Grandi mostre. 1 
Olafur Eliasson a Londra


ATTRAVERSARE
NUOVI MONDI


Figura non convenzionale, Olafur Eliasson rivela nelle sue opere, spesso monumentali, i molteplici interessi che continuano a caratterizzare il suo percorso di ricerca tra arte, architettura, colore, luce, educazione, cibo, ecologia, movimento, percezione, interazione. Un approccio composito che stimola il pubblico, in occasione di ogni evento espositivo, a vivere esperienze multisensoriali.


Marcella Vanzo

Luglio segna un grande ritorno negli spazi della Tate Modern di Londra. Dopo sette anni l’artista danese di origini islandesi Olafur Eliasson (classe 1967) è protagonista con una mostra che promette di essere un’esperienza unica e completa, ripercorrendo la sua carriera e raccontando il suo mondo immersivo e curioso. Olafur Eliasson: In Real Life (dall’11 luglio 2019 al 5 gennaio 2020) è infatti una raccolta eccezionale del suo lavoro, da sempre espressione di un’arte (partecipata e sensoriale) pensata come piattaforma per la società, come luogo irreale nel quale il pubblico viene coinvolto in modalità che spesso rimangono memorabili. è infatti l’interesse verso la percezione, il movimento e l’interazione delle persone negli ambienti a essere motore della ricerca artistica di Eliasson. Il direttore delle mostre della Tate Modern, Achim Borchardt-Hume, ha definito questa retrospettiva come la più grande indagine mai realizzata sull’arte di Eliasson: «Il potere straordinario del suo lavoro, penso, risiede nella capacità di condensare idee molto complesse in immagini ed esperienze apparentemente semplici ed estremamente accessibili».

Eliasson ha una lunga relazione con la Tate Modern: il suo sole splendente, The Weather Project, ha portato più di due milioni di persone alla Turbine Hall nel 2003 e più recentemente (dicembre 2018) con Ice Watch ha sensibilizzato i londinesi e non solo portando pezzi di ghiaccio dalla Groenlandia nella City e lasciandoli sciogliere davanti alla stessa Tate Modern. In mostra adesso, in uno spazio di 1000 metri quadrati, sono riuniti più di trenta lavori che coprono gli ultimi tre decenni della sua produzione artistica e che rivelano quanto Olafur Eliasson abbia contribuito a cambiare la figura dell’artista.


«Condensare idee molto complesse in immagini ed esperienze apparentemente semplici ed estremamente accessibili»


La sua produzione infatti si muove tra arte, architettura, ecologia, ma anche cibo, educazione, sostenibilità, cambiamento climatico, energia, percezione e attività collettiva. E tutto è sempre magistralmente realizzato con un senso di meraviglia e fascino, tanto da riuscire a parlare a qualsiasi tipo di visitatore, a prescindere dall’età e dalla provenienza geografica.

Ogni installazione, o gruppo di opere in mostra, è disposta secondo un percorso che affronta i temi-chiave esplorati da Eliasson nella sua carriera quali le indagini sullo spazio, sul movimento e sui fenomeni naturali, come nel Moss Wall del 1994, con licheni nativi dell’Islanda di Eliasson, o come nella celebre installazione Beauty del 1993 ricca di riferimenti all’elemento acqua e Room for One Color del 1997, una stanza nella quale l’illuminazione al sodio azzera tutti i colori e altera la percezione di chi si trova all’interno, per poi passare a opere successive ma di altrettanto impatto come Your Spiral View del 2002, un’installazione straniante composta da specchi caleidoscopici che i visitatori possono (e devono) attraversare. Vale lo stesso invito per Din Blinde Passager (Your Blind Passenger) del 2010, un tunnel di 45 metri di nebbia color ocra attraverso il quale le persone, non potendosi orientare solo con la vista, si vedono costrette ad attivare altri sensi per orientarsi nell’ambiente. Si arriva poi ai vasti esperimenti realizzati di nuovo con luce, colore e forme geometriche che richiedono attiva partecipazione da parte del pubblico e che caratterizzano il suo lavoro più recente come Stardust Particle del 2014, e a nuovi dipinti e sculture. Inoltre, per la prima volta, la mostra esamina anche le più ampie collaborazioni di Eliasson in campi diversi come quelli della sostenibilità, delle migrazioni, ma anche dell’istruzione e dei progetti architettonici, incluso il Fjordenhus recentemente completato in Danimarca, offrendo così ai visitatori una panoramica quanto più completa possibile della sua pratica artistica.


Beauty (1993), Moderna Museet di Stoccolma nel 2015.
Din Blinde Passager (Your Blind Passenger) (2010), ARKEN Museum for Moderne Kunst di Copenaghen nel 2010.

Stardust Particle (2014), Londra, Tate.

L’esposizione si espande anche all’esterno ma soprattutto nel Terrace Bar della Tate Modern, dove il team di cucina dello Studio Olafur Eliasson crea un menù speciale e un programma di eventi correlati, trattando cibo biologico, vegetariano e di provenienza locale. D’altronde, la capacità di attivare e sfidare i sensi, compreso quello del gusto, così come di provare a proporre nuove visioni della realtà è la base fondante del suo lavoro, dunque non stupisce che il suo approccio invada (quasi) ogni angolo dell’imponente edificio.


Un’installazione straniante con specchi caleidoscopici
che i visitatori possono (e devono) attraversare


Per chi poi volesse indagare ancor più da vicino i progetti e il modo di lavorare di Eliasson e del suo studio, è prevista una chiamata settimanale su Skype tra l’artista e i visitatori della mostra.

Un appuntamento importante sulla scena londinese ma anche, e soprattutto, internazionale, che si avvale della curatela di Mark Godfrey (Senior Curator di International Art) ed Emma Lewis (Assistant Curator) – in stretta collaborazione con Studio Olafur Eliasson – responsabili anche di una serie di eventi aperti al pubblico e della raccolta di conversazioni scritte tra l’artista e una vasta gamma di collaboratori tra cui architetti, musicisti, cronobiologi e neuroscienziati. Dopo la tappa londinese, la mostra sarà al Museo Guggenheim di Bilbao dal 14 febbraio al 21 giugno 2020.

Your Uncertain Shadow (Colour) (2010), Vienna, Thyssen-Bornemisza Art Contemporary.

Moss Wall (1994), veduta dell’installazione al Leeum, Samsung Museum of Art di Seoul nel 2016.

IN BREVE:

Olafur Eliasson: In Real Life
Londra, Tate Modern
a cura di Mark Godfrey ed Emma Lewis,
in collaborazione con lo Studio Olafur Eliasson
dall’11 luglio 2019 al 5 gennaio 2020
orario 10-18, venerdì e sabato 10-22 
catalogo Tate Publishing
www.tate.org.uk

ART E DOSSIER N. 367
ART E DOSSIER N. 367
LUGLIO-AGOSTO 2019
 In questo numero: Donne oltre l'ostacolo; I magi al femminile; Dulle Griet all'assalto dell'inferno; La divina Franca Florio; Le strategie esistenziali di Berthe Morisot; Varda/JR: la regista e lo street artist. In mostra: Eliasson a Londra; Tuymans a Venezia; Dalí a Montecarlo; Ex Africa a Bologna. Direttore: Philippe Daverio