Musei da conoscere 
Il Mo Museum di Vilnius

IL MUSEO CANGIANTE

Il Mo Museum di Vilnius, in Lituania, è un museo singolare, perché vuole raccontare la storia di un popolo tramite l’arte contemporanea. L’edificio che lo ospita, progettato da Daniel Libeskind, rappresenta un passaggio innovativo rispetto al linguaggio progettuale dell’architetto.

Paola Testoni de Beaufort

IMo Museum di Vilnius è stato inaugurato precisamente un anno fa ed è stato visitato da oltre duecentomila persone, un record che neppure la direttrice Milda Ivanauskiené si sa spiegare: «Speravamo nella metà e ne saremmo stati soddisfatti: questo numero ha meravigliato anche noi». Il segreto di questo “appeal” sul pubblico bisogna ricercarlo in vari fattori a cominciare dall’idea inconsueta di voler raccontare la storia recente di una nazione attraverso l’arte contemporanea. Il Mo Modern Art Museum nasce dalla volontà di Danguole e Viktoras Butkus, scienziati e filantropi che tramite la loro fondazione hanno commissionato l’edificio allo Studio Daniel Libeskind di New York per farne la sede della loro collezione di oltre cinquemila opere di artisti lituani dagli anni Sessanta a oggi, e trasformarlo in una vera e propria piatta forma educativa e in un catalizzatore culturale «per discutere su se stessi, sulla storia del proprio paese e sul mondo». Per fare questo, il museo ha avviato una serie di iniziative educative dedicate in particolare alle famiglie e ai ragazzi (ma che si estenderanno presto anche agli studenti universitari), come racconta la stessa Ivanauskiené: «Ci siamo domandati quali siano le ragioni per le quali le persone non visitano un museo. La risposta più frequente è stata questa: non mi sento connesso con l’arte perché non la capisco. Per questa ragione, assistiti da psicologi, abbiamo deciso di creare un programma di “visual thinking” a imitazione di quello approntato dal MoMa di New York negli anni Settanta. Mettiamo i ragazzi davanti a un’opera d’arte senza spiegar loro la tecnica e lo stile, ma semplicemente chiedendo di descriverla e domandando quali emozioni suscitasse in loro».


L’ingresso del Mo Modern Art Museum di Vilnius (2019), di Daniel Libeskind, caratterizzato da strutture diagonali e ampie vetrate.


Il primo museo di arte contemporanea progettato da Daniel Libeskind

Per sottolineare questa funzione di piattaforma culturale, dinamica e profondamente legata alla società odierna, il museo ha deciso di non mostrare una collezione permanente ma di organizzare due esposizioni temporanee all’anno esibendo circa un centinaio dei lavori ospitati nel deposito. «Per fare questo bisogna spesso spostare pareti, creare nuovi angoli intimi o sale spaziose, spostare luci: insomma avevamo bisogno di un progetto architettonico flessibile che sapesse adattarsi a un museo cangiante», racconta la direttrice. La soluzione viene subito individuata dalla coppia Butkus nello Studio Libeskind. «La sintonia è stata immediata. Gli architetti, in collaborazione con lo Studio Do di Vilnius, hanno concepito questo spazio proprio come lo desideravamo, con un progetto veramente innovativo». Il Mo Museum di Vilnius non solo è il primo museo di arte contemporanea progettato dal famoso architetto ma è anche il primo dove Libeskind ha abbandonato i suoi caratteristici “spigoli” per privilegiare un edificio a forma di scatola e concepito come una “porta” culturale. Non è un caso che l’entrata, sottolineata da un’ampia vetrata, sia situata nell’angolo diametralmente opposto all’antica porta cittadina che collega la struttura urbanistica del XVIII secolo con la città murata medievale. Il concetto progettuale dell’edificio a riferimento all’architettura locale sia nella forma che nei materiali come la facciata esterna rettilinea che è stata rivestita da un intonaco bianco. Il punto da sottolineare negli interni è invece l’ampia scala a chiocciola, mai progettata precedentemente dall’architetto newyorkese, che all’interno del Mo Museum rappresenta invece il fulcro centrale e che crea un contrappunto espressivo alla facciata minimalista.
Tutte queste novità hanno come risultato finale degli spazi inclusivi, dove nonostante le ampie superfici (tremilacento metri quadri totali) ci si ritrova ad avere la sensazione di entrare in uno spazio conosciuto, quasi domestico.
Costruito a tempo di record, l’edificio, al piano superiore, mostra poi uno spazio terrazzato all’aperto che funge da area di ritrovo e luogo per spettacoli ed eventi e che è stato collegato con una parete in vetro di cinque metri di altezza con le gallerie interne.
L’enfasi sull’inclusione dello spazio pubblico è una delle caratteristiche che lo Studio Libeskind utilizza frequentemente nei progetti per istituzioni culturali e anche nel caso del Mo Museum, situato in un denso contesto urbano, non si è fatta eccezione e quasi un quarto del sito è dedicato allo spazio verde con un ampio giardino, a livello stradale, che esporrà le sculture create dai vincitori del Premio nazionale lituano per la cultura e l’arte. «Il Mo Museum è il più grande museo privato della Lituania ed era quindi importante per me», afferma lo stesso Butkus, «che l’edificio esprimesse apertura e riflettesse l’ethos della collezione; e questi spazi svolgono un ruolo vitale nel comunicare queste idee. Sono stato attratto dal lavoro di Libeskind perché lo trovo sia iconico che democratico».


