Grandi mostre. 4
Giovanni Boldini a Ferrara

PITTOREPRÊT-À-PORTER

Donne, soprattutto, attraenti, misteriose, sofisticate, ma anche uomini, eleganti, sono al centro delle opere di Giovanni Boldini, artista capace di cogliere (come Whistler e Sargent) l’atmosfera della Parigi Belle Epoque, quando la moda diventa irrinunciabile.

Vasilij Gusella

«Boldini sapeva riprodurre la sensazione folgorante che le donne sentivano di suscitare quand’erano viste nei loro momenti migliori». Con queste parole Cecil Beaton, tra i primi e più celebri fotografi di moda del Novecento, decretava il talento del pittore ferrarese nel ritrarre la voluttuosa eleganza delle élite cosmopolite della Belle Epoque, nel sapere celebrare le loro ambizioni, il loro raffinato narcisismo, sottintendendo, al contempo, la capacità dell’artista di catturare lo spirito di quell’epoca raffinata e decadente e il fascino fugace segnato dalla moda e dal suo incessante rinnovarsi. 

Boldini e la moda evoca per la prima volta il rapporto tra il pittore e il sistema dell’alta moda parigina, raccontando come grazie a una pittura accattivante, che unisce una pennellata nervosa e dinamica all’enfatizzazione di pose manierate e sensuali, l’artista dia vita a un’inedita e personale declinazione del ritratto di società che, al volgere del secolo, diviene un vero e proprio canone, un modello di stile e tendenza che anticipa formule e linguaggi del cinema e della fotografia gla mour del Novecento, collocandosi agli albori dei codici stilistici e comunicativi della moda moderna. 

La mostra - frutto di un lungo lavoro di ricerca che ha permesso la ricostruzione della fitta rete di rapporti sociali e professionali dell’artista - segue un percorso cronologico-tematico diviso in sezioni accompagnate da testi di celebri letterati che hanno cantato la grandezza della moda come forma d’arte, da Baudelaire a Wilde a D’Annunzio. Una selezione dei più importanti ritratti di Boldini, posti a confronto con quelli dei suoi colleghi e amici quali Degas, Sargent o Manet, sono esposti assieme a oggetti preziosi, libri e splendidi abiti d’epoca realizzati dai maggiori “couturiers” del tempo, da Worth a Paquin, da Lanvin alle Sorelle Callot fino a Fortuny, immergendo il visitatore nelle raffinate atmosfere parigine della “fin de siècle” svelando, così, i suggestivi e indissolubili intrecci tra arte, moda e letteratura che hanno segnato la Belle Epoque.


Le opere riprodotte in questo articolo, dove non diversamente indicato, sono di Giovanni Boldini.
Gladys Deacon, duchessa di Marlborough (1905-1908).

Una pittura che unisce una pennellata
nervosa all’enfatizzazione di pose
manierate e sensuali


Protagoniste indiscusse di questo racconto sono le donne. Donne sofisticate, elegantissime, attraenti e misteriose, avvolte nell’“allure” dei loro abiti. Figure che hanno lasciato un segno profondo nell’immaginario di generazioni di fotografi, stilisti e costumisti del XX e XXI secolo. Una fortuna emblematicamente evocata nella prima sala della mostra di Palazzo dei diamanti a Ferrara dove la suadente bellezza di Madame Charles Max - celebre cantante parigina ritratta da Boldini nel 1896 - dialoga con una creazione “haute couture” creata da John Galliano per Dior nel 2005, ispirata al dipinto. 

Il percorso espositivo ripercorre l’evoluzione della ritrattistica di Boldini dagli anni Ottanta del XIX secolo sino agli anni Dieci del Novecento, affiancando alle tele una selezione di abiti e accessori che illustrano i cambiamenti avvenuti in quattro decenni di stile e fascino. 

Il racconto inizia dalla seconda metà dell’Ottocento quando gli abiti assumono una rilevanza inedita nella riflessione di scrittori e filosofi, come Baudelaire, che interpretano la moda in quanto elemento essenziale della modernità. 

Da un punto di vista figurativo la rappresentazione diretta e immediata del presente trova la sua forma compiuta nell’opera di un gruppo di artisti, tra cui Boldini, che tra gli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento celebrano la raffinatezza, il mistero e la modernità dell’abito contemporaneo, come nel Ritratto di Théodore Duret di Manet o nelle seducenti effigi femminili che Boldini realizza per Cecilia de Madrazo o per l’attrice di teatro Alice Regnault, immortalata come un’amazzone.

Il ritratto di società, soprattutto femminile, volge in questi anni sempre più verso la magnificazione degli aspetti esteriori piuttosto che in direzione della rappresentazione di emozioni e sentimenti. La donna è percepita - in primis da se stessa - come un’opera d’arte vivente che trova espressione attraverso la cura del proprio corpo e la scelta degli abiti che lo adornano. Assieme a Whistler e Sargent, Boldini si distingue per un’innovativa e spigliata «rappresentazione della femminilità suprema, irresistibile, impetuosa e in pari tempo ingenuamente pudica della vera signora» restituita in pittura, per esempio, dalla Signora in bianco.


