Cataloghi e libri

MARZO 2020

PRIMA DI SCRIVERE

Un paio di giorni prima di leggere questo insolito e bel libro sulle fotografie giovanili dello scrittore sudafricano J.M. Coetzee (Città del Capo ,1940), mi trovavo in un polveroso negozio di Tangeri a rigirare nel palmo della mano una minuscola fotocamera della metà degli anni Cinquanta: col microscopico astuccio di cuoio color tabacco, il piccolo obiettivo e la bobina riavvolgi-pellicola perfettamente funzionanti (peccato che le pellicole siano introvabili…). «Sembra la fotocamera di James Bond» mi sorride, amabile, il proprietario. E ha ragione, perché subito dopo, leggendo Prima di scrivere, scopro che appena quindicenne, anche J.M. Coetzee si divertì con una fotocamera come questa. All’epoca, il futuro scrittore e premio Nobel 2007 per la letteratura studiava al college di Rondebosch, nella provincia di Città del Capo. Per posta aveva comprato quella macchina pubblicizzata, appunto, come «macchina fotografica delle spie». Fra una lezione e l’altra, J.M. Coetzee la usò per fare scatti clandestini a compagni e insegnanti. I provini erano di 15 x 15 mm, e poi dovevano essere ingranditi: ne sono rimasti settanta, in gran parte ancora allo stato di negativo, e sono riemersi da poco da una vecchia casa messa in vendita dall’autore, insieme all’ingranditore e ad altri materiali per la stampa e lo sviluppo, e soprattutto a molti altri scatti da lui realizzati in seguito con una reflex più grande. Questo libro, egregiamente curato dallo studioso di letteratura contemporanea Hermann Wittenberg, può essere considerato, per molti versi, una sorta di biografia intima e illustrata su uno dei più poetici e notevoli scrittori dei nostri tempi, di cui ricordiamo, fra i tanti romanzi e racconti tradotti anche da noi, l’intensa trilogia autobiografica Scenes of Provincial Life (1997-2009), uscita per Einaudi nel 2006 (Scene di vita di provincia). Gli scatti dell’allora giovane scrittore sono istantanee che ben si prestano a commentare, come si legge nel libro, a mo’ di didascalia, diversi brani di quei racconti. D’altra parte, lo scrittore ha dichiarato di reagire alle immagini come non gli succede neppure con la scrittura. Buon segno.


J.M. Coetzee
a cura di Hermann Wittenberg traduzione di Maria Baiocchi
Contrasto, Roma 2020
184 pp., 130 ill. b.n. € 22,90

GIORGIO MORANDI

Introdotta da un intenso testo di Tullio Pericoli, la raccolta di saggi su Giorgio Morandi (Bologna, 1890-1964) è un libro imprescindibile per avvicinarsi alla poetica, alla fisionomia biografica, ai metodi e alle influenze sul contemporaneo di uno dei più grandi artisti del Novecento, non solo italiano. Marilena Pasquali è la studiosa più accreditata su Morandi. Fu lei a istituire nel 1993 e poi a dirigere, fino al 2001, il Museo Morandi di Bologna, ed è stata lei a curare mostre internazionali, cataloghi ragionati, e pure l’edizione degli epistolari del pittore con critici e amici come Raimondi, Ragghianti, Brandi (anche Roberto Longhi fu uno dei suoi estimatori). I saggi del volume, intessuti di ricordi personali, si possono leggere agilmente anche non in successione. Tre le sezioni: la prima sulla biografia morandiana; la seconda sui temi, i luoghi, la pratica operativa, la poetica; la terza sulla fortuna critica. Presenti anche saggi inediti sulla formazione di Morandi (1910-1919) e i paesaggi tra 1934 e 1938.


