Grandi mostre. 4
James Tissot a Parigi

UNO SGUARDO
VERSO LA MODERNITÀ

Con una carriera svolta tra la Francia e l’Inghilterra, James Tissot, acuto osservatore della sua epoca, gaudente, ironico, affascinante e impertinente, appagato e al tempo stesso pentito delle sue scelte, mistico e attratto dalla moda, rivela una pittura enigmatica caratterizzata da uno stile fotografico, ora riscoperta con la grande esposizione al Musée d’Orsay.

Valeria Caldelli

Inglese a Parigi, francese a Londra. Religioso fino al misticismo ma sedotto dalla moda. Forse anche per queste ambiguità la sua opera è apparsa così indecifrabile. La critica dei giorni nostri lo definisce un personaggio complesso, ma ai suoi tempi, intorno alla fine dell’Ottocento, lo tacciavano di superficialità. A lui, comunque, gli acquirenti nella ricca e rampante borghesia non mancarono mai, nonostante la beffarda ironia con cui dipingeva i loro usi e costumi. Elegante, spavaldo e anche un po’ insolente, James Tissot si presentava al mondo come un artista brillante con l’aspetto del gentiluomo e i modi un po’ arroganti del dandy. Lui stesso ci tramanda questa immagine di sé nel suo autoritratto più famoso, dipinto nel 1865, quando aveva ventinove anni: volto appoggiato con nonchalance alla mano destra, sguardo indifferente e sornione, velato da un leggero disprezzo. Eppure nel profondo si sentiva un figlio perduto in paesi stranieri, sempre in partenza, mai soddisfatto, pentito delle sue stesse scelte e decisioni, esiliato e nello stesso tempo amante dei viaggi. Come il figliol prodigo della parabola evangelica che infatti dipinge due volte nel corso della sua vita artistica: la prima quando era ancora giovanissimo, inserendolo in uno scenario medievale, la seconda al termine della sua esperienza londinese, con un ciclo di quattro grandi tele che raccontano la stessa storia in chiave moderna e personale. Non a caso l’esposizione James Tissot. L’ambigu moderne al Musée d’Orsay di Parigi ci presenta entrambe le sequenze pittoriche, che da sole svelano alcune chiavi di lettura dell’artista.

Navi e banchine, luoghi di inizio e di fine viaggio, saranno per sempre i soggetti preferiti di Tissot


Da una parte ci sono i porti, presenti in entrambe le fasi iniziali delle due narrazioni. Navi e banchine, luoghi di inizio e di fine viaggio, saranno per sempre i soggetti preferiti di Tissot, nato a Nantes nel 1836, città con una storia portuale in prossimità dell’estuario della Loira. Tra i personaggi che partecipano alla partenza e al ritorno del figliol prodigo si riconosce Kathleen Newton, amante dell’artista, malata di tubercolosi e suicida all’età di ventotto anni. I salotti descritti nel secondo ciclo di opere sono quelli della Londra borghese, mentre il Giappone dalle geishe con ventagli svolazzanti e chimoni fioriti è il viaggio immaginato e mai intrapreso. Il “japonisme” è una moda dilagante nella seconda metà dell’Ottocento e Tissot ne è profondamente contagiato. I ninnoli nella vetrina di Giovani donne che osservano oggetti giapponesi, nonché la ragazza con la corona di fiori rossi e il kimono aperto sul corpo pallido della Giapponese al bagno - unico nudo mai dipinto dall’artista - sono alcune tra le testimonianze di questa sua passione. Passione coltivata anche con una collezione di oggetti che acquistava nel negozio parigino di Madame Desoye in rue de Rivoli, cercando di battere sul tempo i molti altri clienti affetti dalla stessa mania.


Il figliol prodigo, la partenza (1880 circa), Nantes, Musée d’Arts de Nantes.

