Grandi mostre. 3 
Arte occidentale e kimono a Gorizia

LA FORMA RESTA,
IL DISEGNO GAMBIA

Il kimono, simbolo della cultura nipponica, rivisitato secondo le più innovative tendenze delle avanguardie europee.Com’è potuto accadere?A questa domanda prova a rispondere la mostra qui descritta
da una delle curatrici.

Raffaella Sgubin

parlare di occidentalismo a proposito di kimono può sembrare una contraddizione in termini, ma se indaghiamo la questione più a fondo la conciliazione dei due opposti parrà non solo possibile, ma addirittura naturale. Ce lo racconta, a Gorizia, la straordinaria collezione di Lydia Manavello.
Intanto cominciamo dal processo di cambiamento che investe il Giappone nella seconda metà dell’Ottocento con la restaurazione Meiji, quando, dopo secoli di isolamento e di forzata apertura al commercio internazionale imposta dagli americani, l’imperatore Mutsuhito imprime al paese un drastico cambiamento sul modello occidentale che investe tutti i settori produttivi, la scuola e l’esercito. In pochi anni il paese del Sol Levante passa dal Medioevo all’età industriale. Contemporaneamente in Europa esplode la passione per l’arte e la cultura nipponica, veicolata dalle xilografie ukiyo-e, che avrà grandi ripercussioni sugli artisti più innovativi dell’epoca a partire dagli impressionisti per arrivare a Van Gogh, Cézanne, Gauguin, Toulouse-Lautrec e agli autori della Secessione viennese.
Il Giappone è invitato alle grandi esposizioni universali nelle maggiori capitali europee e in grandi città americane. In seguito tecnici ed esperti occidentali vengono richiamati in Giappone per insegnare le innovazioni più significative in settori che vanno da quello scientifico-industriale a quello militare.


I kimono qui riprodotti appartengono alla collezione Manavello.
“Haori”, sovrakimono corto informale da donna (terzo decennio del XX secolo), tecnica “katagami” (una sorta di stencil) su fili di ordito.

In pochi anni il vento del rinnovamento soffia prepotentemente sul paese del Sol Levante: nascono grandi agglomerati urbani dove, oltre alle fabbriche, si aprono cinema, caffè e grandi magazzini. Il passaggio alla modernità influisce inevitabilmente anche sull’abbigliamento. Il primo deciso segnale proviene dalla famiglia imperiale, che invita i sudditi a utilizzare abiti di fogge occidentali. Ma il cambiamento non è così facile e immediato per un paese che, anche se ha rapidamente bruciato le tappe del progresso, conserva solide radici nella tradizione.
Gli uomini si lasciano più facilmente convincere dalla modernità, le donne, invece, continuano a indossare il kimono, anche se una parte di loro desidera essere al passo con i tempi. Ma come farlo con un abito come questo che rimane invariato nel tempo in forma e volumi? Utilizzando il tessuto come una superficie pittorica. Così, a partire dai primi anni del Novecento comincia la produzione di kimono informali dai colori vivaci, il cui disegno attinge in parte alla tradizione giapponese attualizzata in forme stilizzate, in parte all’arte contemporanea occidentale e in particolare alle fantasie geometrizzanti delle avanguardie europee. Sono kimono di seta, ma pensati per un uso quotidiano, in cui la lavorazione viene velocizzata dall’importazione di nuove tecnologie tessili e dall’uso di colori di sintesi chimica provenienti dall’Occidente. Altri ancora rinnovano il repertorio ornamentale, ma mantengono le raffinate tecniche di decorazione tradizionali con “katagami”, sorta di stencil, per creare effetti “ikat” (caratterizzati dalla compenetrazione dei colori nei punti di inizio e fine dei disegni). I fattori che contribuiscono al successo di questa tendenza sono lo sviluppo di una nuova classe media, dell’istruzione, le riviste, le cartoline e la cartellonistica che pubblicizzano i nuovi prodotti, ma soprattutto i grandi magazzini che investono molto nell’ideazione e nella vendita dei nuovi tessuti.
È sorprendente vedere come designer, perlopiù anonimi, dipendenti dalle grandi manifatture traggono ispirazione per i nuovi pattern dal repertorio di immagini delle più innovative tendenze di avanguardia occidentali: futurismo, cubismo, espressionismo, astrattismo, fino alla Pop Art. Si tratta comunque di libere citazioni e non di copie perché spesso si combinano elementi di origine giapponese con altri di matrice europea. Per esempio il soggetto del gorgo d’acqua, tipico dell’iconografia giapponese, ripreso in Europa da Klimt e da Sonia Delaunay, lo ritroviamo, portato a scala gigante, in un kimono dallo sfondo fucsia.


