Grandi mostre. 4
Rembrandt ad Amsterdam e all’Aja

REMBRANDTISTRUZIONI PER L’USO

Rijksmuseum, Rembrandthuis e Mauritshuis aprono la serie delle manifestazioni legate alle celebrazioni del trecentocinquantesimo anniversario della morte del più grande artista olandese del XVII secolo, Rembrandt van Rijn. Una figura centrale per la pittura europea ma difficile da inquadrare. Le tre mostre possono suggerire alcune chiavi interpretative di un artista sfuggente, ombroso, ribelle e indecifrabile.

Claudio Pescio

I pittori olandesi del Secolo d’oro appaiono perlopiù interessati alla riproduzione il più possibile esatta dell’esteriorità delle cose, ai meccanismi della visione, a una sorta di geografia descrittiva del reale; a Rembrandt tutto questo sembra non interessare; gli interessano i paesaggi interiori, le verità nascoste. I suoi colleghi si specializzano in particolari generi pittorici e amano le scene di vita quotidiana, Rembrandt no, pratica soggetti storici, mitologici, religiosi, il ritratto. Dal Quattrocento in poi una tendenza tipica della pittura olandese dei Paesi Bassi è la divinizzazione dell’umano, con soggetti comuni elevati a simboleggiare il divino (semplici madri col loro figlioletto; veri falegnami che diventano san Giuseppe, parafuoco di paglia che diventano aureole…); Rembrandt fa il contrario, rende umano il divino. L’accostamento delle due dimensioni è organico alla visione calvinista di contatto diretto tra sacro e quotidiano, ma nessun artista come Rembrandt rende evidente che il mondo è uno solo: sacro e profano, alto e basso, nobile e volgare, santo e terreno, presente e passato coabitano, sono attorno a noi. 

La grande mostra con cui il Rijksmuseum celebra i trecentocinquant’anni dalla morte di Rembrandt van Rijn (Leida 1606 - Amsterdam 1669), All the Rembrandts, mette in scena questa unicità rendendo chiare le ragioni per cui questo artista appare come un monolite isolato in un contesto culturale, il Seicento olandese, che pure da lui non può prescindere e solo grazie a lui può essere compreso compiutamente. Il percorso della mostra conduce passo dopo passo nel labirinto psicologico, creativo, esistenziale di un artista profondo e inafferrabile. E lo fa esibendo tutti insieme i ventidue dipinti (uno in comproprietà col Louvre), i sessanta disegni e trecento incisioni (una selezione delle milletrecento esistenti nella collezione) che rappresentano il patrimonio rembrandtiano del museo.

Si tratta di un’occasione per rivedere insieme capolavori notissimi, come la Ronda di notte, i due ritratti di Marten Soolmans e Oopjen Coppit, I reggenti della gilda dei drappieri, La sposa ebrea, ma soprattutto per abbracciare l’opera dell’artista nella sua grandiosa complessità, e di apprezzarne anche opere meno viste.


Rembrandt, Autoritratto (1628 circa), Amsterdam, Rijksmuseum.

Una mostra costruita come una sinfonia, in cui per la prima volta pittura, disegni e incisioni disegnano insieme un percorso

Rembrandt, Donna nuda che riposa su un cuscino (1658 circa), Amsterdam, Rijksmuseum;


Una sala della mostra al Mauritshuis.

L’autoritratto ricorre in maniera evidente nella pittura di Rembrandt, specchio mutevole dei suoi umori, delle sue vicende familiari, del passaggio degli anni sul suo volto. Sono autoritratti il più giovanile e il più tardo dei suoi dipinti in mostra. Solo Picasso e Van Gogh hanno avuto lo stesso ossessivo bisogno di autorappresentazione. Rembrandt, come un attore, presta il suo volto a tutti i ruoli e le espressioni dell’essere umano. È solo attraverso il travestimento che sembra voler manifestare se stesso. Cambia abiti e atteggiamenti, si fa ricco ed elegante, gioviale e sfrontato oppure povero o malinconico, sfinito da mille vicissitudini. Nel lavoro, nella vita, nel carattere stesso di Rembrandt c’è sempre qualcosa che sfugge, che va storto, qualcosa di incompiuto, di imperfetto, si direbbe. Come nella vita di tutti. È per questo che quei volti sono un po’ anche il nostro, di ritratto. 

