Anche Benozzo Gozzoli, nella Madonna col Bambino e angeli (Madonna dell’umiltà) (1449-1450 circa), ora all’Accademia Carrara a Bergamo, immagina che il concerto degli angeli in onore di Maria e di Gesù Bambino avvenga nella dimensione astratta di una superficie multicolore a macchie sfumate. Le figure paiono sospese in uno spazio informale. Qui l’astrazione è intesa come idealizzazione, come tentativo di evocare stati ideali o di proiettare la mente lontano dal mondo, nella visione spirituale. L’esperienza astratta pittorica di stampo informale è da immaginare come una realtà «altra», diversa da quella dell’esperienza quotidiana. Questa propensione all’approccio astratto è un ulteriore modo di vedere il mondo. Già nell’epoca preistorica e dalle popolazioni primitive è stata considerata una «seconda vista», una necessità interiore(2).
Se si ruotasse di novanta gradi verso destra una delle specchiature decorative all’interno dell’alcova del duca Federico da Montefeltro del Palazzo ducale di Urbino, oggi Galleria nazionale delle Marche, e si esponesse isolata rispetto al suo contesto, la maggior parte dei visitatori penserebbe di esser di fronte a un’opera di Jackson Pollock, l’ideatore dell’Action Painting. Invece è stata realizzata attorno al 1459- 1460 da Fra Carnevale (o da un suo allievo), che ha lasciato libera la sua immaginazione informale. Le gocciolature dinamiche all’interno della specchiatura decorativa hanno molti tratti in comune con la tecnica del “dripping”. L’intento era legato all’imitazione di specchiature marmoree? Ma in natura esistono pietre con così tanti colori raggruppati? Quindi l’intenzione era puramente visionaria e psichedelica, nel senso di viaggio immaginativo in una dimensione astratta e informale? Nelle specchiature dell’alcova, sia all’interno sia all’esterno, vi sono declinazioni diverse di una stessa modalità espressiva non figurativa.
Attorno al 1675, Jan Vermeer dipinge Donna seduta al virginale, ora alla National Gallery di Londra. Il fianco del virginale mostra una decorazione astratta, a macchie non uniformi: macchie bianche e cerulee su sfondo beige. Mentre le gambe e il fianco inferiore dello strumento musicale sono anch’essi a decorazione astratta, ma a imitazione di certi marmi neri con macchie e venature grigio-bianche. Isolato solo il particolare della decorazione a macchie, tornano ancora alla mente opere informali. Per esempio vi sono consonanze cromatiche con Libano (1990) di Toti Scialoja. Il quadro astratto involontario posto all’interno di un’opera figurativa del Seicento induce per gioco a fare salti atemporali, insinuando la possibilità di riscritture anche e soprattutto alla luce delle soluzioni formali e concettuali avvenute in un periodo storico posteriore.
Il fianco del virginale nella tela di Vermeer
mostra consonanze con opere informali
Queste dilatazioni del tempo e dello spazio, care alle più recenti scoperte della scienza, inducono alla tentazione di riscrivere pagine della storia dell’arte anche in virtù delle teorie quantistiche del tempo. Un atto involontario può essere considerato precorritore o una preveggenza? L’intento di imitare macchie nelle superfici lapidee dei costruttori di virginali e l’atto di Vermeer che li riproduce nel suo quadro possono essere letti come inconsapevoli gesti pittorici di stampo informale? Se i dettagli di brani astratto-informali contenuti in opere realizzate prima del Novecento non hanno avuto conseguenze nella storia dell’arte ha senso il viaggio a ritroso per segnalare la loro ipotetica possibilità di essere considerate sintomi di inconsce considerazioni protoinformali? Probabilmente ha senso solo come “divertissement” o come suggestione letteraria. Certo è che guardando da vicino la
Merlettaia (1669-1671) di Vermeer, ora al Louvre, e astraendosi dalla rappresentazione figurativa, il dettaglio in primo piano del filo rosso che fuoriesce dal contenitore (o da un cuscino da ricamo) e scende sul tappeto che copre il tavolo è un brano strepitoso, da assaporare assieme a tutto il resto dell’opera, con una dilatazione sublime del tempo. Il dettaglio è reso dal pittore di Delft con pennellate fluide e veloci, che precorrono i gesti e le modalità di molti pittori dell’espressionismo astratto americano.
(1) Si veda come precedente del pavimento astratto: Beato Angelico, Annunciazione della pala di Montecarlo (1432circa), San Giovanni Valdarno (Arezzo),Museo di Santa Maria delle Grazie.
(2) Lo storico dell’arte tedesco Wilhelm Worringer, in Astrazione e empatia(1908), lascia intendere che gli uomini primitivi percepivano la natura come un caos ostile, e che volendo approdare a una tranquillità interiore si rivolgevano all’astrazione per alleviare gli shock provocati dal caos del mondo. La seconda vista deriva da un sentimento di inquietudine causato dalla realtà stessa.L’artista, perso e indifeso di fronte alla crudeltà della natura, cerca di astrarre per preservare la stabilità delle forme.