«Sapienti nihil novum» dice una scritta accanto alle teste di cinque draghi che difendono due uomini baffuti sul coperchio di una ciotola. Questa è la prima forma di con-fusione di culture. Infatti i pezzi in mostra nella prima stanza sono quarantacinque dei centocinquanta sopravvissuti “primi ordini”, le prime commissioni fatte dai portoghesi in Cina. Pezzi che ora sono ospiti del Metropolitan Museum di New York, il V&A di Londra, diversi importanti musei portoghesi e alcune collezioni private, raccolti insieme per la prima volta.
Passiamo al corridoio delle feste: teste d’animali diventano ricche zuppiere, salsiere e il palato tenta d’immaginare quale sia stato il sapore nascosto da tanta bellezza. Anche le brocche hanno dell’incredibile, del fatato, con creature del bosco, dell’aia, della riva e del mare. Alcune gentilmente adagiate su vassoi candidi che ne esaltano le forme. I colori e la grazia, infiniti, come le decorazioni sui dorsi, sulle ali, sui becchi.
Sono curiosi questi animali immobili, e ti ficcano gli occhi negli occhi. Il loro sguardo rimbalza per la sala, il corpo no. Il corpo lo allunghiamo noi per scrutarli e loro, generosi, non si spostano.
Così possiamo carpire i dettagli di peli e piume, creste e bernoccoli, le verosimiglianze e le fantasie decorative. Che non sono poche. E l’efficienza dei produttori cinesi nell’intercettare le domande e le sensibilità di ogni singolo segmento di mercato europeo, adattando la loro attività alle diverse esigenze.
Oggetti realizzati intorno al 1760 per comporre servizi da tavola straordinari, oggetti d’intrattenimento per le cene di ricchi ospiti. Ceramiche orientali ispirate da quelle di Meissen in Germania e dalla Real Fábrica do Rato di Lisbona.
Ed eccoci nella stanza d’oro. Che richiama le splendide stanze della porcellana create in tutta Europa a fine Seicento. Quella del castello di Charlottenburg a Berlino, costruita tra il 1695 e il 1705, o il soffitto del Santos Palace di Lisbona, realizzato tra il 1667 e il 1687. Stanze che sono vere e proprie installazioni, dove gli elementi architettonici creano insieme alle porcellane un’altra dimensione, molto lontana dalla quella originale. Dove ogni dettaglio contribuisce a creare un ambiente speciale, colorato, esotico, ibrido e indimenticabile. Dove i visitatori vengono trasportati verso culture e terre lontane. A quei tempi, gli oggetti spesso viaggiavano molto più degli uomini, e, certamente, delle donne.
Qui Buddha sorride, pingue e soddisfatto in mezzo a una moltitudine di piatti appesi un po’ dappertutto.
Un buddha gioioso, missionari, candelabri e navi navigano in un mare di piatti variopinti. Il fondo è bianco per tutti, gli arzigogoli di colore variano dal blu al bruno al rosa all’albicocca all’oro. Banchetti infiniti. Mentre nel corridoio tentavo di immaginare le pietanze, nella stanza dorata immagino i convitati, dame e messeri che delicatamente si rimpinzano di delizie. Che si guardano attorno ebbri di novità.
Questa stanza ci offre tutto il movimento che nelle suppellettili non c’è.