Architettura per l'arte


COME UNA SCOGLIERASUL FIUME

di Aldo Colonetti

Aperto lo scorso settembre, il V&A Dundee, avamposto del V&A - Victoria and Albert Museum di Londra, è il primo museo scozzese dedicato al design firmato da Kengo Kuma

I musei sempre più affidano agli architetti il ruolo di ambasciatori quando decidono di aprire spazi espositivi collegati a quelli originari. Basti pensare al Guggenheim e al Louvre, rispettivamente nei progetti di Frank Gehry a Bilbao e di Jean Nouvel ad Abu Dhabi. 

Anche per quanto riguarda l’ultima opera di Kengo Kuma, a Dundee, in Scozia, si tratta di una sede “periferica”, in questo caso del V&A - Victoria and Albert Museum di Londra. La progettazione di nuovi avamposti è un tema delicato perché non sempre la relazione tra la storia dell’istituzione, i suoi contenuti, la sua architettura tiene conto della specificità dei luoghi dove gli stessi avamposti saranno realizzati. In tal senso, il più delle volte la committenza gioca un ruolo fondamentale. 

Nel caso del V&A Dundee siamo di fronte a un’esperienza esemplare; è il primo lavoro del grande architetto giapponese in Gran Bretagna - a seguito della vittoria al concorso internazionale bandito nel 2010 su centoventi proposte concorrenti - tra i più coerenti rispetto alla sua ricerca nell’ambito dei materiali costruttivi e della “scienza delle costruzioni” e, nello stesso tempo, rispettoso sia del contesto sia della funzione culturale di un museo. 

Dundee è una cittadina situata sulla sponda nord dell’estuario del fiume Tay, intorno il paesaggio è quello tipico della scogliera scozzese: un “waterfront” di duecentoquaranta ettari, dove si colloca l’edificio che si sviluppa per quasi ottomilacinquecento metri quadrati, con gallerie destinate a esposizioni temporanee e permanenti (Scottish Design Galleries). Il tutto risolto, sul piano compositivo, attraverso la realizzazione di due piramidi rovesciate connesse al piano superiore (dove si trovano le gallerie) e separate al piano terra così da formare una sorta di grande arco che incornicia la vista del fiume Tay. Scelta, quest’ultima, che rappresenta un riferimento al Royal Arch costruito nelle vicinanze del museo per dare il benvenuto, in città, alla regina Vittoria e al principe Alberto nel 1844, poi abbattuto per realizzare il ponte che attraversa il Tay. 

«È stato un cantiere durato otto anni, in stretta collaborazione con la società di ingegneria Arup; collaborazione che ha permesso alla mia visione architettonica di trasformarsi in una forma scultorea dinamica, che unisse natura e architettura, l’acqua con la città, nel rispetto degli elementi costruttivi e delle funzioni di un grande museo dedicato al design», commenta lo stesso Kuma.


Tutte le immagini di questo articolo riguardano il V&A Dundee progettato da Kengo Kuma a Dundee (Scozia).

V&A Dundee progettato da Kengo Kuma a Dundee (Scozia).


V&A Dundee progettato da Kengo Kuma a Dundee (Scozia).

Il risultato è di grande impatto paesaggistico; in lontanza, dal fiume, l’architettura del museo, con muri di cemento contenenti duemilacinquecento pannelli in pietra grezza prefabbricati per simulare le pareti rocciose delle scogliere nordorientali scozzesi, appare come una sorta di grande scafo di una nave che dialoga con un antico vascello, ormeggiato accanto: è il veliero RRS 28 Discovery, con cui gli esploratori Scott e Shackleton navigarono nelle regioni antartiche dal 1901 al 1904. 

Alla realizzazione del V&A Dundee hanno partecipato anche l’italiano Maurizio Mucciola, in qualità di Project Architect, oggi a capo del londinese PiM.studio Architects, oltre ad altri architetti, ingegneri e costruttori che hanno collaborato fin dall’inizio a stretto contatto con Kengo Kuma, da sempre orientato a progettare con un atteggiamento pluridisciplinare, attento ai vecchi come ai nuovi materiali, senza mai dimenticare le radici della sua cultura, nella quale la leggerezza (aspetto presente nelle sue architetture) è, prima di tutto, una categoria dello spirito. Nel museo di Dundee un altro protagonista “silenzioso” è Charles Rennie Mackintosh, progettista nel 1907 della bellissima Oak Room, la sala da tè commissionata all’architetto e designer scozzese da miss Cranston per i suoi locali destinati alla ristorazione a Glasgow in Ingram Street. Quando nel 1971 l’edificio che la ospitava fu smantellato, la sala da tè fu smontata e conservata nei depositi delle raccolte museali di Glasgow. I molti pezzi, poi, grazie a un progetto che ha coinvolto i Glasgow Museums, il V&A Dundee, Dundee City Council e un team di specialisti, sono stati restaurati e assemblati nel cuore delle Scottish Design Galleries del neonato museo scozzese, riportando così alla luce l’originale design della “tea room”. 

Per concludere, l’opera di Kengo Kuma rappresenta un modello progettuale che, nel ruolo di “ambasciatore”, rispetta sia la missione del V&A londinese sia il contesto storico e geografico: non sempre questo accade.



La ricostruzione della Oak Room progettata da Charles Rennie Mackintosh nel 1907 nelle Scottish Design Galleries del V&A Dundee.


V&A Dundee

Dundee (Scozia)
orario 10-17, chiuso 25 e 26 dicembre
www.vam.ac.uk/dundee

ART E DOSSIER N. 363
ART E DOSSIER N. 363
MARZO 2019
In questo numero: Expat: artisti senza patria. Anguissola, una cremonese in Sicilia. Cassatt, dalla Pennsylvania a Parigi. Ribera, uno 'Spagnoletto' a Napoli. In mostra: Hokney e Van Gogh ad Amsterdam. Futuruins a Venezia. Hammershoi a Parigi. Boldini a Ferrara. Hollar a Vinci.Direttore: Philippe Daverio