CATALOGHI E LIBRI
MAGGIO 2019
FIRENZE 1450 FIRENZE OGGI
Nel 2015 Olschki pubblicò, in una monumentale impresa facsimilare, quella preziosa testimonianza storica che è il Codice Rustici. È un’edizione critica di rara bellezza, in due volumi, con molti saggi ma un costo elevato, com’è giusto che sia nei facsimili (2.200 euro). Il manoscritto della Biblioteca del Seminario arcivescovile maggiore (il Cestello, per i fiorentini) fu redatto e illustrato dall’orafo Marco di Bartolomeo Rustici (morto nel 1457). I disegni acquerellati descrivono, fra gli altri temi, i monumenti di Firenze (soprattutto quelli religiosi, ma non solo), nel contesto urbano di metà Quattrocento, in gran parte scomparso con le demolizioni ottocentesche. Non c’è storico di Firenze che non consulti una testimonianza così pregiata di una città in pieno fervore edilizio, ancora immersa in buona sostanza nel tessuto medievale. Questo bel libro, agile, alla portata economica di tutti, propone il prima e il dopo: la Firenze attuale paragonata a quella illustrata nello splendido Codice.
INDIAN SUMMER
Nella rubrica di questo mese, tutta dedicata a Firenze, non potevamo mancare di accennare a Indian Summer, che Fazi ripropone nella versione riveduta dall’edizione del 2013 intitolata L’estate di San Martino. Scritto dall’americano William Dean Howells (1837-1920), il romanzo è molto più di una commedia romantica come spesso si dice, almeno nell’accezione moderna del termine. Fu pubblicato a Boston nel 1886, e si svolge interamente nella Firenze cosmopolita di metà Ottocento, quella delle signore americane che ricevevano una volta la settimana nei salotti affacciati sull’Arno, degli anglosassoni che andavano “al Vieusseux” nella sala di lettura per aggiornarsi su riviste e giornali stranieri o a cercare libri francesi in biblioteca, quella dei bambini portati a prendere i dolci “da Giacosa” in via Tornabuoni, di palazzo Pitti riscaldato d’inverno con i bracieri, di chiese gelide dove non si resisteva che per qualche minuto. E, anche, di una piazza della Signoria che nel palazzo all’angolo con via Vacchereccia oggi mutato, mostrava l’antica Tettoia o Loggia dei Pisani, come si vede nell’immagine di copertina, illustrata da un dipinto del 1853 di un vedutista oggi ignoto ai più, Carlo Ferrari. Fin dalle prima pagine si avverte che non si tratta di un resoconto macchiettistico o aneddotico fatto di contrasti sociali, anche se non mancano descrizioni oleografiche di tramonti sul fiume e appassionati incontri fra le fronde delle Cascine. Howells è stato un grande scrittore, capace di complessi intrecci psicologici e descrizioni che oltrepassano la sdolcinata rievocazione d’ambiente. Insomma, non va letto con la nostalgia vagamente colonialista del ciò che non vi è più. Fra gli scrittori dell’illustre tradizione anglo- americana che ambientarono le loro “novels” nelle città d’arte italiane (fra tutti l’Hawthorne del Fauno di marmo o l’Henry James del Carteggio Aspern e di Ritratto di signora), Howells, che di loro fu amico, è ben noto e stimato dagli anglo-americanisti, mentre è assai meno conosciuto dal vasto pubblico. E chissà che qualche regista alla Ivory non scelga un giorno, con Jeremy Irons e Nicole Kidman come attori, di sceneggiare il suo libro. Ne varrebbe la pena.
LEONARDO & FIRENZE
La mostra su Leonardo e Firenze in Palazzo Vecchio (fino al 24 giugno) documenta un rapporto stretto e fecondo, anche se non lineare, che Leonardo ha sempre mantenuto con la città, sebbene spesso e a lungo si sia distaccato, non solo fisicamente, dalle sue radici. Una sua duratura permanenza sulle rive dell’Arno si dimostrò a più riprese insostenibile per i contrasti con colleghi e dignitari ma anche, riteniamo, per quella sua aspirazione a sperimentazioni e ricerca di altre frontiere. Nonostante le peregrinazioni, in Leonardo restò vivo l’orgoglio per la città che lo aveva formato. Su di lui, come per molti altri che se ne andarono (Vasari scriverà che da Firenze «bisogna partire»), il retaggio culturale fiorentino resta indiscutibile: «Fiorentino fino alla soglia della morte» scrive Acidini nel catalogo, Leonardo si firmò «pittore fiorentino» anche negli ultimi documenti francesi. L’originale approccio del libro non manca di sorprese. Dalle migliaia di carte del Codice Atlantico (Milano, Biblioteca Ambrosiana), vengono qui esaminati dodici fogli particolarmente significativi di questo legame. Ciascuno è descritto e schedato da Sara Taglialagamba, mentre altri studiosi di fama si soffermano, con inedite aperture e proposte, sulle molteplici tematiche e allusioni che ogni foglio suggerisce: gli studi architettonici su cupola e lanterna di Santa Maria del Fiore (Di Teodoro); il capitolo poco noto dei brevetti e dei “segreti” per i congegni e le invenzioni (Vezzosi); i progetti per Savonarola in Palazzo Vecchio e le relazioni con Agostino Vespucci (Versiero); la spinosa questione della Battaglia di Anghiari (Cecchi) e le “Stanze” dei leoni in Palazzo Vecchio (Francini); gli studi anatomici e lo Spedale di Santa Maria Nuova (Laurenza, Diana, Sabato, Vezzosi, Sartoni); le rivalità con Botticelli (Nelson); Leonardo e i Medici (Capretti, Lippi, Acidini); gli studi sul volo (Salvi) e sull’Arno (Vezzosi, Di Teodoro, Barsanti); il San Giovanni Battista (Acidini). Infine, il punto della situazione sul dipinto della Pinacoteca Ambrosiana, anch’esso in mostra: la controversa Testa di Cristo Redentore attribuita a Gian Giacomo Caprotti detto Salaino o Salaì, assistente di Leonardo (Zecchini).
ART E DOSSIER N. 365
MAGGIO 2019
n questo numero: Biennale di venezia: Tutti gli appuntamenti. Intervista al curatore del Padiglione Italia. Arti unite d'Europa: Settecento, la Schengen delle note. Europa nostra: la difesa del patrimonio. In mostra Gorky a venezia, Sorolla a Londra, Le modèle noir a Parigi, Van Orley a Bruxelles, Leonardo a Firenze, Antonello da Messina a Milano.Direttore: Philippe Daverio