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MRS. ROBINSON,
O LOUISE A LA PLAGE

di Luca Antoccia

Una tavolozza nei colori di Morandi. A tratti il cromatismo delicato del Capogrossi “balneare”. Uno scorcio di mare inquadrato tra due case che ricorda una celebre marina desolata di Carrà. Insomma la Metafisica, ed è metafisica la dimensione in cui si ritrova l’anziana protagonista del film di animazione Louise en hiver (Le stagioni di Louise, 2016, vincitore al Festival international du film d’animation di Annecy e da poco in dvd per Cg Entertainment). Il regista Jean-François Laguionie non è nuovo a incursioni nella pittura. Il precedente Le tableau (La tela animata, 2011) raccontava di un mondo in cui dalle tele uscivano i personaggi ora compiuti, ora incompiuti e ora puri e semplici schizzi (questi ultimi personaggi in cerca di autore). In questo film la critica aveva trovato riferimenti ai Fauves, in particolare a Matisse, e ai Nabis (Bonnard), per una “rêverie” pittorica tutto sommato più accesa e dinamica. Nella pellicola del 2016, invece, la narrazione si distende fino a dissolversi. L’anziana Louise si ritrova su una spiaggia incantata del Nord della Francia, alla fine della stagione estiva, dopo aver perso l’ultimo treno per tornare in città. La città è del tutto vuota e inizia un’avventura priva di veri eventi ma densa di sogni che forse sono ricordi e viceversa. E la pittura metafisica italiana, in quegli anni Trenta, che sono anche quelli dell’infanzia di Louise, costituisce dunque una precisa temperie cromatica, sentimentale e figurativa (si veda anche l’orologio della stazione che, come in un quadro di de Chirico, è fermo, anzi ha perso le lancette). «Lasciatemi così/ come una/cosa posata/in un/angolo/e dimenticata », scriveva Giuseppe Ungaretti in Natale; solo che qui, in un angolo di Normandia, al posto delle «quattro capriole di fumo del focolare » ci sono le onde del mare. E bastano alcune lievi pennellate per alludere a tutto un mondo psicologico, come quando la protagonista guarda con gli occhi della memoria il ragazzo che ottenne il suo amore da giovane, fingendo di gettarsi dalle falesie, minando il suo mondo anaffettivo, il vuoto creato da una madre assente e da una nonna spigolosa. Louise si chiede il perché di questa esperienza di solitudine (lo scrive sulla sabbia) e le sembra dapprima una condanna, salvo poi trovare pace nella contemplazione del mare e del cielo e nell’incontro, salvifico forse, con un cane che non a caso battezza Venerdì. Louise è davvero una Mrs. Robinson (il film si apre con un primo piano del libro di Defoe) ma questo splendido diario di una sopravvivenza prima e poi di una vita, sembra più vicino a Proust (e alla sua Balbec) che all’isola di Crusoe. Un’animazione ancora una volta per adulti consapevoli.

ART E DOSSIER N. 368
ART E DOSSIER N. 368
SETTEMBRE 2019
In questo numero: Ottocento tra scienza e mistero: Seurat e la fisica quantistica; I miti arcani di Péladan. Save Italy Bologna: da Monte di pietà a supermercato; trento : salviamo le facciate dipinte. In mostra: Burtynsky a Bologna; Stingel a Basilea; Isadora Duncan a Firenze; Preraffaelliti a Milano.Direttore: Philippe Daverio