CATALOGHI E LIBRI

GENNAIO 2019

LA MISURA DELL’UOMO

Il romanzo storico è un’avventura narrativa ardua, tanto più se si tratta anche di un thriller. Ogni pagina può diventare insidiosa per un autore che voglia essere serio e scrupoloso. In sospeso fra realtà e finzione, il rischio è come minimo di fare come un regista che dà da mangiare salsa di pomodoro a un imperatore romano, o dimentichi l’orologio al polso di Cleopatra. Ben lo sapeva Malvaldi, quando ha accolto la proposta di Giunti, editore per eccellenza di Leonardo, di scrivere un thriller su Leonardo da Vinci. Acclamato autore dei Delitti del BarLume ma anche brillante saggista, senza alcuna spocchia nonostante il successo planetario, per due anni lo scrittore è avanzato coi piedi di piombo. Con la consueta scrittura rapida e ironica, mescolando espressioni colorite di oggi con la lingua parlata di fine Quattrocento, si è addentrato nei meandri di chi si occupa, in varia misura, di Leonardo. Benvenuto nel club. Malvaldi vi entra di diritto, perché con umiltà e pazienza si è documentato e ha chiesto aiuto agli studiosi, muovendosi con ammirevole abilità. Nonostante la postfazione intitolata Un libro pieno di errori, di “errori” non se ne trovano, nel suo thriller ambientato nel 1493 nella Milano di Leonardo e Ludovico il Moro. E se pure ci fossero, passano in secondo piano. La misura dell’uomo non ha la pretesa dell’assoluta fedeltà storica, ma è più fedele di tanta “fuffa” che spesso si legge sul genio di Vinci. Forse Leonardo non era un dandy, come Malvaldi dice, perlomeno nel senso moderno del termine, ma non ha importanza. Vestito color salmone o meno, il suo Leonardo è un uomo reale. Geniale, certo, ma che pure si muove in una città che aveva i suoi problemi: traffico (sì, c’era anche allora), cattivi odori, rifiuti (oggi non è cambiato molto), intrighi e imbrogli di chi guida la finanza (niente di mutato pure in questo campo...). Fra i tanti pregi del libro, quello d’immedesimare il lettore in una realtà concreta, non fantasiosa. Non è così facile come sembra. Inoltre, di spronare ad altre letture anche chi di solito di libri ne legge pochi o punti. Alla fine, Malvaldi offre consigli per saperne di più. Divertente, intelligente, istruttivo.

Marco Malvaldi Giunti editore, Firenze 2018 300 pagine, 11 figg. b.n. € 18,50; formato kindle € 9,99

LEONARDO. L’ULTIMA CENA

Vent’anni fa, dopo il lungo, restauro dell’Ultima cena di Leonardo in Santa Maria delle Grazie a Milano, uscì un sontuoso studio di Pietro C. Marani: libro che vinse premi, a buon diritto, grazie anche alla campagna fotografica di Antonio Quattrone, uno dei più talentuosi fotografi d’arte. Sia lo studioso sia il fotografo avevano avuto modo di osservare nei suoi infinitesimali dettagli l’affresco che il paziente restauro di Pinin Brambilla Barcilon aveva riportato a nuova vita, lacune permettendo. Non c’è restauratore come la mitica “Pinin” né storico dell’arte come Marani né fotografo come Quattrone che vantino un incontro così ravvicinato alla pittura sublime ancorché devastata di Leonardo. Gli approfondimenti di Marani sul Cenacolo sono proseguiti e le fotografie di Quattrone restano a futura memoria. Electa ripubblica il libro per il cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo, con un saggio dell’autore sulle novità degli studi di questi ultimi anni.