Kimono informale da giovane donna (secondo ventennio del XX secolo), tecnica “katagami” su trama prima della tessitura.

Il motivo floreale, altro soggetto tradizionale, nei nuovi tessuti si arricchisce di varietà non autoctone e diventa stilizzato, assumendo a volte colori non naturalistici come nel sovrakimono di seta fucsia con fiori e foglie di camelia nei colori verde, giallo e nero. La forma rotonda del fiore ricorda le rose circolari usate a inizio Novecento da Joseph Olbrich nei tessuti per arredamento, riprese anche da Klimt e dalla Wiener Werkstätte, ma “coltivate” anche dall’Art Déco. La caratteristica rosa Mackintosh, largamente diffusa in Europa fino agli anni Trenta, compare su un altro sovrakimono di seta cangiante giallo senape nei colori bordeaux, rosa e azzurro.
I pattern più sorprendenti sono quelli che sembrano echeggiare direttamente le avanguardie europee. Uno sgargiante kimono di seta a fondo bianco con motivo geometrico in giallo, verde, rosso e rosa basato su teorie di triangoli disposti su piani sfalsati richiama le strutture compositive dinamiche futuriste. Ugualmente a motivi futuristi presenti nell’aeropittura sembrano rimandare altri tessuti come quello di un sovrakimono a eliche di aereo, ingentilite da una cortina di fiocchi di neve, o di un kimono con motivo di combattimento aereo. L’esaltazione della modernità può assumere forme di nave, di richiamo alle Olimpiadi del 1932 o addirittura della rappresentazione dell’alleanza militare che nel 1940 unisce Italia, Germania e Giappone attraverso le bandierine dei tre paesi. Un sorprendente kimono rosso carminio a grandi motivi arabescati blu sembra uscire direttamente da un quadro di Matisse, La stanza rossa o Armonia in rosso, altri nel loro disegno astratto geometrico evocano l’opera pittorica di artisti come Klee, Malevìc, Miró. Non mancano neppure citazioni dell’espressionismo astratto di Jackson Pollock, con una virtuosistica citazione del “dripping”, e della Pop Art di Roy Lichtenstein.


“Han-juban”, sottokimono corto da uomo (quarto decennio del XX secolo); stampa a “katagami”.

“Haori”, sovrakimono corto informale da donna (primo quarto del XX secolo) tecnica “katagami” su trama prima della tessitura, tintura (fondo) e interventi a pennello.


“Haori”, sovrakimono informale da donna (secondo ventennio del XX secolo), tessitura con trama variante, tecnica “shibori” (legatura di gruppi di fili di ordito) e interventi a pennello, “katagami” su ordito prima della tessitura, trama predisposta con interventi a pennello.


“Haori”, sovrakimono informale da donna (anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo) tecnica “shibori” in trama e ordito e tecnica “katagami” su trama prima della tessitura.

Coloro che indossavano questi capi potevano dimostrare di essere perfettamente al passo con i tempi grazie alle decorazioni del proprio abito, ma anche orgogliosi del proprio attaccamento alle tradizioni attraverso la forma del più conservativo degli abiti tradizionali: il kimono.
Come questo abbia potuto avvenire è oggetto di varie ipotesi e la mostra Occidentalismo. Modernità e arte occidentale nei kimono della collezione Manavello al Museo della moda e delle arti applicate di Gorizia rappresenta un primo tentativo per far capire come attrazione per l’Occidente e radicamento nella tradizione abbiano generato dei kimono assolutamente straordinari.Come questo abbia potuto avvenire è oggetto di varie ipotesi e la mostra Occidentalismo. Modernità e arte occidentale nei kimono della collezione Manavello al Museo della moda e delle arti applicate di Gorizia rappresenta un primo tentativo per far capire come attrazione per l’Occidente e radicamento nella tradizione abbiano generato dei kimono assolutamente straordinari.

ART E DOSSIER N. 362
ART E DOSSIER N. 362
FEBBRAIO 2019
In questo numero: Zerocalcare L'anima antagonista di una generazione in mostra a Roma. Avanguardie inattese. Astrattismo rinascimentale. Finestre surrealiste. In mostra : Picasso a Basilea; Bonnard a Londra; I kimono a Gorizia; Van Dyck a Torino; Rinascimento ticinese.Direttore: Philippe Daverio