Grandi mostre. 3 
Porcellane cinesi a Milano

LA STANZA DELLE MERAVIGLIE

Una mostra alla Fondazione Prada propone con un allestimento spettacolare un’importante raccolta di porcellane cinesi da esportazione, in gran parte modellate e decorate per i potenti d’Europa tra Cinquecento e Ottocento. Un intreccio fra antico e contemporaneo, arte, design e decorazione tutto da scoprire.

Marcella Vanzo

È uno scrigno preziosissimo quello che racchiude la mostra delle porcellane cinesi da esportazione, al quarto piano della Torre della Fondazione Prada. Lo studio olandese Tom Postma Design ha realizzato una scatola di velluto e oro, minimale e lussuosa, per ospitare oltre millesettecento porcellane destinate ai mercati stranieri, in gran parte decorate con elementi iconografici europei, realizzate in Cina tra l’inizio del XVI secolo e la metà del XIX secolo, tra le quali il più grande insieme mai esposto di porcellane della dinastia Ming da esportazione. Oggetti quotidiani che diventano simbolo della prima globalizzazione, quella cominciata con Marco Polo nel lontano XIII secolo. Stiamo parlando dei più antichi scambi commerciali tra Cina ed Europa, che si trasformarono presto in ordini su misura. A opera dei portoghesi che, una volta scoperto il pregio di ceramiche e porcellane cinesi, iniziarono a importarle in Europa via mare. E a commissionare, dal Cinquecento in poi, porcellane decorate con motivi occidentali.
La prima stanza è blu, anzi bianca e blu, vicina nello spazio e nel tempo. I vasi, i piatti, le teiere, le caraffe e le scodelle che vediamo risultano incredibilmente familiari. Le scritte che le decorano - per esempio sulla teiera dai manici di metallo a zig zag - sono in caratteri arabi o latini. Gli stemmi sono quelli dell’araldica europea. Vasi per acqua di rose, ciotole immense, bottiglie, incensieri.
Due gentiluomini col cilindro chiacchierano amabilmente davanti a una chiesa cattolica in cima a una montagna. La brocchetta che decorano sembra artigianato di Delft.


Una veduta dell’allestimento di The Porcelain Room alla Fondazione Prada a Milano (fino al 28 settembre).


Ogni dettaglio contribuisce a creare un ambiente speciale, colorato, esotico, ibrido e indimenticabile

«Sapienti nihil novum» dice una scritta accanto alle teste di cinque draghi che difendono due uomini baffuti sul coperchio di una ciotola. Questa è la prima forma di con-fusione di culture. Infatti i pezzi in mostra nella prima stanza sono quarantacinque dei centocinquanta sopravvissuti “primi ordini”, le prime commissioni fatte dai portoghesi in Cina. Pezzi che ora sono ospiti del Metropolitan Museum di New York, il V&A di Londra, diversi importanti musei portoghesi e alcune collezioni private, raccolti insieme per la prima volta.
Passiamo al corridoio delle feste: teste d’animali diventano ricche zuppiere, salsiere e il palato tenta d’immaginare quale sia stato il sapore nascosto da tanta bellezza. Anche le brocche hanno dell’incredibile, del fatato, con creature del bosco, dell’aia, della riva e del mare. Alcune gentilmente adagiate su vassoi candidi che ne esaltano le forme. I colori e la grazia, infiniti, come le decorazioni sui dorsi, sulle ali, sui becchi.
Sono curiosi questi animali immobili, e ti ficcano gli occhi negli occhi. Il loro sguardo rimbalza per la sala, il corpo no. Il corpo lo allunghiamo noi per scrutarli e loro, generosi, non si spostano.
Così possiamo carpire i dettagli di peli e piume, creste e bernoccoli, le verosimiglianze e le fantasie decorative. Che non sono poche. E l’efficienza dei produttori cinesi nell’intercettare le domande e le sensibilità di ogni singolo segmento di mercato europeo, adattando la loro attività alle diverse esigenze.
Oggetti realizzati intorno al 1760 per comporre servizi da tavola straordinari, oggetti d’intrattenimento per le cene di ricchi ospiti. Ceramiche orientali ispirate da quelle di Meissen in Germania e dalla Real Fábrica do Rato di Lisbona.
Ed eccoci nella stanza d’oro. Che richiama le splendide stanze della porcellana create in tutta Europa a fine Seicento. Quella del castello di Charlottenburg a Berlino, costruita tra il 1695 e il 1705, o il soffitto del Santos Palace di Lisbona, realizzato tra il 1667 e il 1687. Stanze che sono vere e proprie installazioni, dove gli elementi architettonici creano insieme alle porcellane un’altra dimensione, molto lontana dalla quella originale. Dove ogni dettaglio contribuisce a creare un ambiente speciale, colorato, esotico, ibrido e indimenticabile. Dove i visitatori vengono trasportati verso culture e terre lontane. A quei tempi, gli oggetti spesso viaggiavano molto più degli uomini, e, certamente, delle donne.
Qui Buddha sorride, pingue e soddisfatto in mezzo a una moltitudine di piatti appesi un po’ dappertutto.
Un buddha gioioso, missionari, candelabri e navi navigano in un mare di piatti variopinti. Il fondo è bianco per tutti, gli arzigogoli di colore variano dal blu al bruno al rosa all’albicocca all’oro. Banchetti infiniti. Mentre nel corridoio tentavo di immaginare le pietanze, nella stanza dorata immagino i convitati, dame e messeri che delicatamente si rimpinzano di delizie. Che si guardano attorno ebbri di novità.
Questa stanza ci offre tutto il movimento che nelle suppellettili non c’è.


