Camera con vista 


IO E ANNIE
(E ALICE E LA POLAROID)

di Luca Antoccia

Nella vita si sa a volte il caso si fa destino. Può capitare a chiunque ed è capitato a Wim Wenders (e la fotografia fa da catalizzatore) quando nel 1973, semisconosciuto regista con all’attivo tre trascurabili film, ha l’idea giusta ma scopre che il film appena scritto e finanziato è stato già girato (Paper Moon di Peter Bogdanovich). Afflitto, in un bar di New York si prepara a tornare in Germania a fare il pittore «quando una giovane donna alta mi chiese se potesse prendere una sedia. Le dissi che non stavo aspettando nessuno e poteva prenderla tranquillamente.

Dopo un po’ ritornò. Era rimasta colpita che avessi ammesso candidamente che ero solo. Nessuno da quelle parti lo avrebbe fatto... Mentre se ne andava scrisse il suo nome su un pezzo di carta con vicino il numero di telefono». La sconosciuta è Annie Leibovitz e quando la va a trovare in California tutto cambia. Wenders decide di girare il film lo stesso ma cambiando vari aspetti: grazie a quest’incontro e a quello con Sam Fuller il protagonista è ora uno scrittore che il paesaggio americano trasforma in fotografo. Così nasce Alice nelle città. Nel bel libro Polaroid Stories uscito da Jaca Book si trovano questo e altri retroscena della sua carriera, un repertorio di “location” fissate con le polaroid che documentano il ruolo decisivo dei luoghi e quello rabdomantico della fotografia nel suo cinema. Il libro non lascerà poi delusi, nella parte introduttiva e finale, quanti si aspettano da Wenders continue riflessioni sulla visione fotografica con la sua capacità di ritessere una storia dell’immagine dalla polaroid, un “social” ante litteram, al selfie visto come antifotografia.

La fotografia, dice Wenders, è l’essere umano davanti alla realtà che guarda direttamente il mondo, il selfie invece ritrae se stessi insieme a porzioni di mondo che non possono che essere viste attraverso un display. Riemerge cioè il lato “apocalittico” di un regista che, così come aveva stigmatizzato l’avvento dell’elettronica nel cinema e nella fotografia, ne ha poi realizzato esempi oggi visti come classici.

ART E DOSSIER N. 361
ART E DOSSIER N. 361
GENNAIO 2019
In questo numero: La Zingara infelice. Una lettura per la Tempesta di Giorgione. In mostra: Cai Guo-Qiang e Urgessa a Firenze, Renzo Piano a Londra, Gio Ponti a Parigi, Klee a Milano, Lotto nelle Marche. Europa di contrasti. Poveri e girovaghi nell'arte olandese del XVII secolo. Il linguaggio internazionale degli scalpellini medievali.Direttore: Philippe Daverio