Camera con vista 


LA SOTTILE LINEA RUSSA

di Luca Antoccia

Finalmente quella sottile “linea russa” costituita dall’asse Tarkovskij - Sokurov sembra aver trovato una degna continuazione nel giovane regista Kantemir Balagov, autore di una fascinosa opera prima, Tesnota (2017), e di una conferma straordinaria con La ragazza d’autunno (Dylda, 2019, candidato all’Oscar 2020 come miglior film straniero). Il cinema russo era sotto gli occhi dell’Occidente negli ultimi anni già con il siberiano Andrej Petrovič Zvjagincev. Ma Leviathan (2014) e Loveless (2017), proprio forse per svolgere appieno una pur preziosa critica sociale e olitica, hanno uno sguardo meno ispirato (le sequenze sulla riva del fiume innevato e su quella del mare restano nella memoria filmica, ma sono eccezioni). Ben più risolta sembra invece la visione estetica del più giovane Balagov, allievo diretto di Sokurov, estremo nella sua messa in inquadratura. Tesnota annoda una storia di famiglia alla fine degli anni Novanta nella terra d’origine del regista, il Caucaso settentrionale, al termine della prima guerra cecena: è un dramma della colpa e della vendetta intorno a un rapimento, sullo sfondo della guerra etnica. Shakespeare e Freud si fondono in una tesissima anatomia dei legami umani e familiari, sospesa tra tragedia e dramma psicologico. Ma è con La ragazza d’autunno che il regista esprime una volontà e un dominio compositivo implacabili.
Il film ha una tessitura cromatica pervasiva che svolge un discorso parallelo e di supporto a quello narrativo. Il rosso e il verde (come e più del blu e del rosso in Tesnota) sono colori complementari come complementari sono le due donne protagoniste, colori chiave in una sinfonia visiva che ha rari precedenti (Kieslowski, Kim Ki-duk). Il verde fiele sembra il portato ineliminabile e amaro della seconda guerra mondiale che le protagoniste indossano e in cui si muovono (maglioni, tappezzeria), mentre il rosso sangue è l’altrettanto insopprimibile spinta umana alla vita, alla passione, e alla sofferenza che ne consegue. Si insinua infine a tratti il bianco, retaggio forse del suo uso nel grande Tarkovskij (vedi foto in basso), per esempio in Sacrificatio. Ispirato al racconto di Svetlana Aleksievič, La guerra non ha un volto di donna: di nuovo Balagov torna a fondere Freud e Shakespeare ma con in più Dostoevskij e Bergman.


Scena di La ragazza d'autunno (2019), di Kantemir Balagov.


Scena di La ragazza d'autunno (2019), di Kantemir Balagov.


Scena di La ragazza d'autunno (2019), di Kantemir Balagov.

ART E DOSSIER N. 375
ART E DOSSIER N. 375
APRILE 2020
In questo numero: INDOMITA ARTEMISIA: Una mostra a Londra. Una donna da decifrare. COLLEZIONI SUI GENERIS: L'archivio visivo della Fondazione Cirulli. Il Mo Museum si Vilnius. IN MOSTRA: Previati a Ferrara. George IV a Londra. Porcellane cinesi a Milano. Caravaggio e Bernini ad Amsterdam. Mantegna a Torino.Direttore: Philippe Daverio