Studi e riscoperte. 1 
Leonardo Ricci

“ARCHILEO” L’UMANISTA


Architetto, pittore, urbanista, allievo della “scuola fiorentina” di Giovanni Michelucci, Leonardo Ricci ha sempre realizzato progetti connotati da una forte dimensione socio-antropologica, capaci di privilegiare edifici e spazi integrati nel paesaggio circostante in un’armonica fusione di artificio e natura.


Silvia Berselli

Il centenario della nascita di Leonardo Ricci (Roma 1918 - Venezia 1994) è stato l’occasione per ripercorrere la carriera e riscoprire le opere di un architetto che ha contribuito a formare il panorama culturale, oltre a quello costruito, del secondo dopoguerra italiano. Alla sua opera sono state dedicate nel 2018-2019 due mostre, allestite rispettivamente presso lo Csac - Centro studi e archivio della comunicazione di Parma(1), dov’è conservata una parte dei suoi archivi, e nell’ex refettorio della chiesa fiorentina di Santa Maria Novella(2), dove sono stati esposti per la prima volta materiali provenienti dal fondo privato custodito nella casa-studio dell’architetto a Monterinaldi (zona collinare del capoluogo toscano).


Un ritratto di Leonardo Ricci.

La sua figura di artista e intellettuale poliedrico lo colloca nella scia di una lunga tradizione umanistica tutta italiana e non a caso Ricci sceglie come città di adozione Firenze, la capitale medicea ritornata al centro del dibattito culturale nella seconda metà del Novecento. Nel 1942 Ricci si laurea in architettura con Giovanni Michelucci, che lo prende con sé come collaboratore in studio e come assistente in università; nonostante il maestro lasci grande libertà all’allievo, entrambi manifestano un amore per i materiali e per la costruzione intesa come lavoro artigianale.
Un lavoro spinto ai limiti del virtuosismo nella prima opera, il Mercato dei fiori di Pescia (1948-1951), realizzata in gruppo a seguito di un concorso. La volta a botte è sottile come una tenda, quasi una memoria delle strutture effimere che caratterizzano i mercati, ed è ancorata a terra attraverso grandi setti murari triangolari che conferiscono allo spazio un senso ritmico e tettonico.
Fin dalla prima commessa ricevuta, il villaggio valdese Agape a Prali, in provincia di Torino (1946-1948), Ricci mostra grande attenzione al disegno degli spazi collettivi, scenario della vita comunitaria, e un forte senso del paesaggio e del legame con la terra. L’edificio sembra emergere dal suolo,  grazie alle coperture inclinate che riecheggiano il profilo delle montagne, e l’impiego di materiali grezzi,pietra a vista e planimetrie flessibili permette di fondere in maniera poetica natura e artificio. Nonostante la qualità di questi primi lavori, il talento di Ricci stenta ad affermarsi e il giovane architetto ritorna alla sua prima passione, la pittura, trascorrendo tre anni nei vivaci circoli artistici e nelle gallerie di Parigi.
Espone i suoi quadri e incontra Picasso, Le Corbusier, Matisse, Camus, alla ricerca di una propria, originale, identità creativa, che esprimerà con il ritorno a Firenze e all’architettura.


Leonardo Ricci con Leonardo Savioli, Giuseppe Giorgio Gori, Enzo Gori, Emilio Brizzi, Mercato dei fiori di Pescia (Pistoia) (1948-1951), foto d’epoca, casa-studio Ricci, Monterinaldi;


Un’inquadratura del villaggio valdese di Agape a Prali (Torino) realizzato da Leonardo Ricci nel 1946-1948.

L’esigenza di costruire una casa per sé e la propria famiglia lo porta a Monterinaldi, dove sceglie un terreno scosceso che guarda verso la città e i colli circostanti.
Il processo progettuale (1949-1951) si sviluppa in cantiere piuttosto che sulla carta e la casa sorge adattandosi liberamente al paesaggio, costruita con pietre, ciottoli e materiali di risulta trovati sul posto.
Lo spazio interno è fluido e privo di separazioni e porte ed è costantemente in connessione con l’esterno: la casa propone un nuovo modo di abitare e impressiona i numerosi visitatori, che scelgono di far costruire a Ricci le loro residenze.
A Monterinaldi l’architetto realizza ventidue abitazioni che traducono in forma concreta un nuovo stile di vita comunitario in cui i volumi delle case e le superfici dei giardini e delle terrazze si giustappongono senza soluzione di continuità, senza cancellate o muri che marchino i confini della proprietà privata o separino l’edificato dal paesaggio.


Di Leonardo Ricci: villaggio Monte degli Ulivi a Riesi (Caltanissetta), progetto per un’ecclesia, pensata come nucleo comunitario (1962-1968), Parma, Csac - Centro studi e archivio della comunicazione;


Casa Selleri a Monterinaldi (1948-1968).