Maison Laferrière, abito da sera (1900 circa), Londra, V&A - Victoria and Albert Museum.


Signora in bianco (1902), Firenze, Gallerie degli Uffizi, palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna.

Ritratto di giovane donna di profilo (Eleonora Duse) (1895 circa).


House of Worth, abito da ballo (1902 circa), Firenze, Gallerie degli Uffizi, palazzo Pitti, Museo della moda e del costume.

La donna è percepita come
un’opera d’arte vivente


Tuttavia il pennello del pittore ferrarese non si limita solo a celebrare e spettacolarizzare la figura femminile ma anche a sublimare l’eleganza maschile dell’epoca, lasciandoci delle immagini estremamente rappresentative, trasposizioni pittoriche brillanti dalle quali trapelano sia la personalità del modello sia il suo temperamento. Insieme al vivido W. Graham Robertson di Sargent, in questa mostra sono esposti alcuni dei più felici ritratti maschili eseguiti da Boldini, tra i quali Il conte Robert de Montesquiou, aristocratico, dandy e uomo di lettere, James Abbott McNeill Whistler anch’egli pittore e ritrattista del bel mondo e l’effigie del marito di Colette, Henri Gauthier-Villars

Lungimirante promotore di se stesso, Boldini cominciò ben presto a divulgare i suoi più affascinanti ritratti sui periodici femminili e su riviste dedicate all’abbigliamento e alla “highlife”, come “Les Modes”, che aggiornavano il pubblico sulla rapida evoluzione della moda e sui suoi canoni, illustrando le ultime tendenze anche attraverso lussuose cromolitografie a tiratura limitata. Le riproduzioni dei ritratti di Cléo de Mérode o di Marthe Régnier abbigliate con creazioni di Doucet o di Paquin divennero un efficacissimo strumento promozionale capace di richiamare, nell’atelier parigino di Boldini, la ricca élite internazionale che gravitava su Parigi. 

Così, negli anni che precedono lo scoppio del primo conflitto mondiale, lo studio dell’artista di boulevard Berthier viene preso d’assalto dalle protagoniste dei salotti parigini provenienti da tutto il mondo come Gladys Deacon la cui sopraffina bellezza e la “mise” elegantissima rievoca i personaggi, gli ambienti mondani e le atmosfere descritti da Marcel Proust nella Ricerca del tempo perduto.


Consuelo Vanderbilt, duchessa di Marlborough, e suo figlio, lord Ivor Spencer-Churchill (1906), New York, Metropolitan Museum of Art.

Il magnetismo dei ritratti di Boldini risiedeva nella sua capacità di catturare le sembianze dei suoi personaggi femminili e, cosa forse ancora più importante, le loro aspirazioni verso il raggiungimento dell’eleganza e della bellezza. Come un moderno “trendsetter” sceglieva per loro abiti, gioielli, pose e atteggiamenti ed era in grado di farlo attraverso una sottile comprensione degli ideali estetici contemporanei e una profonda conoscenza dell’alta società. 
Protagoniste dell’ultimo capitolo di questo racconto sono le donne sensuali, voluttuose e sfuggenti come le dinamiche pennellate di Boldini, donne tormentate e fatali come quelle raccontate da D’Annunzio, donne dai nomi indelebili nella memoria collettiva: le dive. 
Siamo alla vigilia della prima guerra mondiale e il mondo dell’industria della moda, come quello dell’arte, si prepara a significativi cambiamenti. Mentre le avanguardie artistiche si proponevano di stravolgere i linguaggi figurativi convenzionali, le sinuose silhouette floreali che avevano contraddistinto la moda fino a quel momento stavano per essere soppiantate dalle linee rigorose di Paul Poiret, dai preziosi pizzi delle Sorelle Callot e dalle sete plissettate di Mariano Fortuny. Boldini è ancora sulla cresta dell’onda e, onorando le numerose commissioni, documenta questi cambiamenti del gusto rinnovando il suo stile. 
La pennellata vibrante, materica e sfrangiata dell’artista fissa sulle tele un’immagine di donna emancipata, disinibita, sicura di sé e del proprio potere di seduzione, che esiste solo per essere ammirata - come Lina Bilitis o l’eccentrica marchesa Casati - e che pochi artisti, come lui, sono riusciti a disvelare e a raccontare.

John Singer Sargent, W. Graham Robertson (1894), Londra, Tate;


Il conte Robert de Montesquiou (1897), Parigi, Musée d’Orsay.

Boldini e la moda

Ferrara, Palazzo dei diamanti
a cura di Barbara Guidi con la collaborazione di Viriginia Hill
fino al 2 giugno
orario 9-19
catalogo Ferrara Arte Editore
www.palazzodiamanti.it

ART E DOSSIER N. 363
ART E DOSSIER N. 363
MARZO 2019
In questo numero: Expat: artisti senza patria. Anguissola, una cremonese in Sicilia. Cassatt, dalla Pennsylvania a Parigi. Ribera, uno 'Spagnoletto' a Napoli. In mostra: Hokney e Van Gogh ad Amsterdam. Futuruins a Venezia. Hammershoi a Parigi. Boldini a Ferrara. Hollar a Vinci.Direttore: Philippe Daverio