Grandi mostre. 4 
Da Artemisia a Hackert a Caserta


VEDUTE A CONFRONTO:L’ANTIQUARIO E LA REGGIA


Quando il pubblico incontra il privato possono nascere interessanti sinergie. È quanto è accaduto per il progetto espositivo alla reggia di Caserta, dedicato alla pittura del Sei-Settecento con opere provenienti dalla galleria londinese dell’antiquario Cesare Lampronti, in dialogo con il patrimonio dello storico palazzo reale.


Susanna Paparatti

Gli ingredienti per la realizzazione di un progetto di ampio respiro, innovativo e a oggi unico c’erano tutti: un progetto capace di unire pubblico e privato con l’intento di proporre un’esposizione – in una struttura che di per sé è già un gioiello ricco di opere d’arte – immaginata e composta però con lo sguardo dell’antiquario collezionista.
Non un tema unico, un artista, una scuola o un preciso contesto, bensì il racconto di un arco temporale scandito dalle oltre cento opere prestate per l’occasione da Cesare Lampronti, terza generazione di antiquari che nel 1914 fondarono a Roma l’omonima galleria, dal 2012 trasferitasi nel cuore di Londra.
È nata così, quasi per caso, la singolare mostra in corso alla reggia di Caserta dal titolo Da Artemisia a Hackert. Storia di un antiquario collezionista alla Reggia, aperta al pubblico sino al 16 gennaio 2020. Un progetto avviato casualmente quando nel 2016 Mauro Felicori, direttore della reggia di Caserta, si recò a Londra per cercare di fare acquistare dal Mibact e riportare a “casa” il dipinto Il porto di Salerno visto da Vietri di Jakob Philipp Hackert, pezzo mancante nelle sale della residenza borbonica fra quelli facenti parte delle vedute che componevano la raccolta dei Porti del regno (1787- 1797) commissionata all’artista da Ferdinando IV di Borbone. In quell’occasione Felicori incontrò Cesare Lampronti e fu allora che prese corpo l’idea della mostra.
«Quando il direttore mi ha chiarito che intendeva fare il ritratto di un antiquario, proponendomi di esporre la mia collezione di dipinti in uno scenario così solenne come la reggia, mi sono sentito naturalmente gratificato», spiega Lampronti, «non tanto in prima persona ma come antiquario. Questo riconoscimento del ruolo così importante nel contesto della cultura del nostro paese lenisce certe inquietudini che antiquari e collezionisti avvertono da anni».

Maestri del calibro di Luca Giordano, Baciccio, Pietro da Cortona, Canaletto, Cavalier d’Arpino, Guercino, Carracci


Le opere riprodotte in questo articolo provengono dalla galleria londinese di Cesare Lampronti.


Jakob Philipp Hackert, Il porto di Salerno visto da Vietri (1797).


Luca Giordano, Diogene alla ricerca dell’uomo vero (XVII secolo).

La scelta dei dipinti si è dunque concentrata in quel felice contesto nel quale l’Italia era il centro dell’arte e della cultura quando, nell’Europa fra Sei e Settecento, le nostre bellezze architettoniche, artistiche e paesaggistiche erano scandite dalle rituali tappe dei viaggiatori del Grand Tour da Nord a Sud della penisola.
L’esposizione così come è stata pensata ha caratteristiche quasi rivoluzionarie in Italia, aprendo nuove prospettive di collaborazione fra strutture pubbliche e privati: «L’antiquario è colui che per primo entra in contatto con un’opera d’arte, selezionando il bello dal mediocre, intervenendo per riportare l’opera nel suo contesto originale», prosegue Lampronti, «poi intervengono certamente storici dell’arte e direttori dei musei che completano il percorso». Come dire che è l’interesse stesso del professionista a consentire il primo passo verso la più completa tutela e valorizzazione dell’opera.
Nell’attuale rassegna spiccano grandi maestri selezionati dalla Lampronti Gallery per creare un fil rouge con le opere custodite nelle sale della reggia. Maestri dei quali alcuni hanno avuto con il territorio campano un forte legame: fra questi Artemisia Gentileschi che, dopo una vita tormentata ma ricca di soddisfazioni, finirà i suoi giorni a Napoli nel gennaio 1654 e, ovviamente, Jakob Philipp Hackert, nominato pittore ufficiale e consulente d’arte della Corona alla corte di re Ferdinando IV di Borbone.
In mostra la raccolta completa dei Porti del regno di Hackert, da poco restaurata, offre l’opportunità di appurare la predisposizione dell’artista tedesco verso la pittura di paesaggio. Inclinazione suffragata dagli insegnamenti avuti a Parigi dove, nel 1765, Hackert incontra Claude Joseph Vernet, maestro assoluto del genere che lo introdurrà nel mondo dell’aristocrazia parigina.

Esposta anche una serie di vedute, di Napoli e della Campania, eseguite da artisti che fanno parte della collezione della reggia. Poi maestri del calibro di Luca Giordano, Baciccio, Pietro da Cortona, Canaletto, Cavalier d’Arpino, Guercino, Carracci, Antonio Joli, Vernet, Gaspar van Wittel, Bartolomeo Bimbi e molti altri che, nella sala degli Alabardieri, in quella delle Guardie del corpo e nelle Retrostanze settecentesche degli appartamenti storici, compongono cinque sezioni divise fra pitture caravaggesche, pittura del Seicento, vedute, paesaggi e nature morte. Completa il percorso un ambiente dove trovano spazio le “immagini in cerca d’autore”, opere di ignoti, spunto per studiosi e ricercatori per eventuali attribuzioni.
Un altro particolare unico che contraddistingue questo appuntamento è che, una volta chiusi i battenti, resteranno alla reggia di Caserta, quale dono di Cesare Lampronti, due importanti dipinti tra quelli esposti: il Martirio di sant’Agata di Salvator Rosa, del Seicento, e il Ritratto del cardinale Antonelli, olio su ardesia datato 1761 di Pompeo Batoni il quale, rinomato come miglior ritrattista del tempo, era apprezzato da papi e sovrani; celebre il suo ritratto di Abbondio Rezzonico, nipote di Clemente XIII, raffigurato in veste di senatore.


Guido Cagnacci, Allegoria della vita (XVII secolo).

In breve:

Da Artemisia a Hackert.
Storia di un antiquario collezionista alla Reggia
Caserta, reggia di Caserta
a cura di Lampronti Gallery
fino al 16 gennaio 2020
orario 8.30-19.30
catalogo Etgraphiæ
www.reggiadicaserta.beniculturali.it

ART E DOSSIER N. 371
ART E DOSSIER N. 371
DICEMBRE 2019
In questo numero: L'ANNO CHE VERRA'. Le celebrazioni di Raffaello. CURIOSITA' ICONOGRAFICHE. Un occhio ci guarda dal cielo. MAGONZA. Una capitale per molti imperi. IN MOSTRA Training Humans a Milano; Betye Saar a New York; Blake a Londra; Da Artemisia a Hackert a Caserta; De Hooch a Delft; Maes all'Aja; Giulio Romano a Mantova; La collezione Alana a Parigi.Direttore: Philippe Daverio