Grandi aperture verso l’esterno, la presenza di un giardino e il dialogo con gli edifici tradizionali della capitale lituana sono elementi caratterizzanti del progetto di Libeskind per il Mo Museum.


Grandi aperture verso l’esterno, la presenza di un giardino e il dialogo con gli edifici tradizionali della capitale lituana sono elementi caratterizzanti del progetto di Libeskind per il Mo Museum.

Grandi aperture verso l’esterno, la presenza di un giardino e il dialogo con gli edifici tradizionali della capitale lituana sono elementi caratterizzanti del progetto di Libeskind per il Mo Museum.


Grandi aperture verso l’esterno, la presenza di un giardino e il dialogo con gli edifici tradizionali della capitale lituana sono elementi caratterizzanti del progetto di Libeskind per il Mo Museum.

Un luogo per le arti visive lituane


Se dello Studio Libeskind - fondato in Germania nel 1989 dopo aver vinto il concorso per la costruzione del Museo ebraico di Berlino e trasferito a New York City nel 2003 quando l’architetto è stato selezionato come master planner per la riqualificazione del World Trade Center - si sa quasi tutto, si conosce invece molto meno la Fondazione Butkus, proprietaria del Mo Modern Art Museum. Fondata come istituzione senza scopo di lucro nel 2009, si propone subito il fine di collezionare un opus rappresentativo di arte visiva lituana dal 1960 a oggi per poterla poi rendere accessibile a un pubblico il più vasto possibile. Il Mo Museum riunisce quindi una significativa collezione di opere d’arte che nel periodo sovietico erano ideologicamente inaccettabili e quindi ignorate dai principali musei d’arte lituani a causa delle politiche culturali imposte dallo stato. Dopo la ritrovata indipendenza lituana, nel 1990, i fondi pubblici per l’acquisizione di arte contemporanea erano così limitati che i Butkus hanno sentito l’urgenza di creare una collezione che oggi presenta duecentoventisei artisti ed è composta da dipinti, disegni, stampe, sculture, fotografie e opere video.


La scala elicoidale che conduce ai livelli superiori.

Un’immagine del magazzino di stoccaggio della collezione permanente del museo


Un’inquadratura del giardino

Mo Modern Art Museum

Vilnius
www.mo.lt
www.libenskind.com

ART E DOSSIER N. 375
ART E DOSSIER N. 375
APRILE 2020
In questo numero: INDOMITA ARTEMISIA: Una mostra a Londra. Una donna da decifrare. COLLEZIONI SUI GENERIS: L'archivio visivo della Fondazione Cirulli. Il Mo Museum si Vilnius. IN MOSTRA: Previati a Ferrara. George IV a Londra. Porcellane cinesi a Milano. Caravaggio e Bernini ad Amsterdam. Mantegna a Torino.Direttore: Philippe Daverio