Nicolaes Maes all’Aja


SCENE DAL TEATRO
DELLA VITA

Claudio Pescio

Insieme a Pieter de Hooch, un altro protagonista della grande stagione della pittura olandese, Nicolaes Maes (1634-1693), è oggetto di una mostra, stavolta all’Aja.
Anche Maes mette al centro del suo mondo pittorico la dimensione domestica e la donna, confinata in casa – come previsto dalle convenzioni olandesi (e non solo) del XVII secolo – da un ruolo obbligato di madre, moglie, nutrice, educatrice e responsabile dell’ordine familiare. Le sue ambientazioni appaiono sempre molto accurate e fanno riferimento a una clientela più abbiente rispetto a quella di molti suoi colleghi.
Maes aveva esordito come pit tore di storie religiose nell’atelier di Rembrandt (il sottotitolo della mostra è Il versatile allievo di Rembrandt), e alcune delle opere esposte al Mauritshuis richiamano le tonalità calde e la forte espressività di certa pittura del maestro. Dagli anni Cinquanta inizia a realizzare molte scene di interni, e successivamente passa ai più remunerativi ritratti singoli e di famiglia (ce ne sono rimasti circa novecento, contro circa quaranta scene domestiche), in qualche caso vere parate di abiti sontuosi e suppellettili di lusso, segno evidente del cambiamento nel costume e nell’immagine di sé delle nuove classi dirigenti rispetto all’austerità dei padri della patria di qualche decennio prima. 

Nei dipinti di Maes e De Hooch vediamo un moltiplicarsi di soglie e di visuali, con figure femminili protagoniste di scene domestiche. E torna a porsi il tema del significato profondo di questo genere pittorico apparentemente del tutto descrittivo.
Donna di casa che origlia (1657), di Nicolaes Maes, fa parte di una serie di sei opere dello stesso autore, tutte del periodo 1655-1675 e imperniate sul tema del controllo domestico e delle relazioni che ne derivano fra i membri della comunità convivente, intesa come famiglia e servitù. In tutti e sei i dipinti si attiva un meccanismo di coinvolgimento diretto nella scena di chi guarda il quadro (noi, gli spettatori, potremmo dire, vista la palese teatralità della scena) da parte di uno dei personaggi raffigurati. Una donna, presumibilmente la padrona di casa, si trova sul primo di tre gradini da cui sta scendendo da una stanza a un’altra. Al di là di una porta aperta si vede una domestica che si intrattiene con un giovane, il quale la corteggia con una certa audacia. La donna al centro della composizione ascolta – non vista – il dialogo tra i due; guarda verso di noi sorridendo e accenna un gesto per chiedere il nostro silenzio. Il meccanismo, quindi, si può così descrivere: la protagonista resta al di qua di una soglia fisica (e morale) che in realtà sta violando se non con la vista almeno con l’udito, pur trattandosi tutto sommato della violazione di un limite interno a quella che deve essere casa sua. 


Nicolaes Maes è con De Hooch un altro dei protagonisti del Seicento olandese, forse ancor più di successo e altrettanto ricco di informazioni sulla mentalità e gli stili di vita della borghesia del tempo.


Ritratto di bambina con un cervo (1671 circa).

Noi che guardiamo siamo complici di questa violazione, ma al tempo stesso chiamati a essere giudici del comportamento della domestica e del giovane. Esattamente come a teatro, noi “non-recitanti” vediamo tutto, e in qualche modo partecipiamo al gioco (che resta qui nei toni della commedia), pur rimanendo al di qua dell’invisibile diaframma che separa scena e pubblico. Quel che doveva rappresentare una novità vincente, sul piano del commercio delle opere d’arte di questo tipo, è l’insistere di questi soggetti pittorici sul nervo scoperto della tensione tra ciò che era consentito vedere o ascoltare in quanto “pubblico” e ciò che era al contrario proibito in quanto “privato”; situazione che doveva essere percepita dal pubblico di questi quadri come un elemento di curiosità, di attrazione, tema di farse teatrali e argomento di conversazione nella buona società. È possibile che per molti fosse come portarsi a casa, acquistando il quadro, un pezzo della commedia preferita. Ma la diffusione di soggetti simili alla metà del Seicento, in Olanda non può non essere collegata alle nascenti dinamiche di separazione tra pubblico e privato, agli albori del concetto di privacy (sul tema sono fondamentali gli studi di Norbert Elias). L’atmosfera giocosa è quella di un gioco di società: ogni cosa, ogni ruolo, ogni attività deve essere appropriata al tempo e al luogo in cui le regole di comportamento le hanno destinate. La domestica che lascia la scopa in un angolo per sonnecchiare o amoreggiare contravviene a una regola, rappresenta un esempio da non seguire e, da parte di chi ha il potere di farlo, un comportamento da reprimere, naturalmente con bonario paternalismo e il sorriso sulle labbra.


Donna di casa che origlia 1657), Londra, Wellington Collection, Apsley House.

In breve:

Nicolaes Maes. Rembrandts veelzijdige leerling
L’Aja, Mauritshuis
a cura di Ariane von Suchtelen
fino al 19 gennaio 2020
orario 10-18, lunedì 13-18, giovedì 10-20

ART E DOSSIER N. 371
ART E DOSSIER N. 371
DICEMBRE 2019
In questo numero: L'ANNO CHE VERRA'. Le celebrazioni di Raffaello. CURIOSITA' ICONOGRAFICHE. Un occhio ci guarda dal cielo. MAGONZA. Una capitale per molti imperi. IN MOSTRA Training Humans a Milano; Betye Saar a New York; Blake a Londra; Da Artemisia a Hackert a Caserta; De Hooch a Delft; Maes all'Aja; Giulio Romano a Mantova; La collezione Alana a Parigi.Direttore: Philippe Daverio