Una breve vicenda di prevaricazione e lussuria, infine di giustizia, occupa il capitolo 13 del Libro di Daniele, dando vita al più eccitante racconto che la Bibbia tramandi. È lo scontro tra Susanna e i vecchioni, composto verso la metà del II secolo a.C. da un autore ebreo anonimo, assente nel testo ebraico e presente in due versioni in greco dei Settanta e di Teodozione. Il brano fu conservato nella Vulgata di san Girolamo, alla fine, mentre nelle versioni greche è collocato all’inizio a titolo di antefatto.
I percorsi di lettura e di immaginazione sono infiniti. La storia di Susanna ci parla di castità, erotismo, vizio, menzogna, giustizia, salvezza - il nome si basa sul termine ebraico “shoshanah”(giglio) e l’intero episodio potrebbe avere spazio tra i versetti del Cantico dei cantici - e ci si presenta in una varietà estrema di citazioni e proposte, letterarie e figurative.
Susanna drappeggiata in un broccato tanto prezioso da non farci rammaricare per la sua nudità appena accennata