Arte contemporanea


projectroom

Cristina Baldacci

Nell’ambito del programma espositivo Project Room 2019, la Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano propone un ciclo di mostre al femminile dedicate a tre artiste nate negli anni Ottanta e curate dalla coetanea Cloé Perrone, che nei prossimi mesi seguirà anche la personale di Cécile B. Evans al Madre - Museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli. 

Si comincia il 13 marzo con l’inaugurazione di Mirror Cookie, la video installazione dell’americano-qatariana Sophia Al-Maria (1983), che è composta da uno schermo alto quanto una persona (centottanta centimetri circa), circondato da una camera degli specchi simile a un “boudoir”. Lo schermo restituisce l’immagine di Bai Ling, star cinese-americana, diventata molto popolare anche su Instagram, che racconta la sua storia al l’interno di quel mondo chiuso e segregazionista che è Hollywood, definito da Al-Maria un «complesso industriale misogino». La testimonianza dell’attrice si articola in una serie di monologhi privi di coerenza - chiamati «cookies » per l’abitudine di Ling di chiudere i suoi post in Internet con questi particolari meccanismi di identificazione -, più volte recitati davanti allo specchio come training di autostima e incoraggiamento. Trovandosi al centro di un ambiente immersivo e riflettente, che moltiplica ossessivamente e vicendevolmente l’immagine di Ling e la propria, lo spettatore si trova non solo faccia a faccia con l’attrice, ma anche pienamente partecipe della sua esperienza. 

Nei suoi lavori Al-Maria affronta il tema del «Gulf Futurism » (futurismo del Golfo), un’espressione che lei stessa ha coniato per descrivere l’isolamento prodotto dall’Islam reazionario e dalle nuove tecnologie nel periodo successivo alla crisi petrolifera del golfo Persico. Si tratta di una condizione, specifica della classe agiata, che lei stessa ha vissuto durante la giovinezza trascorsa in Medio Oriente e che ha poi descritto nell’autobiografia The Girl Who Fell To Earth (2012), contestando una società abbagliata dal consumismo e dalla fede nel presente, che non ha più memoria del passato e, pertanto, neppure consapevolezza del futuro. 

Dopo Al-Maria, sarà la volta della francese Caroline Mesquita (1989) e dell’inglese Rebecca Ackroyd (1987), che analogamente lavorano sperimentando un concetto “espanso” di scultura, che si allarga nello spazio e coinvolge altri linguaggi.


Un ciclo di mostre alla Fondazione Arnaldo Pomodoro dedicate a tre giovani artiste internazionali che lavorano con il concetto di scultura espansa


Sophia Al-Maria Mirror Cookie (2018), veduta dell’allestimento della video installazione ad Art Basel Hong Kong.

Project Room 2019

Milano, Fondazione Arnaldo Pomodoro
a cura di Cloé Perrone
Sophia Al-Maria - Project Room #10
dal 13 marzo al 31 maggio
Caroline Mesquita - Project Room #11
dal 18 settembre al 31 ottobre
Rebecca Ackroyd - Project Room #12
4 dicembre 2019 - 31 gennaio 2020
www.fondazionearnaldopomodoro.it

ART E DOSSIER N. 363
ART E DOSSIER N. 363
MARZO 2019
In questo numero: Expat: artisti senza patria. Anguissola, una cremonese in Sicilia. Cassatt, dalla Pennsylvania a Parigi. Ribera, uno 'Spagnoletto' a Napoli. In mostra: Hokney e Van Gogh ad Amsterdam. Futuruins a Venezia. Hammershoi a Parigi. Boldini a Ferrara. Hollar a Vinci.Direttore: Philippe Daverio