I volumi delle case e le superfici dei giardini e delle terrazze si giustappongono senza soluzione di continuità


Per queste caratteristiche, Monterinaldi rappresenta il cuore dell’esperienza progettuale di Ricci; il progetto viene anticipato da quello del villaggio Agape, è alimentato dalla fede valdese dello stesso architetto e trova un seguito nella costruzione del villaggio Monte degli Ulivi di Riesi (Caltanissetta, 1962-1968). Gli ostacoli da superare sono numerosi, dalla forte pendenza del terreno alle minacce mafiose, ma l’«Archileo», come viene ribattezzato in cantiere, trova le energie per superarli nella convinzione che l’architettura possa diventare un motore di riscatto sociale e introdurre nuove dinamiche relazionali basate sulla condivisione. I volumi di Riesi sono ancorati al terreno, si sviluppano su più livelli connessi da ponti aerei e presentano planimetrie fluide e organiche, che si aprono verso il paesaggio.
Il passaggio alla grande scala della residenza collettiva avviene con la costruzione dell’edificio La nave di Sorgane, quartiere di Firenze (1967), una sorta di megastruttura in cemento grezzo dal carattere brutalista e dall’ossatura possente, in cui i ballatoi diventano strade sospese, ovvero luoghi d’incontro. Il successo del progetto frutta a Ricci diversi incarichi per la didattica negli Stati Uniti, in particolare alla Florida University dove produce con gli studenti un progetto di scala territoriale per l’ampliamento di Miami (1970).
Ricci affianca da sempre la ricerca teorica e l’attività didattica a quella progettuale e riesce nel difficile compito di consegnare gli insegnamenti della generazione eroica del razionalismo italiano ai suoi alunni, che saranno i principali animatori dei gruppi radicali fiorentini degli anni Sessanta.


Leonardo Ricci, edificio La nave a Sorgane (Firenze) (1967), foto d’epoca, casa-studio Ricci, Monterinaldi.

Divenuto preside della Facoltà di architettura di Firenze nel 1971, viene a tal punto logorato dall’università da scegliere di lasciare tutto e ritirarsi a Venezia, dove scrive, dipinge e partecipa a numerosi concorsi internazionali. Il ritorno sulla scena dell’architettura avviene nel 1977, con il progetto per il Centro direzionale di Firenze redatto insieme a Leonardo Savioli, seguito dagli incarichi per il tribunale di Savona, il Centro servizi di Pistoia, il Palazzo di giustizia di Novoli, a Firenze. Progetti in parte traditi in fase di costruzione o non realizzati, che permettono però di leggere un fecondo atteggiamento progettuale di Ricci: il tema dell’edificio-città, che aveva già trovato nei suoi scritti una definizione teorica, la «Città-Terra». Il progetto si configura come una megastruttura di scala territoriale e riassume al suo interno la molteplicità di funzioni della città. Altrettanto vario è il panorama di temi che compongono l’eredità di Leonardo Ricci: la sua volontà di considerare prima di tutto la dimensione sociale e antropologica del progetto, di creare, a partire dalla casa, spazi fluidi in grado di accogliere la società liquida contemporanea, di fondere architettura e paesaggio nella trasparenza, di impiegare una commistione di materiali naturali e artificiali. Un’eredità che, attraverso i suoi allievi, i progetti, i dipinti, i libri, oggi siamo onorati di raccogliere.

Leonardo Ricci, Palazzo di giustizia di Novoli (Firenze) (1977).


Leonardo Ricci, Strutture (1957 circa), casa-studio Ricci, Monterinaldi.
(1) Leonardo Ricci architetto. I linguaggi della rappresentazione (Parma, Csac - Centro studi e archivio della comunicazione, 1° dicembre 2018 - 7 aprile 2019), mostra realizzata dal gruppo di ricerca composto da Loreno Arboritanza, Ilaria Cattabriga, Anna Ghiraldini, Margherita Monica, Simona Riva con il coordinamento di Andrea Aleardi, Giovanni Leoni, Clementina Ricci.
(2) Leonardo Ricci 100. Scrittura, pittura e architettura: 100 note a margine dell’Anonimo del XX secolo (Firenze, ex refettorio di Santa Maria Novella, 13 aprile - 26 maggio 2019), a cura di Ugo Dattilo, Maria Clara Ghia, Clementina Ricci.

ART E DOSSIER N. 373
ART E DOSSIER N. 373
FEBBRAIO 2020
In questo numero: ART BRUT, ORDINE E CAOS. L'editoriale di Philippe Daverio. La Biennale di Art Brut a Losanna. In volume L'opera omnia di Ligabue. L'ARCHITETTO UMANISTA. Il centenario di Leonardo Ricci. ANIMALI SAPIENTI. Parodia e satira nel Medioevo. IN MOSTRA: Steeve McQueen a Londra. Arte italiana a Mänttä. Anni Venti a Genova. Collezione Thannhauser a Milano. Natura in posa a Treviso.Direttore: Philippe Daverio