L’artista ci presenta spesso il suo mondo intimo, i familiari - a partire dai genitori, gestori di un mulino a Leida -, gli amici, ed emerge potentemente la presenza della moglie Saskia. Ma vediamo anche il suo forte interesse per il mondo in cui viveva, in particolare per i poveri e gli ambulanti, in una serie di incisioni dedicate a mendicanti che bussano alle porte con i figlioletti vestiti di stracci. 

Un’importante sezione della mostra è dedicata alle storie bibliche, dominate dal Geremia che lamenta la distruzione di Gerusalemme e dalle molte incisioni dedicate alle vicende di Tobia e della sua famiglia. 

Una mostra costruita come una sinfonia, in cui per la prima volta pittura, disegni e incisioni tracciano insieme un percorso che si svolge in crescendo, accompagnando il crescere di intensità dalle prove giovanili a quelle più tarde: nel tratto che si fa sempre più nervoso, sintetico, materico, nel restringersi della sua tavolozza a poche varianti di colore, nell’accentuarsi drammatico del chiaroscuro. 

Alla Rembrandthuis - la sontuosa casa, oggi museo, in cui l’artista visse ad Amsterdam dal 1639 al 1656, quando la bancarotta lo costrinse a trasferirsi in un’abitazione più modesta - è allestita una curiosa mostra dal titolo Rembrandt’s Social Network, una riflessione per immagini sulla rete familiare e di amicizie del pittore - nato Leida nel 1606 e morto ad Amsterdam nel 1669 -, sul suo rapporto con istituzioni e concittadini, sull’organizzazione del suo atelier: lettere, documenti, testimonianze di vario genere e, naturalmente, ritratti.


Rembrandt, I tre alberi (1643), Amsterdam, Rijksmuseum.

I ritratti di Rembrandt
ci portano di peso nella vita
olandese del Seicento


I ritratti di Rembrandt ci portano di peso nella vita olandese del Seicento. Sappiamo che per alcuni anni il suo successo di ritrattista fu incomparabile, anche se non sempre il committente era soddisfatto del risultato. Del tutto appagato dovette essere Jan Six, che nel 1654 gli commissionò un ritratto che appartiene tuttora ai suoi discendenti (incontriamo uno di loro nell’intervista che segue questo articolo). Six è un ricco commerciante di tessuti di origine francese la cui famiglia, ugonotta, si è trasferita ad Amsterdam fin dalla fine del XVI secolo. Amico e mecenate del pittore, collezionista di quadri e poeta. Nel dipinto è ritratto nel momento in cui esce di casa, esattamente sulla soglia, nell’atto di infilarsi i guanti, anzi, con un guanto sì e uno no, ancora in bilico fra dentro e fuori casa, nel momento in cui abbandona la pace domestica per interpretare il proprio ruolo pubblico. Ma in mostra, alla Rembrandthuis, Jan Six è rappresentato in un’incisione che lo coglie in un momento privato, mentre legge appoggiato a una finestra; l’interno dell’abitazione è semibuio mentre il suo volto è illuminato dal riflesso della luce esterna sulle pagine del libro che ha in mano. Una scena in cui si respira un’atmosfera nuova rispetto alla ritrattistica più tradizionale: qui niente è idealizzato o simbolico, il personaggio non è circondato dagli strumenti della sua professione. Il tono generale si collega piuttosto alla nascita e al diffondersi del concetto di “privacy” e all’esigenza di protezione della sfera privata che stava nascendo nella società olandese del XVII secolo. Si diffondeva il concetto di “distinzione”, che comporta separazione, abbandono di una maschera per un’altra, necessità di segnalare la propria appartenenza a una classe rispetto alle altre. E di conseguenza la formulazione di regole di comportamento, abbigliamento, linguaggio adeguati e riconoscibili.


