatepark”.

ART E DOSSIER N. 377
ART E DOSSIER N. 377
GIUGNO 2020