Studi e riscoperte. 3
Pareidolia e nuvole

SCULTURE
NUVOLOSE

Quando guardiamo gli aspetti mutevoli della natura, tendiamo ad attribuire forme conosciute a cose che non ne hanno. Simulando questa illusione, detta “pareidolia”, molti artisti hanno nascosto teste angeliche, volti umani o profili animali nelle nuvole raffigurate nei propri dipinti.


Mauro Zanchi

Cosa vediamo quando guardiamo gli aspetti mutevoli della realtà? A volte riusciamo a scorgere la presenza dell’invisibile, o doppie possibilità di lettura o apparizioni momentanee, o proiezioni della nostra immaginazione. In questo articolo ci soffermiamo solo sull’illusione pareidolitica, ovvero quella visione che tende a ricondurre forme casuali a immagini altre, sia legate alla contingenza del reale sia aperte alle possibilità creative e psichedeliche dello sguardo. Pare che questo caso particolare di apofenia - ovvero la tendenza del cervello umano a riconnettere in schemi dati sensoriali casuali - sia un’eredità dell’evoluzione, derivata quindi dalla necessità di individuare situazioni di pericolo anche in presenza di pochi indizi nella natura, come poteva servire agli uomini primitivi per riuscire a scorgere in tempi rapidi un predatore mimetizzato. Oppure potrebbe essere riconducibile al mero atto del riconoscere, con la mente, ciò che sappiamo del visibile, attribuendo forme conosciute a “cose” che non ne hanno. Questo gioco interessante metterebbe in visione anche il processo dell’idolatria in sé: sovente, chi ha una propensione al sovrannaturale o un innato senso religioso di stampo animistico scorge la presenza del divino o degli spiriti nelle conformazioni delle rocce, nelle venature dei tronchi, nelle forme divenenti delle nubi, nelle sfumature della luce e delle ombre, o in altre manifestazioni naturali. Le sculture mutevoli “fatte dalla natura”, ovvero le immagini plasmate dalle nuvole in cielo, hanno attirato l’attenzione delle persone di ogni periodo storico. Tra questi vi sono anche personalità illustri del calibro di Aristotele, Plinio, Lucrezio, Filostrato, Michele Psello, Alberto Magno. C’è chi ha scorto corpi di demoni, soggetti perfettamente reali, proiezioni della fantasia, sculture pittoriche involontarie, immagini figurate in continua trasformazione emerse dalla candida materia nubiforme e vaporosa.

Le nuvole vaporose sono descritte come fossero ritratte dal vero


Nell’affresco Morte di Francesco (1290-1295 circa), realizzato da Giotto e dai suoi allievi nella basilica superiore di Assisi, v’è la presenza di un volto di profilo, modellato interamente in una nuvola, sotto le figure degli angeli che portano in cielo l’anima del santo. Bonaventura da Bagnoregio, nella Legenda maior, scrive che uno dei suoi frati e discepoli vede l’anima beata di Francesco, «sotto l’aspetto di una stella brillantissima, sollevarsi su una candida nuvoletta […] e penetrare diritta in cielo». Nelle storie francescane della basilica di Assisi Giotto dipinge l’azzurro immobile del cielo senza perturbazioni atmosferiche, a parte appunto l’episodio della morte del santo, dove le nuvole vaporose sono descritte come fossero ritratte dal vero, sommosse dal vento spirituale. Il volto etereo qui è la burla di un pittore incline alle beffe, una firma in forma di autoritratto di profilo, è un’allusione teologica, un rimando alle riflessioni “nuvolose” del teologo domenicano Alberto Magno o a quelle demonologiche dell’intellettuale bizantino Michele Psello? Il volto nuvoloso di Giotto non è un caso isolato nella storia dell’arte. Che rapporto intercorre tra l’idea delle nuvole animate e la loro sfida al vedere distintamente dei fruitori?


Giotto, Morte di san Francesco (1290-1295 circa), Assisi, San Francesco basilica superiore.