Atelier di Rembrandt, Minerva (1630 circa), L’Aja, Mauritshuis.

Per la società olandese di metà Seicento è la fine della tendenziale indistinzione tra le classi che aveva dominato nei primi decenni della Repubblica e l’inizio di un percorso di costruzione di un’élite, sul modello di quanto accadeva nel resto d’Europa. 

L’approccio della mostra dell’Aja, al Mauritshuis, Rembrandt and the Mauritshuis, propone al visitatore di affrontare una domanda: «Cosa è “un Rembrandt”? », e lo fa attraverso un percorso espositivo attraente e originale. Raccoglie tutti i “Rembrandt” della sua collezione, diciotto dipinti (le virgolette perché, come spieghiamo qui di seguito, non si tratta in realtà di tutti veri e consolidati lavori del maestro); li racconta nei dettagli e pone alcune domande. Chi li ha scelti? Perché? Chi li ha studiati? Perché alcuni non sono più considerati opera autografa dell’artista? E soprattutto invita a chiedersi: «Che differenza c’è tra un Rembrandt e un non-Rembrandt?». Inevitabilmente, si è invitati a cercare di mettere a fuoco elementi ricorrenti, particolarità della tecnica o del suo uso del colore; e a “vedere” Rembrandt come lo si considerava ancora fino a qualche decennio fa, prima che un accurato studio scientifico delle opere a lui attribuite ne riducesse drasticamente il catalogo. 

Il gioco costringe a schierarsi, a guardare dentro le categorie proposte degli “indiscussi” (undici opere, tra le quali La lezione di anatomia del dottor Tulp e la bellissima Susanna e i vecchioni), degli “irrisolti” (il “tronie” di testa maschile del 1630-1631 e la Testa di vecchio del 1650 circa acquistati da Abraham Bredius, direttore del museo a fine Ottocento), dei “falsi” (o copie, oppure opera di collaboratori, come la Minerva del 1635-1640 o lo Studio di vecchia del 1630- 1635, ancora due acquisti di Bredius). 

Quel che appare forse singolare - ma confermato da molti dei visitatori da noi interrogati - è che alla fine del percorso ognuno un’idea se la fa, ed esce dal museo con qualche elemento di familiarità in più col figlio enigmatico del mugnaio di Leida.


Rembrandt, Andromeda (1630 circa), L’Aja, Mauritshuis.


Rembrandt, Ritratto di Jan Six (1647), Amsterdam, Rembrandthuis.

Le celebrazioni dell’anno rembrandtiano – Rembrandt en de Gouden Eeuw – si svolgeranno nel corso di tutto il 2019 e coinvolgeranno molte città olandesi; oltre ad Amsterdam e L’Aja avremo iniziative a Leida, a Delft, Hoorn e altri luoghi. Nel corso dell’anno avremo modo di segnalare le principali mostre. Per chi volesse avere un quadro generale, in lingua italiana: https://www.holland.com/it/turismo/scopri-lolanda/rembrandt-e-il-secolo-doro.htm

All the Rembrandts

Amsterdam, Rijksmuseum, fino al 10 giugno
Orario 9-17
www.rijksmuseum.nl

Rembrandt’s Social Network

Amsterdam, Rembrandthuis, Jodenbreestraat 4, fino al 19 maggio
Orario 10-18
www.rembrandthuis.nl

Rembrandt and the Mauritshuis

L’Aja, Mauritshuis, fino al 15 settembre
Orario 10-18, lunedì 13-18, giovedì 10-20
www.mauritshuis.nl
www.rembrandt-2019.nl

ART E DOSSIER N. 364
ART E DOSSIER N. 364
APRILE 2019
In questo numero: L'anno di Rembrandt : le celebrazioni di Amsterdam e dell' Aja. Segni impalpabili : la raffigurazione del gesto casuale. L'ombra e la pittura. In mostra : Morath a treviso, Van Gogh a Londra, Ottocento a Forlì, il nudo a Basilea.Direttore: Philippe Daverio