Arte contemporanea


incontri sull’arte
in Engadina

Cristina Baldacci

L'Engadina ha una lunga tradizione come luogo di ispirazione per artisti e scrittori. Tra i nomi più celebri ricordiamo Friedrich Nietzsche e Gerhard Richter, che hanno eletto Sils Maria a loro eremo solitario, Giovanni Segantini, che trascorreva le estati sul passo del Maloja e Alberto Giacometti, che tra quelle montagne (in val Bregaglia) ci era addirittura nato. Non stupisce allora che a Saas Fee abbia la sua principale sede anche la European Graduate School, che ogni anno riunisce artisti, teorici e studenti da tutto il mondo, e che a Zuoz si svolga da circa un decennio una serie di incontri sull’arte iniziata da Hans Ulrich Obrist e dalla collezionista ed editrice Cristina Bechtler.


La valle svizzera ospita gli E. A. T., incontri su arte e ambiente che quest’anno girano attorno ai concetti di grazia e gravità.


Gli E.A.T - Engadin Art Talks si tengono una volta l’anno, di solito a fine gennaio, su un tema scelto per indagare le correlazioni tra filosofia, arte e paesaggio naturale e architettonico, con un occhio di particolare riguardo al contesto alpino. Il comitato scientifico che lo propone è composto, ol t re che da Obrist, dai due curatori e direttori museali Daniel Baumann (Kunsthalle di Zurigo) e Bice Curiger (Fondazione Vincent van Gogh di Arles), e da Philip Ursprung, che è professore e preside della facoltà di Architettura del Politecnico di Zurigo.

Attorno a questo gruppo di iniziatori si raduna una comunità intellettuale, che quest’anno è chiamata a riflettere sul modo in cui grazia e gravità - queste le due parole chiave che danno il titolo alla due giorni di dibattito del 26 e 27 gennaio - definiscono la vita nell’era digitale. Alla comunità, che riprende idealmente il modello del circolo della “catena di vetro” (Die Gläserne Kette), coordinato da Bruno Taut nell’inverno del 1919 per ripensare possibili modelli abitativi e sociali per il primo dopoguerra, si aggiungeranno una serie di nuovi relatori. 


Tra gli artisti, spiccano i nomi di Thomas Hirschhorn e Tomás Saraceno, da sempre impegnati in progetti di arte pubblica e partecipativa dalla forte carica utopica. Hirschhorn è conosciuto per i suoi “monumenti” temporanei dedicati a grandi pensatori come Gramsci, Spinoza, Deleuze e Bataille, che costruisce in contesti urbani, quasi sempre problematici o disagiati, per portare l’arte e la filosofia tra la gente comune e renderla a portata di tutti. Saraceno trae spunto da diversi ambiti scientifici (ingegneria, fisica, chimica, aeronautica) per realizzare installazioni visionarie - da biosfere gonfiabili a reti neurali - come prototipi di forme di vita alternativa per immaginare un futuro sostenibile. Insieme a loro ci saranno anche gli artisti Lena Henke, Isabel Nolan, Heji Shin, la coreografa e ballerina Cecilia Bengolea, l’attrice Charlotte Rampling, gli architetti Arno Brandlhuber, Elizabeth Diller, Smiljan Radic, la planetologa Ravit Helled, la stilista Phoebe Philo e il fotografo di moda Juergen Teller.

E.A.T - Engadin Art Talks

Halle am Plazzet, Zuoz
26-27 gennaio
https://engadin-art-talks.ch

ART E DOSSIER N. 361
ART E DOSSIER N. 361
GENNAIO 2019
In questo numero: La Zingara infelice. Una lettura per la Tempesta di Giorgione. In mostra: Cai Guo-Qiang e Urgessa a Firenze, Renzo Piano a Londra, Gio Ponti a Parigi, Klee a Milano, Lotto nelle Marche. Europa di contrasti. Poveri e girovaghi nell'arte olandese del XVII secolo. Il linguaggio internazionale degli scalpellini medievali.Direttore: Philippe Daverio