Grandi mostre. 3
Natalja Goncarova a Firenze

UN’AMAZZONE
DELL’AVANGUARDIA

Eclettica, anticonformista, Natalja Goncarova, pittrice, scenografa, costumista, attrice di cinema, grafica, stilista, ha rielaborato gli stimoli provenienti dai moderni artisti occidentali creando un proprio stile tra tradizione e innovazione, astrazione e provocazione. Un contributo originale, il suo, qui raccontato dalla curatrice dell’esposizione in corso a Palazzo Strozzi.


Ludovica Sebregondi

Se dopo più di cento anni, centonove per l’esattezza, un’opera ha ancora una forza provocatoria tale da essere censurata da Instagram, significa che ha colpito profondamente nel segno. Significa anche che cambiano solo le forme della censura, adeguandosi ai tempi. Il dipinto di Natalja Goncarova incriminato, Modella (su sfondo blu), fu presentato a Mosca nel 1910, venne sequestrato e l’autrice accusata di offesa alla morale pubblica e di pornografia. Aveva ventinove anni, ed era la prima volta che un’artista donna esponeva pubblicamente nudi in Russia. Allora fu assolta dall’accusa, oggi Instagram ha successivamente consentito l’uso dell’immagine.

Natalja nasce nel 1881 nella campagna a sudest di Mosca, nel governatorato di Tula, in una proprietà della famiglia: i Goncarov appartenevano alla piccola nobiltà rurale arricchitasi nei primi decenni del Settecento, ma col tempo si erano impoveriti. Vive fino a undici anni in campagna, poi con i genitori e il fratello si trasferisce a Mosca, ma trascorre le estati dalla nonna e i ricordi della vita nei campi, delle attività agricole nella bella stagione, dell’atmosfera agreste, rappresenteranno i ricordi più belli e struggenti della sua vita, soprattutto durante il lungo esilio parigino.

Nel 1901, ventenne, si iscrive alla Scuola di pittura, scultura e architettura di Mosca e si dedica alla scultura, passando poi al disegno e al pastello anche per consiglio di uno studente della stessa scuola suo coetaneo: Michail Larionov, nato a Tiraspol, nel Sud della Russia, che le suggerisce: «Hai occhio per il colore, ma ti impegni sulla forma. Apri gli occhi ai tuoi stessi occhi». E il colore diventerà elemento essenziale della sua produzione. I due resteranno uniti per tutta la vita, vivendo insieme sessant’anni, e se il loro legame sentimentale si trasformerà, rimarrà sempre indissolubile il sodalizio artistico.

«Hai occhio per il colore, ma ti impegni sulla forma. Apri gli occhi ai tuoi stessi occhi»
Michail Larionov


Si sposeranno nel 1955, ma solo per la volontà di tenere unito il comune lascito, l’intera produzione, l’importante archivio. Due caratteri agli antipodi: Michail divertente ed espansivo, Natalja austera e riservata, ma ugualmente pronta a sfide fortissime all’epoca, non solo per una donna. Uno spirito anticonformista, tanto da essere stata, in Russia, oltre che la prima donna a esporre nudi (come accennato all’inizio), a essere censurata per aver presentato opere non tradizionali di tema religioso, a esibirsi nei cabaret, a mostrarsi nei luoghi più eleganti di Mosca con il volto dipinto per scandalizzare i benpensanti.

La mostra di Palazzo Strozzi è frutto di una prestigiosa collaborazione con la Tate londinese, ma nelle due sedi è stata pensata con un differente taglio curatoriale: a Firenze sono infatti evidenziati i legami di Natalja con gli artisti della modernità occidentale (Cézanne, Gauguin, Matisse, Picasso) e i suoi rapporti con l’Italia e con i futuristi, non solo durante il soggiorno romano del 1916-1917. Natalja in patria ha conosciuto i capolavori di Cézanne e Gauguin attraverso le riviste, ma anche grazie alle due straordinarie collezioni moscovite di Serghej Šcukin e Ivan Morozov che comprendevano capolavori dei maggiori artisti moderni.


Autoritratto con gigli gialli (1907-1908).

Goncarova molto probabilmente ha conosciuto Matisse nel 1911 a Mosca, e a Roma e Parigi ha poi frequentato Picasso, Marinetti, Balla, Depero. Ma, fatte proprie le novità provenienti da Occidente, Natalja le ha rielaborate combinando - in un eclettismo che riunisce stili e tendenze - la tradizione popolare e religiosa russa con la modernità. Il risultato è davvero unico e potente.

