Finestre sull'Arte


Sacro teatro
policromo

di Federico D. Giannini

Mai prima d’ora la scultura lignea di Anton Maria Maragliano (Genova, 1664-1739) era stata oggetto d’una mostra monografica: la si è organizzata, a partire dall’autunno dello scorso anno, negli ambienti del teatro del Falcone di Palazzo reale a Genova, con la curatela di Daniele Sanguineti e la direzione di Luca Leoncini. Recente è l’attenzione che il pubblico ha cominciato a rivolgere alla scultura lignea policroma, considerata per lungo tempo una sorta di “sorella minore” della scultura in marmo: la rassegna su Maragliano, che della scultura in legno fu il massimo interprete in Liguria negli anni a cavallo tra Sei e Settecento (tanto che, ricorda Luca Leoncini, in passato gli sono state attribuite persino opere ottocentesche e anche più tarde), arricchisce gli studi sulla materia con un progetto d’altissimo livello. L’esposizione s’apre con una contestualizzazione storica: le opere di Giovanni Battista Bissoni, Marco Antonio Poggio, Giovanni Andrea Torre e Giuseppe Maria Arata creano un breve quadro della scultura lignea precedende mostrando come quest’arte vantasse in Liguria una solida tradizione. Ci s’addentra dunque entro i tempi e i luoghi della formazione dell’artista e s’apprende di come il suo orgoglio fosse già in giovane età tale da portarlo a rifiutarsi d’iscriversi alla corporazione dei “bancalari” (i falegnami), alla quale gli scultori del legno erano tenuti ad affiliarsi: Maragliano riteneva che la sua fosse l’arte più nobile, e non voleva fosse equiparata all’attività dei costruttori di mobilia e barili. S’ammirano quindi i suoi primi gruppi documentati (il San Michele e il San Sebastiano per le confraternite di Celle Ligure e di Rapallo, scolpiti l’uno nel 1694, l’altro nel 1700) e s’apprezza l’evoluzione del suo linguaggio barocco: un corridoio colmo di crocifissi (che i biografi indicano come sue prime immagini) ci porta alle sale dove si dispiegano i suoi più incredibili capolavori, fino alle fasi estreme della sua carriera.


Bottega di Anton Maria Maragliano, Madonna del rosario (1735), Rapallo, frazione di San Michele di Pagana (Genova), chiesa di San Michele Arcangelo.

Per la prima volta, a Genova, una mostra monografica su Anton Maria Maragliano, il maggior interprete della scultura lignea
tra Sei e Settecento

Gruppi come l’Annunciazione del 1722, il Martirio di santa Caterina del 1735-1736 e la Deposizione del 1720-1725 compongono un immaginifico teatro sacro che fornisce prova evidente della spettacolarità del suo linguaggio. Un linguaggio che si sarebbe espresso ad alti livelli tanto nelle opere destinate alla devozione privata quanto nelle grandi “casse” da processione, nelle Passioni, nei simulacri mariani. La mostra di Palazzo reale, animata da esemplare accuratezza scientifica, forte d’una precisa selezione dell’intera e vastissima produzione maraglianesca, e strutturata secondo una doppia prospettiva cronologica e tematica, riesce così ad approfondire la conoscenza dell’arte di quello scultore che, come scrisse il biografo Carlo Giuseppe Ratti, «per lavorare in legno ha avuto pochi pari a’ tempi nostri».

ART E DOSSIER N. 362
ART E DOSSIER N. 362
FEBBRAIO 2019
In questo numero: Zerocalcare L'anima antagonista di una generazione in mostra a Roma. Avanguardie inattese. Astrattismo rinascimentale. Finestre surrealiste. In mostra : Picasso a Basilea; Bonnard a Londra; I kimono a Gorizia; Van Dyck a Torino; Rinascimento ticinese.Direttore: Philippe Daverio