Con oltre cento opere arrivate da varie parti del mondo, l’esposizione al Musée d’Orsay ci narra la storia di questo pittore mondano e geniale, millantatore e intrigante, che nel suo atelier londinese teneva sempre a disposizione una bottiglia di champagne ghiacciato per i possibili acquirenti e che ebbe così tanto successo in vita da farsi costruire un palazzo a Parigi in quella che oggi è avenue Foch, uno dei viali più prestigiosi della capitale francese, vicino all’Étoile. Completamente dimenticato dopo la sua morte, avvenuta nel 1902, solo da pochi decenni è tornato ad attirare gli sguardi di critica e pubblico.

«Questa mostra vuole ridare il giusto posto all’opera di Tissot nel panorama della storia dell’arte del XIX secolo, di cui è uno dei maggiori attori, con il suo stile fotografico e i personaggi tratti dalla vita contemporanea », sottolinea Paul Perrin, tra i curatori dell’esposizione. «Intendiamo mostrare la personalità affascinante ma ancora poco conosciuta di questo artista, i suoi successi e le grandi tappe di una carriera svolta tra l’Inghilterra e la Francia, oltre a svelare la sua pittura, seducente ma più ambigua e complessa di quanto non appaia al primo sguardo».
Figlio di un esportatore di stoffe e di una disegnatrice di cappelli, Tissot appare soggiogato dai particolari dell’abbigliamento, soprattutto femminile, che ritrae in maniera quasi fotografica, generoso nei dettagli di stoffe e gioielli. La sua è una sinfonia di colori, crinoline, fiocchi, ventagli, copricapi, gesti, sorrisi e sguardi. Ogni elemento è parte integrante di quella recita raffinata che è la vita dei salotti dell’alta società. In Il ballo a bordo siamo nella Londra vittoriana dove usi e consuetudini sono obblighi e lui, da francese, li osserva in modo distaccato, qualche volta ironico e divertito.
Qui una giovane agghindata in primo piano attende un po’ infastidita l’arrivo di un cavaliere in ritardo, per il quale tiene occupata una sedia con il suo vezzoso ombrellino. Un flirt si intuisce invece tra il marinaio e la donna dai fiocchi gialli nel Ponte dell’HMS Calcutta (Portsmouth). La dama nasconde con un ventaglio il suo compiacimento allo sguardo esplicito dell’uomo, che al dito porta una fede ed è quindi sposato. Tresche e codici, uniformi e moda, navi e storie d’amore. Non sono certo gli spazi pubblici e le trasformazioni urbane a interessare l’artista francese, “esiliato” in una Londra in pieno fermento costruttivo, quanto piuttosto il Tamigi, palcoscenico preferito di molte sue opere. È sulle sue acque che sembra succedere tutto. Come in Portsmouth Dockyard, dove un aitante sergente scozzese delle Highlands, incerto tra due donne, lascia intravedere peccati non raccontabili.

Incerto tra due donne, lascia intravedere peccati non raccontabili

In Inghilterra Tissot era arrivato nel 1871, in seguito alla devastante guerra franco-prussiana, ma anglofilo lo era da sempre, tanto che a poco più di vent’anni aveva abbandonato il suo nome di battesimo, Jacques-Joseph, per trasformarlo nell’inglese James. Comunque la patria aveva riconosciuto il suo talento ben prima che salpasse Oltremanica, tanto che molti aristocratici e borghesi amavano farsi immortalare dal suo abile pennello. Il Ritratto del marchese e della marchesa di Miramon e i loro bambini, nonché Ritratto di Mademoiselle L.L. ne sono esempi concreti. L’apogeo della sua fama, con l’ascesa nell’élite dell’epoca, l’artista lo raggiungerà nel 1868, con Il circolo della rue Royale, per la cui esecuzione ciascuno dei dodici facoltosi e nobili personaggi pagò 1000 franchi.


Portsmouth Dockyard (1877 circa), Londra, Tate.