Questa capacità di esplorare stili diversi, riuscendo poi a ricondurli alla propria visione del mondo trova corrispondenza nella sua poliedrica attività di pittrice, costumista, scenografa, illustratrice, grafica, decoratrice, stilista, ma anche di attrice cinematografica, ballerina e “performing artist” ante litteram.

Nel 1913 si tenne a Mosca una retrospettiva in cui erano riunite circa ottocento sue opere tra dipinti, acquerelli, sculture, pastelli, disegni per teatro, tessuti, figurini di moda, ricami, carta da parati. Fu l’occasione per presentare dieci anni di lavoro che coprivano la sua carriera fino a quel momento, testimoniandone l’infaticabile attività. Le opere includevano le esperienze postimpressioniste, neoprimitiviste, ispirate all’arte tradizionale russa, fino alle più recenti e innovative ricerche verso l’astrazione. Fu la prima mostra monografica di un artista dell’avanguardia russa, e i dodicimila visitatori ne decretarono il successo, seppur controverso, consacrando Natalja Gonˇcarova come figura carismatica dell’avanguardia.


Ciclista (1913), San Pietroburgo, Museo statale russo.


Natalja Goncarova con il «trucco di base per un’artista del teatro futurista», foto pubblicata in “Teatr v karrikaturakh”, 21 settembre 1913, Mosca, Galleria Tret’jakov, dipartimento dei manoscritti

«Questa donna trascina tutta Mosca e tutta San Pietroburgo dietro di sé; non si imita solo la sua opera, ma anche la sua personalità»
Sergej Djagilev


Fu allora definita, «leader dei futuristi», intendendo con il termine gli artisti della modernità e, come ebbe a testimoniare in quell’occasione l’impresario teatrale Sergej Djagilev: «Questa donna trascina tutta Mosca e tutta San Pietroburgo dietro di sé; non si imita solo la sua opera, ma anche la sua personalità».

E fu proprio l’incontro con Djagilev a cambiare il corso della sua vita. Il coltissimo impresario - che con i suoi Balletti russi ha perseguito la parità tra musica, danza e pittura, grazie anche a scenografie e figurini - invitò Natalja a lavorare ai costumi per il Coq d’or messo in scena nel 1914: un successo immediato perché la Russia e il suo folclore venivano riletti con forme moderne.


Il vuoto (1913).

Questo primo soggiorno parigino dell’artista fu breve perché lo scoppio della prima guerra mondiale impose il rientro di Gonˇcarova e Larionov in Russia. L’anno dopo Djagilev invitò nuovamente Natalja a collaborare: la coppia partì nel luglio del 1915 e non tornò mai più in patria, divenuta Unione Sovietica dopo la Rivoluzione d’ottobre del 1917. Da allora, e fino alla morte avvenuta a Parigi nel 1962. «Per tutta la vita ho amato la campagna, e vivo in città […] Volevo andare in Oriente, sono finita in Occidente».

Il contributo di Natalja Goncarova al mondo del teatro, soprattutto fino alla morte di Djagilev nel 1929, è stato fondamentale, tanto che il suo nome in quell’ambito è leggendario, inoltre i suoi dipinti hanno raggiunto quotazioni da primato alle aste internazionali: adesso - anche grazie a questa prima mostra di cui fuori dalla Russia è protagonista - è il momento che la sua opera venga conosciuta nella sua interezza anche dal grande pubblico italiano.


Le Coq d’or, balletto, musica di Nikolaj Rimskij-Korsakov, scene e costumi di Natalja Goncˇ arova, 1937.

La grafia dei nomi russi nel testo dell’articolo ha mantenuto la traslitterazione prevista dalle nostre norme redazionali.

Natalia Goncharova.
Una donna e le avanguardie tra Gauguin, Matisse e Picasso

a cura di Ludovica Sebregondi
Firenze, Palazzo Strozzi
telefono 055-2645155
fino al 12 gennaio 2020
orario 10-20, giovedì 10-23

catalogo Marsilio Editori
www.palazzostrozzi.org

ART E DOSSIER N. 370
ART E DOSSIER N. 370
NOVEMBRE 2019
In questo numero: Palazzo Grimani La collezione del patriarca. Eros e Bellezza Giù le mani da Susanna. Elogio della curva. Se la grottesca accende la fantasia. In mostra:Bacon a Parigi. Chagall, Picasso, Mondrian ad Amsterdam. Goncarova a Firenze. Rembrandt e Velázquez ad Amsterdam. Gli aztechi a Stoccarda.Direttore: Philippe Daverio.