Ciò che lascia perplessi è la rovinosa caduta di quest’uomo nel 1451, quando il re riunisce i suoi consiglieri nel castello di Taillebourg in Guienna per giudicare sull’esito di un’inchiesta preliminare e segreta svolta nei suoi confronti. Il processo viene istruito, la confisca dei beni è immediata e gli interrogatori (svolti meticolosamente con la tortura dell’imputato) ripetuti: l’accusa definitiva sarà di lesa maestà(2).
Dopo un anno di galera a Poitiers, Jacques Coeur riesce a evadere nel 1454 e a raggiungere clandestinamente Roma: morirà probabilmente sull’isola di Chio durante una battaglia dell’esercito pontificio contro i turchi.
È una storia che in un certo senso sembra anticipare quella di un altro esperto di finanze alla corte dei re di Francia: Nicolas Fouquet. Entrambi i personaggi oltretutto hanno avuto il loro nome avvolto da un alone di mistero derivato dall’inspiegabilità delle loro disgrazie e, soprattutto per Fouquet, della loro fine.
Forse proprio per questo le varie teorie del complotto si sono sbizzarrite e si sono accanite nella ricerca di particolari riguardanti la loro vita, in inquietante collegamento con ambiti esoterici.
Non abbiamo alcuna nota storica circa l’architetto, gli artigiani e gli artisti che si dedicarono in tutta fretta alla costruzione della dimora di Jacques Coeur in stile gotico fiammeggiante a partire dal 1443 nel quartiere della Sainte-Chapelle a Bourges; essendo eretta a ridosso del bastione gallo-romano che delimita un notevole dislivello tra la parte alta e quella bassa della città, il lato ovest domina tutto il paesaggio sottostante da una certa altezza.
Nella facciata principale spiccano le due porte d’accesso (carraia e pedonale) sormontate da una galleria cieca coperta da un baldacchino e dalla grande vetrata della cappella interna decorata con trafori in pietra riproducenti il giglio di Francia che sovrasta due cuori, emblemi del proprietario. Colpiscono le due finte finestre alle quali si affacciano una figura femminile e una maschile appoggiate su un gomito nell’atto di guardare in strada.
Essendo Jacques Coeur conosciuto non solo per la sua ricchezza ma anche per la sua fama di alchimista, questa non è l’unica stranezza del palazzo. La simbologia di molti elementi decorativi è analoga a quella presente in famosi trattati alchemici: negli innumerevoli bassorilievi che si incontrano incastonati nei muri vengono descritte - secondo l’interpretazione del noto alchimista Fulcanelli - operazioni che conducono alla scoperta della pietra filosofale.