Figure umane, teste che si fronteggiano e volti in forme di nuvole sono riscontrabili anche in alcune opere di Andrea Mantegna: nell’oculo della Camera Picta (1465-1474) del Palazzo ducale di Mantova, nella terza tela (Carro con trofei e portatori di bottino) dei Trionfi di Cesare (1485-1492) e in Minerva scaccia i Vizi dal giardino delle Virtù (1502), le nubi animate rendono visibile il sottile meccanismo del dispositivo antropomorfo. Nel senso che potrebbero evocare lo spazio invisibile dello stato d’animo dell’artista, un istante in cui si stanno formando figure nell’immaginazione; oppure mettere in visione ciò che il pittore può escogitare quando riflette sulle potenzialità del proprio atto creativo, mentre esplora differenti possibilità nell’ambito della sua rappresentazione.


Andrea Mantegna, Minerva scaccia i Vizi dal giardino delle Virtù (1502), Parigi, Musée du Louvre.


Andrea Mantegna, Camera degli sposi (1465-1474), oculo della volta, particolare, Mantova, Palazzo ducale, castello San Giorgio.


Banchi di nuvole costituiti da teste d’angeli, a formare un’infrasottile e multiforme dimensione spirituale


O sono prelievi dalla memoria, immagini rimaste impresse nella coscienza. Nella Madonna Trivulzio (1497) i cherubini allo stato di nuvola appaiono in formazione, non ancora plasmati e trasmutati completamente, come se Mantegna stesse procedendo, in fase embrionale, alla messa a punto della scultura evanescente. Nel San Sebastiano (1456- 1457 circa), conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna, il cavaliere nebuloso potrebbe essere una citazione antiquaria, o un’allusione alla nascita dei centauri, figli di Nephele, partoriti dalle nuvole.


Andrea Mantegna, San Sebastiano (1456-1457 circa), Vienna, Kunsthistorisches Museum.

Raffaello, Madonna sistina (1512-1513), intero, Dresda, Gemäldegalerie.


Particolare, Madonna sistina (1512-1513), Dresda, Gemäldegalerie.

Anche nello Stendardo della Crocifissione di Luca Signorelli v’è una nuvola con un volto umano, che pare una sorta di sfinge accovacciata in cielo, al posto del più consueto “angelo porta anima” in volo, di solito presente nelle scene delle crocifissioni medievali. Alla destra di Cristo, forse rappresenta un’inedita forma per suggerire l’anima del ladrone buono, già pronta per dimorare nel cielo, oppure la figura nubiforme di Dio Padre, giunto per stare vicino al dolore di Gesù. La Madonna di Foligno e la Madonna sistina di Raffaello hanno banchi di nubi costituiti solo di teste d’angeli, a formare idealmente un’infrasottile e multiforme dimensione spirituale.
Tutti questi esempi potremmo interpretarli anche come meta-rappresentazioni di un’arte raffigurata dentro a un’altra arte, ovvero di una pratica scultorea mentale proiettata dentro il flusso e la costruzione di immagini attraverso i vari passaggi delle stesure pittoriche.
Immaginiamo le nuvole animate come una forma evoluta delle sculture che potrebbero essere realizzate in un tempo futuro. Mentre ho scritto la penultima frase, chissà quante figure evanescenti si sono formate in cielo, mentre la Terra gira su se stessa, nello stesso modo da milioni di anni.


Luca Signorelli, Stendardo della Crocifissione (1502-1505 circa), particolare, Sansepolcro (Arezzo), Sant’Antonio abate.


Luca Signorelli, Stendardo della Crocifissione (1502-1505 circa), intero.

ART E DOSSIER N. 369
ART E DOSSIER N. 369
OTTOBRE 2019
In questo numero: Save Italy Una villa torinese, misteriosa e abbandonata. L'intervista Cesare Viel, performer. Trea gioco e design La lunga storia dei libri aniimati. Van Gogh inatteso L'artista si diverte. Le forme del caso Paraeidolia: quando l'arte inganna il cervello. In mostra: Le fotografie di Eve Arnold ad Abano Terme, Peggy Guggenheim a Venezia, De Chirico a Milano, Signorini a Firenze, Tessuti ebraici a Firenze.Direttore: Philippe Daverio