«Ho davanti agli occhi la mia tela nella sua grandezza definitiva bell’applicata sul telaio. Quanto aspettare! […] Pare che in pochi giorni ripassino tutti i pensieri che ho accumulati sul mio soggetto in diversi anni dicendomi sempre di metterli in atto una volta buona.
Sicché il ritardo del falegname che lavorava al telaio di un giorno, mi pareva enorme». E nell’aprile dell’anno dopo, alla vigilia del trasferimento del quadro a Brera, gli confidava: «Domani mattina inesorabilmente il quadro va a Brera […] Comunque sia spero che l’inciampo della tecnica diversa non varrà a nascondere del tutto il sentimento che anima la composizione».
La tecnica diversa era ovviamente il divisionismo, che proponeva la divisione dei colori da non apporre mescolati ma divisi sulla tela. Non quello pulviscolare del grande Seurat, o del non meno grande Segantini; ma uno tutto suo, ricco di pennellate serpentiformi, di tocchi cromatici che sfumano l’immagine fino a quasi farla abortire. Proprio per questa ragione il quadro non incontrò i favori del pubblico e in buona misura della critica, lasciando l’artista costernato e assorto nei propri tristi pensieri, sia per la grave situazione finanziaria, che per il responso, avvertito come ingiusto. Si dovrà attendere l’ingresso in campo dei fratelli Vittore e Alberto Grubicy, galleristi che avevano appoggiato Segantini e alimentato la sua fama a livello europeo, e che videro favorevolmente l’arricchimento dell’offerta dei propri artisti inserendovi anche lo stesso Previati, Giuseppe Mentessi e Carlo Fornara. Alla fine del decennio, infatti, la galleria dei Grubicy acquistò decine di suoi quadri fra cui La Madonna dei gigli o Viaggio nell’azzurro, e disegni quali Discesa nel Maelström e Doppio delitto della rue Morgue, ispirati ai Racconti straordinari di Edgar Allan Poe.
Nel nuovo secolo Previati passò da soggetti religiosi come il Trafugamento del corpo di Cristo, dove il simbolismo si trasformava in «reinterpretazione oscura e drammatica del motivo del “trasporto”», afferma la curatrice; ad altri più patriottici e retorici come il trittico della Battaglia di Legnano e ad altri ancora più moderni come Ferrovia del Pacifico (dalla serie Le vie del commercio), nei quali il vecchio maestro, in una sorta di vita parallela rispetto agli assai più giovani futuristi, sembrava avvicinarsi con rinnovato entusiasmo al loro mito della velocità.