Intervista con Jan Six XI


Il mio avo,amico e modello del maestro

Paola Testoni de Beaufort

Paola Testoni de Beaufort Proprietario di un’importante galleria d’arte e discendente di una delle famiglie più illustri del paese, Jan Six XI si definisce innanzi tutto un “amsterdammer” scopritore di tesori. Tesori artistici si intende, in particolari quelli appartenenti al Secolo d’oro olandese che lo appassionano fin da quando, ragazzo, ascoltava i racconti di padre e nonno sul quadro più celebre appartenente alla collezione di famiglia, il ritratto che quel Jan Six, futuro borgomastro di Amsterdam, commissionò all’amico Rembrandt Harmenszoon van Rijn nel 1654 e che si trova ancora nella casa dei Six, sull’Herengracht, uno dei più bei canali della città. 

La famiglia Six si trasferì dalla Francia ad Amsterdam nel 1586, come accadde a molti protestanti europei che, in difficoltà nei loro paesi d’origine cattolici, finirono per avere un ruolo importante nei Paesi Bassi calvinisti. In Olanda i Six arrivarono con un considerevole capitale e già nel XVII secolo fornivano reggenti alla città. Tra i membri della famiglia spicca naturalmente il succitato Jan Six I (1618-1700). Jan era interessato alle arti, soprattutto alla poesia; viaggiò in tutta Europa, anche in Italia. Il suo rapporto con Rembrandt si deve considerare una vera amicizia e non solo una semplice relazione tra mencenate e artista. Undici generazioni dopo, Jan Six XI vive ancora ad Amsterdam e - in attesa di ereditare la gestione dell’ingente collezione di famiglia, che comprende tra l’altro anche opere di Hals, Potter, Flinck, Maes e Bol - si occupa di scoprire con occhio attento dimenticati tesori del Seicento. Storico dell’arte ed ex responsabile del settore Old Masters di Sotheby’s nell’intervista che segue Jan Six XI spiega perché ha lasciato una posizione prestigiosa per aprire una galleria atipica, la Jan Six Fine Art, dove la passione prevale su qualunque altra cosa. 


Chi è Jan Six XI? 

Anzitutto sono un cittadino di Amsterdam e credo che questo sia interessante per il vostro pubblico, perché in Italia sei innanzitutto un romano o un fiorentino. Come seconda cosa sono l’undicesima generazione di Jan Six dopo quello raffigurato da Rembrandt. Non sono l’ultimo, ho un figlio che si chiama Jan e che rappresenta la dodicesima generazione. 


Come è nata questa passione? 

Già da adolescente avevo questa esigenza di capire l’arte, non solamente di ascoltare qualche racconto da parte di mio padre o mio nonno. Capire era importante, questa riflessione ha cominciato a dare la forma alla mia passione. All’inizio pensavo all’insegnamento ma poi ho capito che il mondo accademico non mi interessava: io volevo scoprire, osservare e ricercare. Ho lavorato per cinque anni da Sotheby’s a Londra, poi sono passato alla sede di Amsterdam. Normal mente si inizia a livello regionale e poi si va all’estero ma io ho fatto il contrario. Un po’ perché ero innamorato di una ragazza che viveva ad Amsterdam ma anche perché qui passavano le cose meno note. Poi è arrivata la crisi e ha cambiato tutto: da quel momento dovevo fare da solo, così ho pensato che era il momento di fare quello che preferivo cioè scoprire opere d’arte e ho fondato una galleria d’arte. Questo ormai più di dieci anni fa. 


Lei ha recentemente scoperto un Rembrandt, si tratta di un Ritratto di giovane che nel 2017 era stato battuto da Christie’s a Londra per 137mila sterline - circa 156mila euro - e poi, grazie alla sua valutazione, attribuito al grande maestro. Era dal 1974 che non succedeva. Come si riesce a “distinguere” un Rembrandt? 

Diciamo che si tratta a volte di una mera intuizione inconsciamente supportata da una reale conoscenza delle opere di un artista. Vedi una tela e qualcosa ti fa sentire che si tratta di un autore specifico. Nel caso del ritratto era la maniera di guardare del giovane, la sua capacità di stabilire una vera relazione con lo spettatore che mi ha subito fatto pensare a Rembrandt. 


In questo momento c’è un altro quadro che lei attribuisce a Rembrandt. Ora si trova nella sua galleria in fase di restauro ma l’idea sarebbe quella di esporlo nella mostra dedicata al pittore presso il museo Lakenhal di Leida a novembre. 

Sì, si tratta dell’episodio evangelico Lasciate che i fanciulli vengano a me. Secondo il mio parere si tratta di un’opera giovanile, probabilmente dipinta intorno al 1628 quando Rembrandt era ancora a Leida. Necessita di un restauro molto rigoroso in quanto alcune parti sono state dipinte più volte e altre sono state lasciate incompiute. Il dettaglio che mi fa pensare a Rembrandt è una figura di giovane che appare molto simile a una sua incisione, più che un ritratto un autoritratto.


Rembrandt, Ritratto di Jan Six (1654).

ART E DOSSIER N. 364
ART E DOSSIER N. 364
APRILE 2019
In questo numero: L'anno di Rembrandt : le celebrazioni di Amsterdam e dell' Aja. Segni impalpabili : la raffigurazione del gesto casuale. L'ombra e la pittura. In mostra : Morath a treviso, Van Gogh a Londra, Ottocento a Forlì, il nudo a Basilea.Direttore: Philippe Daverio