Pietro C. Marani Electa, Milano 2018 300 pagine, 300 figg. b.n. e colore € 80

LEONARDO DISEGNATO DA HOLLAR

Dedicato al grande leonardista Pedretti, questo è il primo volume - ci auguriamo - di una lunga serie sotto l’egida della Fondazione Rossana & Carlo Pedretti. La sede della fondazione, nel pieno centro di Vinci (Firenze), è stata inaugurata nel dicembre scorso con una mostra (fino al 5 maggio) che è un piccolo gioiello. Tema centrale della rassegna e del libro (impeccabile anche nella veste editoriale alla quale Pedretti teneva molto), sono trentuno incisioni secentesche dai famosi disegni di caricatura di Leonardo. Le aveva realizzate l’incisore boemo Wenceslaus Hollar, attivo in Inghilterra, dove morì a sessantasette anni, nel 1677. Il suo nome si lega, fra le altre cose, a quello del formidabile collezionista Thomas Howard, noto come il XXI conte di Arundel, primo proprietario dei disegni del codice leonardesco Arundel della British Library di Londra e di altri fogli del maestro toscano conservati alla Royal Library. Hollar conobbe il conte nel 1636 a Colonia, e per lui aveva in progetto una monumentale serie d’incisioni rimasta interrotta con la guerra dei Cent’anni e la morte di Arundel nel 1646. Il libro rende conto della storia delle incisioni, e di molto altro. In primo luogo è impreziosito da un saggio di Pedretti sulla Bellezza secondo Leonardo (dal primo volume dei Cento disegni più belli di Leonardo, Giunti 2012), e da quelli della curatrice, Annalisa Perissa Torrini, sui «moti mentali» di Leonardo, oltreché delle infaticabili assistenti di Pedretti, Sara Taglialagamba e Margherita Melani, e di Roberta Barsanti. D’eccezionale interesse il saggio di Michael W. Kwakkelstein, che segna una nuova tappa negli studi sui visi deformati di Leonardo: diverse sue caricature, a suo parere, volevano enfatizzare «il lato grossolano e bestiale della natura umana», vendicandosi, con ironia, di chi non lo apprezzava, e soprattutto degli uomini di lettere (quale lui non era). Così scriveva: «Se’l Petrarca amò sì forte il lauro, fu perch’egli è buon fralla salsiccia e tordo; io non posso di lor ciancie far tesauro», come dire che se il poeta laureato amò l’alloro, è perché sta tanto bene fra salsiccia e tordo (classico spiedino toscano). Vegetariano omeno, Leonardo non ha mai difettato d’ironia oltre che di infiniti altri pregi.


a cura di Annalisa Perissa Torrini Fondazione Rossana & Carlo Pedretti/Cb Edizioni, Vinci 2018 228 pagine, 200 ill. colore € 34

I CONOSCITORI TEDESCHI TRA OTTO E NOVECENTO

Nel 2013 un convegno al Kunsthistorisches Institut di Firenze fu dedicato a due storici dell’arte coetanei, scomparsi precocemente nel 2011: Miklós Boskovits e Luciano Bellosi, che nelle stanze della meravigliosa biblioteca fiorentina erano di casa quasi quanto nelle aule dell’università dove chi ha seguito le loro lezioni non può dimenticarli. Il convegno del quale questi sono gli atti aveva come tema il contributo ai progressi della storia dell’arte da parte dei “conoscitori” tedeschi, nel corso di due secoli. La definizione di conoscitore, come spiega da par suo Mina Gregori nel saggio di apertura, risale al Seicento, e a lungo ha coinciso con la figura del «professore» o del «dilettante ingegnoso», come diceva Filippo Baldinucci. O, ancora, dell’uomo «perito», come spiegò Giulio Mancini: uno studioso che potesse giudicare la pittura anche se non era artista lui stesso. Quest’arte, o disciplina, che in termine anglosassone si definisce «connoisseurship», si avvale da sempre d’infiniti strumenti di studio e conoscenza, appunto. Intrecciata in modo spesso inestricabile con altre discipline, è stata un vanto di decine di studiosi tedeschi: da Von Rumohr (1785- 1843) a Bode (1845-1929), da Waagen (1794-1868) a Frey (1857-1917), da Friedländer (1867-1958) a Oertel (1907- 1981) e molti altri, fino a Ulrich Middeldorf (1901-1983), l’unico che abbiamo avuto il privilegio di vedere allo studio nella fototeca (allora diretta da Irene Hueck), del “Kunst”, com’è affettuosamente chiamato da chi frequenta l’istituto germanico. Non c’è storico dell’arte, neppure di quelli delle più giovani generazioni, che non abbia studiato almeno una volta qualche saggio o libro dei “conoscitori” tedeschi sopracitati. Gli scritti raccolti in questo volume li rievocano con ricerche per la maggior parte inedite, e fanno il punto su aspetti diversi, saggiamente ripartiti in varie sezioni che ci parlano di collezionismo, di studio attraverso la fotografia, della riscoperta di artisti e temi fino ad allora bistrattati, d’intrecci con altre scuole e di dati biografici poco noti. Con un’eccellente documentazione iconografica.


a cura di Francesco Caglioti, Andrea De Marchi, Alessandro Nova Officina Libraria, Milano 2018 64 tavole b.n., 32 colore € 39

ART E DOSSIER N. 362
ART E DOSSIER N. 362
FEBBRAIO 2019
In questo numero: Zerocalcare L'anima antagonista di una generazione in mostra a Roma. Avanguardie inattese. Astrattismo rinascimentale. Finestre surrealiste. In mostra : Picasso a Basilea; Bonnard a Londra; I kimono a Gorizia; Van Dyck a Torino; Rinascimento ticinese.Direttore: Philippe Daverio