Camera con vista 


SHALOM CAFÉ

di Luca Antoccia

hegel alle soglie dell’epoca moderna riteneva che la lettura del giornale fosse la preghiera dell’uomo laico. È lecito oggi nutrire dubbi, non tanto per la qualità del giornalismo della carta stampata o per la disaffezione dei lettori, ma in tempo di “fake news” l’informazione pare sempre più inadatta a ricoprire questo ruolo. È oggi certo cinema ad aver raccolto, sia pure in parte, questa preziosa funzione “meditativa”. Prendiamo il caso della questione palestinese e israeliana. Se si confrontano articoli e film che hanno portato in una zona più profonda della coscienza questa piaga mondiale, allora vincono i secondi. Chi non ricorda Valzer con Bashir (Ari Folman, 2008), insuperato tentativo di raccontare con l’animazione le stragi di palestinesi in Libano? Altri penseranno a un film di pace come Il figlio dell’altra (Lorraine Levy, 2012) o a L’insulto (Ziad Doueiri, 2017). In essi non si tratta infatti di prendere posizione ma di scrollarsi di dosso la logica manichea che ha portato allo stallo attuale. Perfino il film dallo sciagurato titolo italiano Libere disobbedienti innamorate (Maysaloun Hamoud, 2016) mostra, già nel privato delle tre ragazze, un’incoercibile volontà di coesistenza. Vedere allora oggi in dvd un piccolo capolavoro uscito alla chetichella in Italia nel giugno 2018 come Foxtrot (Sadimuel Maoz, 2017) serve a ritrovare questo filo tenace che il cinema (come la grande letteratura, specie israeliana) continua a tessere. Una sorta di tragedia greca in tre atti - che riguarda principalmente un padre e un figlio - , dove il secondo atto si veste di commedia e ha il suo apice nella danza col mitra del ventenne protagonista nell’avamposto nel deserto da cui il titolo. Lui, giovane soldato per caso, disegnatore di valore, raffigura in un diario, che diventa il cuore segreto e lirico del film, il suo destino di prigioniero di una guerra che non ha scelto e che lo vede soccombere in un modo inusitato. In questa sequenza surreale, dalla fotografia e dalla scenografia iperrealistica, sembra di ritrovare la vena di un Bagdad Café di trent’anni dopo nel deserto del Negev. Un film d’amore per un figlio e per due popoli.


Frame da Foxtrot (2017), di Samuel Maoz.

Frame da Foxtrot (2017), di Samuel Maoz.

ART E DOSSIER N. 365
ART E DOSSIER N. 365
MAGGIO 2019
n questo numero: Biennale di venezia: Tutti gli appuntamenti. Intervista al curatore del Padiglione Italia. Arti unite d'Europa: Settecento, la Schengen delle note. Europa nostra: la difesa del patrimonio. In mostra Gorky a venezia, Sorolla a Londra, Le modèle noir a Parigi, Van Orley a Bruxelles, Leonardo a Firenze, Antonello da Messina a Milano.Direttore: Philippe Daverio