Arte e cultura ovunque, buon cibo, il clima mite, il mare, il paesaggio, la famiglia, la musica: molti degli stereotipi spesso associati all’immagine del Bel Paese suggeriscono infatti - più all’estero che a chi ci abita, forse - un’idea di benessere e di felicità diffusa, una Grande Bellezza dove tutto sommato la vita, se non davvero facile, è sempre in qualche modo dolce e spensierata.
Ma è davvero così? Quanto è cambiato - se è cambiato - l’umore degli italiani, il loro approccio al presente e al futuro, in questo periodo, dopo oltre dieci anni di crisi economica che ha inasprito le differenze di classe, i conflitti sociali, la confusione politica, e ha fatto emergere un risentimento diffuso e sordo, con punte - ben visibili - di intolleranza e razzismo?
La fotografia di uno stato d’animo variegato e mutevole, eppure non dissonante
La risposta non è univoca, il risultato è la fotografia di uno stato d’animo variegato e mutevole, eppure non dissonante.
I media utilizzati sono i più vari: pittura, fotografia,
video, performance, installazione, scultura.
Dove andiamo a ballare questa sera? (2015), di Goldschmiedt&Chiari, è il punto di partenza del percorso espositivo, e anche la premessa cronologica e ideale: un’installazione che rievoca i resti di una festa; in sottofondo musiche e canzoni degli anni Ottanta, il culmine di un’epoca in cui in Italia la prosperità sembrava garantita da una crescita economica senza fine e nello stesso tempo un punto di svolta, la perdita dell’innocenza, che conteneva già in sé le premesse della crisi futura. Sopra i rifiuti campeggia, a suggello, la scritta «Tutti assolti».
Il tema del denaro e dell’illusione del benessere legato al consumismo è sintetizzato dallo Spettro di Malthus di Marzia Migliora: all’interno di un box per cavalli, la sagoma di un equino, definita nello spazio solo da strumenti di domesticazione come i ferri per gli zoccoli, la maschera con paraocchi, il sale da leccare, è forzata a guardare un diorama ottenuto attraverso stratificazioni di carta moneta, un miraggio.
Aleggia appunto la teoria del demografo ed economista Thomas Robert Malthus (1766-1834), che per primo teorizzò che le risorse naturali non sarebbero state sufficienti a sostenere l’aumento della popolazione mondiale.
Nelle fotografie della serie Mirabilia Silvia Camporesi evoca il potente “genius loci” che anima ancora il nostro paese negli spazi architettonici e negli ambienti naturali al di fuori del circuito dell’“overtourism”, che tutto trita e banalizza. Il paesaggio si astrae nell’immagine di un arcobaleno fotografato da Federica Di Carlo in Come in terra così in cielo, dove la felicità come meraviglia dell’osservazione naturalistica e scientifica può diventare un richiamo all’emergenza del cambiamento climatico.
La storia e la cultura hanno ancora un duro compito, come nel video Atlas di Francesco Jodice, dove l’Atlante Farnese - le cui immagini si alternano a quelle di spot pubblicitari, immagini di archivio della cultura americana della metà del Novecento, tra guerra fredda e rivendicazioni razziali, cultura cinematografica e musica rock - sostiene sulle spalle il mondo, «i detriti della storia dell’Occidente», secondo l’artista.