Marilena Pasquali
Gli Ori, Pistoia 2019
312 pp., 210 ill. colore e b.n. € 35

ARTHUR CRAVAN

Nel 1910, ventitreenne, Fabian A. Lloyd, poeta, pugile, artista e molto altro, cominciò a firmarsi Arthur Cravan. Alto quasi due metri, bello e a dir poco eccentrico, fin dall’adolescenza coltivò la poesia, e per questo trasse lo pseudonimo da Rimbaud per il nome (il cognome invece da un luogo a lui caro). Nato a Losanna da padre inglese e da madre di ambigue origini, coltivò l’affetto soprattutto per il patrigno svizzero, il comprensivo Henri Grandjean. Oscar Wilde, marito della sorella del padre, morì nel 1900, prima che Fabian potesse conoscerlo, ma questo non impedì al giovane di vantare in modo ossessivo la parentela con lo scandaloso autore. Fautore di performance assolutamente geniali (poetiche e anche pugilistiche) che anticipano Dada, Cravan fu vicino alle avanguardie di qua e di là dall’Atlantico. Nomade per vocazione («Sto bene solo in viaggio. Quando resto a lungo in un luogo la stupidità mi sopraffà ») frequentò, a Parigi e a New York, a Barcellona e altrove, Duchamp, Severini, Gide, Gertrude Stein, Van Dongen, Matisse, Poiret, e fra gli altri Henri-Pierre Roché, che nel suo Victor rammenta una folle performance a New York (aprile 1917). Cravan sparì nel nulla a novembre del 1918, in America Latina: ucciso da un marinaio sulla barca acquistata in Messico per raggiungere l’affascinante moglie Mina Loi, che lo aspettava, incinta, a Buenos Aires? Oppure naufragato? O vittima di un qualche altro accidente? O magari sparì volutamente, e visse da qualche parte in incognito? Ipotesi, quest’ultima, meno probabile, anche se la strategia dello scandalo perseguita da Cravan non avrebbe potuto trovare esito più appropriato in una fine eclatante e misteriosa. La madre e la moglie, che poi partorì la di lui figlia Fabienne, lo cercarono per anni, invano. Oggi di Cravan sappiamo molte cose (a parte come, dove e quando morì), grazie, in primo luogo, al libro della catalana Borràs, finalmente tradotto in italiano, con la prefazione di Edgardo Franzosini, che nel 2018 ha curato per Adelphi l’antologia di scritti di Cravan: Grande trampoliere smarrito, ottima integrazione a questo libro intrigante.


Maria Lluïsa Borràs, traduzione di Manuela Maddamma prefazione di Edgardo Franzosini
Johan & Levi, Milano 2019
222 pp., 147 ill. b.n. € 23

I GIARDINI DI FIRENZE

È questo il penultimo volume della monumentale edizione critica dello studio di Angiolo Pucci (Firenze 1851- 1934) su giardini e orti di Firenze, iniziato nel 1916 e mai pubblicato. Il manoscritto, ora al Gabinetto Vieusseux di Firenze, è rimasto inedito fino al 2015, quando, grazie alla capillare revisione del testo di due encomiabili studiosi, Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Olschki ne ha iniziato la pubblicazione, in gran parte illustrata dalle fotografie in bianco e nero predisposte a suo tempo dall’autore. Il piano in sei volumi ripercorre la straordinaria rivisitazione del verde fiorentino: giardini e orti, oggi in parte scomparsi, analizzati da Pucci con perizia scientifica ma anche con linguaggio sapido, denso di piacevoli aneddoti oltreché di particolari botanici. Alle disamine da naturalista, Pucci aggiunse di volta in volta lo studio degli apparati architettonici annessi a giardini, parchi e spazi verdi, tanto da costituire, col suo studio, una valida integrazione, o meglio un complemento, come spiegano i curatori, alla celebre, altrettanto monumentale impresa sui Dintorni di Firenze dell’erudito Guido Carocci, la cui nuova edizione aveva visto la luce fra 1906 e 1907. Pucci apparteneva a una famiglia di giardinieri. Il padre Attilio era stato capo giardiniere di Boboli, poi soprintendente comunale dei «pubblici passeggi e giardini di Firenze», carica ereditata per qualche anno da Angiolo, al quale si devono trattati di frutticoltura, libri sugli orti, sui fiori, sulle piante di balconi e finestre. Quei manuali furono pubblicati da Hoepli, a differenza di questa sua opera più poderosa che non vide la luce. Ora si legge come un romanzo, e allo stesso tempo ci appare un’analisi dettagliata di orti e giardini, dai più grandi e celebri ai più piccoli e ignoti di Firenze e dintorni, molti dei quali già allora avevano lasciato labili tracce. Fra gli episodi più spettacolari, senza far torto ai tanti altri, rammentiamo il giardino dell’Orticoltura, con la grande serra in ferro e vetro, ancora vanto della città; l’antico platano d’Occidente del palazzo dello Strozzino e il mitico giardino quattrocentesco dei Rucellai a Quaracchi, ormai scomparso.


Angiolo Pucci
a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani
Olschki, Firenze 2020
XVIII-442 pp., 130 ill. b.n. € 38

ART E DOSSIER N. 374
ART E DOSSIER N. 374
MARZO 2020
In questo numero: RISCOPERTE E RIFLESSIONI: Daverio: La luce di La Tour in un'Europa in guerra. Saffo nel Parnaso di Raffaello. La scultura performativa di Mary Vieira. . RESTAURI A FIRENZE: La Porta sud del battistero. IN MOSTRA: 3 Body Configutations a Bologna, Gio Ponti a Roma, Divisionismo a Novara, Tissot a Parigi, La Tour a Milano.Direttore: Philippe Daverio