Blow up
BOLIN, PASCALI,
ARAKI
di Giovanna Ferri
Tra i più incisivi protagonisti della Pop Art e dell’Arte povera italiana, Pino Pascali (1935-1968) ha utilizzato la fotografia come mezzo propedeutico alla sua produzione scultorea, come traccia progettuale alla stregua del disegno. Un ruolo importante reso evidente dalla donazione di centosessanta scatti inediti realizzati e stampati tra 1964 e 1965 dall’artista pugliese e recentemente acquisiti dalla Fondazione a lui dedicata. Da questi scatti ha preso spunto la mostra Pino Pascali - Dall’immagine alla forma (Venezia, palazzo Cavanis, fino al 24 novembre, evento collaterale della 58. Biennale di Venezia, museopinopascali.it), in occasione della quale gli “appunti visivi” sono accompagnati dai suoi taccuini e da alcune tra le sue più rilevanti opere scultoree e ambientali. Come leggiamo nel catalogo del percorso espositivo – a cura di Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara con la direzione artistica di Rosalba Branà – Pascali usa l’obiettivo per sviluppare una propria strategia dello sguardo, per separare alcuni aspetti rispetto ad altri, per «amplificare il significato dell’opera stessa». Attraverso le loro inquadrature, le immagini mettono in risalto punti di vista decentrati, primi piani giocati su un forte contrasto tra bianco e nero, materialità e plasticità delle forme.
Autore vorace, Nobuyoshi Araki (1940) si avvicina alla fotogafia fin da giovanissimo. Il suo impeto creativo è tale da essere parte integrante e costante della sua esistenza; la macchina fotografica è come se fosse un “organo vitale” che gli consente di instaurare rapporti col mondo, esprimere sentimenti ed emozioni. Protagonista di una ricerca complessa, estremamente articolata e fuori dal comune, il giapponese Araki, noto e discusso per il lavoro concentrato sulla forza dell’eros, che raggiunge il suo apice nella serie di scatti “bondage”, ha un repertorio piuttosto vasto che va a toccare l’intimità del suo vissuto (Sentimental Journey, ciclo dedicato al viaggio di nozze con la moglie Yoko, scomparsa nel 1990), la fragilità, la bellezza nell’attimo prima di appassire, la malinconia, l’amore. Una parte cospicua del suo lavoro, dagli esordi a oggi, con oltre duemiladuecento immagini, in parte mai viste, è il contenuto espositivo di Effetto Araki (Siena, Santa Maria della Scala, fino al 30 settembre, www.santamariadellascala.com), a cura di Filippo Maggia.
In breve:
ART E DOSSIER N. 367
LUGLIO-AGOSTO 2019
In questo numero: Donne oltre l'ostacolo; I magi al femminile; Dulle Griet all'assalto dell'inferno; La divina Franca Florio; Le strategie esistenziali di Berthe Morisot; Varda/JR: la regista e lo street artist. In mostra: Eliasson a Londra; Tuymans a Venezia; Dalí a Montecarlo; Ex Africa a Bologna. Direttore: Philippe Daverio