Uno dei progetti molto discussi di valorizzazione del Colosseo è quello della ricostruzione del piano dell’arena. Oggi sono visibili i sotterranei, il piano calpestabile dove si svolgevano gli spettacoli è perduto, ma il ministro Franceschini ha proposto di ripristinarlo: a che punto siamo?
Intanto stiamo concludendo il progetto di analisi e restauro dei sotterranei. Questa è la fase di partenza, finanziata parte con fondi Tod’s e parte con i fondi Grandi progetti beni culturali del ministero. Sulla base delle risultanze metteremo a punto entro l’anno le linee guida per realizzare la progettazione dell’arena, che deve essere un’arena dinamica, un’arena mobile, anche con l’ausilio delle nuove tecnologie, in modo tale che il pubblico possa vedere sia l’arena sia i sotterranei dall’alto, mantenendo anche una parte scoperta. Deve chiudersi e aprirsi, questa è la nostra idea, vedremo se riusciremo a realizzarla. Soprattutto ci piacerebbe ricreare la dinamicità che l’arena antica aveva. Ai tempi dei Flavi infatti l’arena lignea era tecnologica, si animava, con una serie di ascensori e scenografie mobili manovrate dagli uomini o dagli animali. Quello spicchio di arena che c’è ora, all’ingresso Stern, realizzato alla fine degli anni Novanta - primi anni Duemila, per il Giubileo, è fisso.
Un altro progetto discusso è quello della realizzazione del centro servizi nell’area fuori dal Colosseo.
Al momento tutti i servizi - biglietterie, punti di distribuzione delle audioguide e videoguide, bagni - sono all’interno del Colosseo, in un settore che in tutti questi anni non ha mai avuto interventi di restauro e di pulizia. Per rendere tutto il monumento fruibile nel suo insieme è necessario portare i servizi fuori, in un’area adiacente. Questo non è un progetto mio, è un progetto che già esisteva, da realizzare sempre con i fondi Tod’s. Sia ben chiaro che non è un centro commerciale, come è stato da molti interpretato, è appunto un centro servizi di ausilio al monumento, per dare maggiore comfort ai visitatori e maggiore ordine alla piazza. Se c’è un punto informativo visibile, il pubblico non sarà più vittima di quello che succede oggi, cioè l’assalto dei venditori di chincaglierie, ma anche delle guide e dei tour abusivi, o di truffe vere e proprie, come la vendita di biglietti a pagamento ai visitatori ignari nei giorni di apertura gratuita al pubblico.
Quali sono i prossimi restauri previsti?
Intanto i restauri che stiamo portando avanti nel Colosseo, come quello al passaggio di Commodo, che speriamo di riuscire ad aprire quest’anno; ma anche ai grandi monumenti, come l’arco di Tito, abbiamo cominciato quest’anno, l’arco di Settimio Severo, nel Foro, la Colonna traiana, la basilica di Massenzio, la Curia, che in questi giorni è tutta “impacchettata”.
Cosa avete pensato per attrarre i cittadini di Roma?
La Curia Iulia è un luogo simbolo, uno dei pochi luoghi coperti del Parco, ed è stata destinata a luogo di incontri, convegni. Per esempio, lì abbiamo tenuto lo scorso anno il ciclo di incontri Mythologica, sul mito, quest’anno Ephimera, sulla moda e costume, ma anche il martedì sulle mostre temporanee, oppure I giovedì del PArCo, o le conferenze del sabato mattina, sempre molto frequentate. Un luogo che funge da cerniera tra il Parco archeologico del Colosseo e la città di Roma, visto che offriamo la possibilità di partecipare a questi cicli di incontri gratuitamente. I romani normalmente si spaventano a venire da noi, vedono sempre quest’area assediata, quindi l’unico modo per attrarli è appunto organizzare questi incontri che consentono di venire al Parco tranquillamente.
Come si rapporta il sito archeologico con il mondo contemporaneo?
È in programma da luglio a novembre la seconda edizione di Kronos e Kairos, una mostra che l’anno scorso è stata dedicata al tempo, con quattordici artisti contemporanei. Quest’anno ospiteremo cinque importanti opere, ognuna a rappresentare un continente, visto che noi abbiamo un pubblico internazionale. Il Parco, il monumento archeologico, un luogo come questo che racchiude la memoria del passato non deve essere una cornice ma deve dialogare con il mondo di oggi. Lo scorso anno - e verrà ripetuto quest’anno - abbiamo coinvolto laureandi e laureati in storia dell’arte, per raccontare le opere al visitatore. Ecco quindi anche un’altra cifra della mia direzione, quella del coinvolgimento dei giovani: per esempio abbiamo portato avanti il discorso delle nuove divise del Parco interpellando tutte le accademie di moda nazionali, mentre per il palco pensato per gli eventi estivi alla basilica di Massenzio, che abbiamo presentato lo scorso 7 gennaio, abbiamo coinvolto in un concorso di idee i ragazzi della Scuola di specializzazione in beni architettonici e del paesaggio dell’Università La Sapienza.
Per i centocinquant’anni anni di Roma capitale, che cadono nel 2020, che cosa avete pensato?
Abbiamo ideato una passeggiata archeologica, Primordia Urbis, sulle origini di Roma, a cura di Adachiara Zevi, un progetto che portiamo avanti con la Soprintendenza speciale di Roma: dal Palatino fino al Foro boario e poi al Tevere, perché lì sono le radici della città.
Invece per i cinquecento anni dalla morte di Raffaello, un altro importante anniversario del 2020?
Io spero che il cinquecentenario della morte di Raffaello sia per noi un’occasione per riqualificare colle Oppio e dare slancio anche a un luogo preziosissimo, la Domus aurea, con la mostra Raffaello e la Domus Aurea, l’invenzione delle grottesche, in corso dal 24 marzo (fino a gennaio 2021) anche in collaborazione con i Musei vaticani, che vede la realizzazione di un nuovo accesso che da colle Oppio, attraverso una delle gallerie delle terme di Traiano - visto che le terme di Traiano si sovrappongono all’antica residenza di Nerone -, porta direttamente all’aula ottagona della Domus aurea, lo straordinario luogo che rappresenta l’ingegno degli architetti neroniani, i “machinatores”. Quindi diciamo che è un’occasione veramente importante sia per la Domus aurea, che attualmente è fruibile solo durante i fine settimana - durante la settimana ci sono cantieri continui per la salvaguardia delle sale degli affreschi all’interno, anche con la coibentazione delle volte, e all’esterno, nel giardino, sul colle Oppio - sia per tutto il Parco nel suo insieme.