Nella capitale londinese Tissot si fermerà a lungo con immutato successo di pubblico. Pur contestando le regole e i dogmi dell’Accademia, continuerà a seguire il filone “realistico” del maestro Ingres e non si lascerà mai sedurre dalla pennellata suggestiva degli impressionisti. E se con Whistler diventerà amico, si rifiuterà però di testimoniare in suo favore al processo per diffamazione contro chi - il critico Ruskin - lo accusava di «gettare barattoli di vernice in faccia al pubblico». Forse questa decisione fu solo un’altra delle contraddizioni del capriccioso Tissot, ma i contemporanei spiegarono la sua reazione con il timore di perdere clienti, vista la grande eco che il processo ebbe nei salotti vittoriani. In realtà il pittore francese seppe anche dare valore agli affetti e dimostrare sensibilità sociale. Con Kathleen Newton, conosciuta intorno alla metà degli anni Settanta, ebbe una scandalosa relazione e per lei rinunciò alla mondanità e trascurò i salotti. Lei, giovanissima irlandese, divorziata e madre di figli illegittimi, non era ovviamente accettata all’interno dell’“high society”. Lui, più vecchio di diciotto anni, la ospiterà nella sua casa con giardino, laghetto e porticato di Saint John Wood e da quel momento vita e opere si fonderanno. Onnipresente Kathleen, musa e santa, madre e amante, sensuale e fragile. La incontriamo ovunque: nel giardino di casa davanti al laghetto mentre, in Picnic, sorseggia una tazza di tè insieme agli amici, oppure sul campo da gioco in Croquet. E ancora, seducente in abito nero, quasi avvolta dalle foglie gialle e cadenti dell’ippocastano, così come ci appare in Ottobre, ma anche ammalata come nella Convalescente. Tissot quasi fuggirà da Londra pochi giorni dopo la morte dell’amata. Fu per disperazione? In realtà non conosciamo il perché di questo improvviso abbandono; lui non ce lo dice, come d’altronde non racconta mai niente della sua vita privata, che riusciamo a scoprire solo “leggendo” i suoi quadri.
Di ritorno in Francia proverà ancora a ritrarre il mondo dei salotti con la serie La donna a Parigi. Ma la religiosità ereditata dai genitori e amplificata dai suoi studi con i gesuiti ebbe infine il sopravvento. Altre navi erano nel suo destino e una crisi mistica lo porterà in Palestina per dieci anni. Non più la moda, ma la vita di Cristo e il Vecchio Testamento diventarono il soggetto esclusivo delle sue ricerche artistiche, ottenendo comunque nuovi successi commerciali, nonostante lo spirito brillante dei periodi precedenti avesse definitivamente lasciato il posto a una composta freddezza. Morì ricco nel suo castello di Bouillon, in Borgogna. Oltre mezzo secolo più tardi, nel 1964, una vendita all’asta ha disperso nel mondo le sue preziose collezioni di oggetti giapponesi, abiti, incisioni e dipinti.

James Tissot. L’ambigu moderne

Parigi, Musée d’Orsay
a cura di Marine Kisiel, Paul Perrin, Cyrille Sciama, Melissa E. Burton
dal 24 marzo al 19 luglio
orario 9.30-18, giovedì 9.30-21.45, chiuso lunedì
catalogo Musée d’Orsay e RMN - Réunion des Musées Nationaux
www.musee-orsay.fr

ART E DOSSIER N. 374
ART E DOSSIER N. 374
MARZO 2020
In questo numero: RISCOPERTE E RIFLESSIONI: Daverio: La luce di La Tour in un'Europa in guerra. Saffo nel Parnaso di Raffaello. La scultura performativa di Mary Vieira. . RESTAURI A FIRENZE: La Porta sud del battistero. IN MOSTRA: 3 Body Configutations a Bologna, Gio Ponti a Roma, Divisionismo a Novara, Tissot a Parigi, La Tour a Milano.Direttore: Philippe Daverio