Lei è direttore artistico del Man - Museo d’arte Provincia di Nuoro da due anni: era il marzo 2018 quando veniva nominato alla guida dell’importante istituzione sarda. Può tracciare il bilancio di questo biennio da direttore?
È un bilancio felice. L’obiettivo è stato portare avanti la tradizione del Man, accentuando una specificità di sguardo sul mondo del Mediterraneo, in particolare verso le sue sponde meridionali e orientali. Abbiamo istituito molte collaborazioni, localmente, per esempio, con la Fondazione Sardegna Film Commission, globalmente, con la Dalloul Art Foundation di Beirut. Il fine è contribuire a recuperare il senso della relazione tra il Mediterraneo e l’Europa mediante il pensiero artistico.
Su quali linee ha impostato la ricerca e la programmazione del museo?
Stiamo portando avanti il programma sul moderno (come nel caso della mostra dedicata a Puvis de Chavannes, mancante in Italia da molti anni) e accelerando un dinamismo locale e internazionale. Abbiamo istituito un programma di residenze d’artista che ha sinora portato due africani, François-Xavier Gbré e Kiluanji Kia Henda, a confrontarsi con il territorio regionale e a realizzare due esposizioni personali. Molta energia poi si è concentrata nella produzione di cataloghi e nella collaborazione istituzionale (penso al Festival letterario della Sardegna a Gavoi, in provincia di Nuoro, dove abbiamo organizzato mostre monografiche di Hans-Peter Feldmann e Miroslaw Balka).