The Porcelain Room alla Fondazione Prada a Milano: una delle pareti della sala dedicata ai “primi ordini” (dinastia Ming).


La Sala delle porcellane nel castello di Charlottenburg a Berlino.


Zuppiera e piatto (1770-1780), Londra, Royal Academy of Arts.

Ogni dettaglio ne rivela un altro, le sorprese sono infinite


Candelabri, mestoli, cavoli, fior di loto e frutti esotici.
Gradazioni delicate di colore ci accompagnano negli spostamenti. Sorprese soavi, armonia nell’armonia che non degrada mai nel kitsch. Perché la delicatezza d’esecuzione, la precisione e l’integrità di ogni pezzo richiedono alcuni minuti per capirli, per carpirli nella loro interezza, per apprezzarli a fondo.
Ogni dettaglio ne rivela un altro, le sorprese sono infinite.
C’è molto oltre a quello che ci si aspetta, ma la ceramica richiede tempo.
Il titolo della mostra e la guida chiariscono ogni dubbio sulla provenienza dei pezzi, ma il vezzo di questa esposizione incantevole è proprio la mancanza di didascalie esposte. È trovarla in mezzo ad arte molto contemporanea sparsa con sapienza a ogni piano. È l’intreccio di contemporaneo e antico, di arte e design, di decorazione e uso domestico, senza gerarchie ma accomunati da scambio, bellezza e curiosità.
Questo non è un museo, The Porcelain Room è una mostra, un’installazione, un’astronave pregiatissima dove il “mix and match” fatto da mani esperte, che sanno cosa accostare, provoca la sorpresa del visitatore. Aguzzate la vista, aguzzate la curiosità. Noi crediamo soltanto di sapere.


Zuppiere a forma di testa di cinghiale e di elefante (dinastia Quing, 1760-1770 circa).

Zuppiere a forma di cavolo, carciofi e melagrane (dinastia Quing, 1736-1795).


The Porcelain Room alla Fondazione Prada a Milano: la sala dedicata alla tavola.


Zuppiere a forma di pesci e draghi (dinastia Quing, 1736-1795).

The Porcelain Room - Chinese Export Porcelain

Milano, Fondazione Prada
a cura di Jorge Welsh e Luísa Vinhais
fino al 28 settembre
www.fondazioneprada.org

ART E DOSSIER N. 375
ART E DOSSIER N. 375
APRILE 2020
In questo numero: INDOMITA ARTEMISIA: Una mostra a Londra. Una donna da decifrare. COLLEZIONI SUI GENERIS: L'archivio visivo della Fondazione Cirulli. Il Mo Museum si Vilnius. IN MOSTRA: Previati a Ferrara. George IV a Londra. Porcellane cinesi a Milano. Caravaggio e Bernini ad Amsterdam. Mantegna a Torino.Direttore: Philippe Daverio